... ok, ok: era parecchia

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Un paio di giorni dopo, riesco ad andare a parlare con Will. È già partito un gruppo di semidei per recuperare Nico, e anche Iris ne fa parte. Sono leggermente preoccupata, secondo me non è ancora abbastanza esperta. Per questo io, Percy, Vicky e Marc scapperemo dal Campo.
Mi avvicino al figlio di Apollo, seduto nel letto a leggere. I ricci biondi aggrovigliati sono colpiti in pieno da un raggio di sole che entra dalla finestra, quasi Apollo volesse rimarcare che Will è figlio suo, o magari cercare di tranquillizzarlo.
"Will" saluto.
"Ehi" risponde lui, alzando lo sguardo da quello che riconosco come un libro su papà proveniente dalla casa 3.
"E quello?" domando, accennando col mento al volume.
"Oh, niente. Me lo sono fatto portare da Percy, giusto per passare il tempo". Si arrampica un po' sugli specchi. Non mi convince.
"Sì..." lo osservo. Ha smesso di guardarmi negli occhi.
"Sai" mi avvicino di più e mi siedo accanto al letto, "non sei l'unico ad essere preoccupato per Nico. Anche se forse nessuno è preoccupato quanto te".
Lui annuisce. Non ha capito cosa voglio dire...
"Quello che voglio dire  è che io, Percy, Vicky e Marc lasceremo il Campo per andare a New York dai Jackson". Fatto. Will non sarà figlio di Atena, ma non è stupido. Spero che capisca.
Mi fa segno di chiudere le tende attorno al letto. Appena l'ho fatto, mi guarda. 
"Siete impazziti?" chiede.
"Siamo preoccupati" dico. "E andremo. Anche senza sapere nulla. In effetti, non so cosa speravo venendo da te...". Mi volto, e faccio per allontanarmi.
"Vi aiuterò" sussurra. Lo guardo.
"Ci abbiamo messo un'eternità ad arrivare dalla mia famiglia ad Austin. Eravamo così felici...
"Poi io mi sveglio, una mattina, e Nico non c'è. La sua metà del letto era fradicia, e ho trovato del sangue. Ho preso la macchina e sono venuto il più in fretta possibile" racconta.
"Per questo hai chiesto il libro su mio padre a Percy".
"Volevo sapere se avesse mai rapito qualcuno, ma a parte Anfitrite non ho trovato nulla".
"È stata mia sorella. Di nuovo" borbotto, più a me stessa che al figlio di Apollo.
"Che?".
"Bentesicima, la dea delle onde. Credo sia gelosa dei nostri fratelli immortali e di me e Percy, non so perchè. Ricordi quando sono tornata al Campo il mese scorso, no? Percy e Marc mi erano sempre appiccicati perchè lei aveva provato ad uccidermi sin da quando sono arrivata al Campo" spiego.
"Quindi è colpa vostra" mormora. Abbasso lo sguardo, mentre mi lascio affogare nella verità. Ero così in pensiero per Nico che non mi era venuto in mente, ma è così. È colpa nostra.
"Mi dispiace, Will" mormoro, prima di girare i tacchi e tornare di corsa nella 3.

Infilo il bracciale di Marea, poi noto qualcosa di strano. Le borchie ora sono due. Oltre alla solita conchiglia, c'è anche una stella marina. La tocco, e mi compare addosso una corazza decorata, molto leggera ma resistente, di un materiale strano. Riconosco me stessa e Percy sulla spiaggia di Long Island, e Arcobaleno con Tyson che escono dall'acqua. Grazie, fratellone. Trovo un pulsante sul fianco, lo premo e la corazza scompare. Solo allora scorgo un biglietto sul pavimento.

Idea di Tyson. Fate attenzione. Papà

Sorrido, e metto il pezzo di carta nel cassetto del comodino. Percy mi abbraccia da dietro. Da quanto era lì?
"Lo faremo?" chiedo.
"Certo. Ti proteggerò, a costo della mia vita" risponde lui, stringendomi di più. Mi dà un bacio sulla guancia, poi va alla porta, la apre e lancia un'occhiata fuori.
Mi avvicino a lui. Scorgo, nell'oscurità, del movimento davanti alla 13. Vittoria.
"Ehi" sussurra una voce alle mie spalle.
Mi volto.
"Marc" saluta Percy.
"Seguitemi" fa il figlio di Ermes.
Camminiamo lentamente in fila indiana fino alla casa di Ade. Recuperata Vittoria, ci dirigiamo alle stalle dei pegasi.
Capo, mia signora.
Sorrido in direzione di un pegaso nero, e mi avvcino a lui.
"Blackjack" lo saluto, mentre Percy si avvicina a un altro animale.
Poco dopo, ci stiamo allontanando rapidamente dal Campo. Seguo con lo sguardo Percy, che sta cercando di capire da che parte sia Austin.

Mi guardo intorno. È l'alba, siamo in un parco. Improvvisamente, sentiamo delle urla. Mi volto nella direzione da cui arrivano: distinguo un'idra, che proprio in quel momento lancia una fiammata contro qualcosa che le si muove rapidamente davanti...
Stanno venendo verso di noi. Io e Percy evochiamo le spade e corriamo incontro all'idra. Sento i passi di Marc al mio fianco, e vedo Vittoria superarci in sella allo scheletro di un cavallo. Intravedo un fiume, e richiamo dell'acqua, creando una bolla sospesa sulla testa di ciascuno di noi per spegnere il fuoco dell'idra. Ora siamo abbastanza vicini per riconoscere chi sta combattendo l'idra. Scorgo una lunga treccia nera percorsa da ciocche di colori diversi, e vado in quella direzione.
"Iris!" esclamo in direzione della figlia di Iride, fermando una fiammata rivolta a lei con lo scudo che mi ha regalato Marc.
"Che ci fate qui?" esclama lei. La osservo. La treccia, solitamente perfetta, sembra sul punto di sciogliersi. La maglietta del Campo è rovinata, e sotto alla manica sinistra mezza strappata scorgo una fasciatura.
"Vi aiutiamo" rispondo.

Col nostro aiuto, in poco tempo l'idra è di nuovo polvere di mostro. Osservo Percy disperderla a calci, poi sposto lo sguardo sui compagni di Iris: Charlotte, figlia di Ares, ha la mano poggiata sull'elsa della sua spada, e Michael, l'ultimo arrivato dei figli di Apollo, sta cambiando le bende attorno al braccio della figlia di Iride.
"Dovremmo contattare Chirone" fa la figlia del dio della guerra, lanciandoci un'occhiata torva. Iris mi guarda.
"No" dice. "Senza di loro, non ce l'avremmo mai fatta".
"Non sai quello che dici, McDavis" sibila l'altra in risposta. Percy si piazza tra le due, mentre il figlio di Apollo si allontana dalla mia amica.
"Per ora andiamo avanti tutti insieme" dice. Ci incamminiamo verso il fiume.

"L'idra è uscita dall'acqua" spiega Iris. "Era la terza volta che la affrontavamo in tre giorni. I mostri non ci dovrebbero mettere un po' di più a tornare?"
"Sì, infatti. Non mi convince" fa Percy, avvicinandosi alla riva. Mette una mano nell'acqua per un attimo, poi la tira fuori, sorpreso.
"Salata" dice. "L'acqua è salata!" esclama di nuovo, stavolta rivolto a noi.
"Non è possibile" ribatte Vittoria.
"No, non è possibile, a meno che..." la spiegazione mi viene in mente in un attimo. "Percy, allontanati da lì!".
Nel momento in cui finisco di pronunciare queste parole, si alza un muro d'acqua tra noi e mio fratello. Nell'acqua scorgo il riflesso di mia sorella.
"Scappate!" esclama Percy. Gli altri non se lo fanno ripetere, ma io non mi schiodo. Non ci penso neanche a lasciarlo da solo.
"Bene, bene, bene..." fa una voce che purtroppo conosco bene alle mie spalle. Mi volto, ma lei non c'è. Guardo di nuovo Percy. Eccola, dietro a mio fratello.
"Percy!" esclamo. La dea diventa acqua non appena si accorge che l'ho vista.
Percy mi guarda, preoccupato.
"Immagino siate qui per il figlio di Ade" ridacchia Bentesicima, comparendomi davanti.
"Sei stata tu, lo immaginavo" dico. "Ora, se volessi essere così gentile da dirmi dov'è...".
Mi fermo a causa della spada che mia sorella mi ha puntato alla gola. Intravedo con la coda dell'occhio Percy, che prova a raggiungermi.
"Sì, potrei, ma non credo di volerlo" mormora la dea, con tutta calma.
"Bentesicima" saluta una voce maschile alle mie spalle.
"Ma tu guarda un po' chi c'è" fa lei, abbassando la spada. Mi volto.
"Divino Apollo!" esclamiamo io e Percy.
"Perseus Jackson, Laura Mills" saluta il dio. Bentesicima si mette a ridacchiare sotto i baffi, mentre il figlio di Zeus la osserva.
"Carissimo cugino, che ci fai qui?".
"Esaudisco la preghiera di mio figlio, Alghetta".
La dea fulmina il suo interlocutore con lo sguardo, non appena sente il nomignolo.
"Oh, ma tu guarda, credo ci sia qualcuno che ti cerca" dice, indicando alle spalle del dio del sole.
Apollo si volta. Seguendo il suo sguardo, scorgo un ragazzo coi capelli castani, con indosso una tunica greca, che si volta verso di noi e sorride. Il mio divino cugino torna a guardare mia sorella. Lo osservo in viso, stupita. È furioso, e diverse lacrime gli rigano le guance.
Si lancia all'attacco.
"Come... Osi... Usare... La... Sua... Anima??!" sbraita, una parola ad ogni tentativo di colpire l'altra.
Guardo Percy. Gli indico, con un cenno, il fiume. Lui allunga una mano verso di me, attraverso la barriera d'acqua. La afferro, e lui mi tira a sè e mi stringe.
"Il fiume" ribadisco.
Corriamo verso la riva, e ci immergiamo. Percy aveva ragione, l'acqua è salata. E anche sporca. Ci vorrebbe il dollaro di sabbia di papà...
Improvvisamente, scorgo una flebile luce. Nuoto in quella direzione.
Raggiungiamo Nico, privo di sensi in una bolla d'aria vicino al fondale. Delle alghe gli cingono i polsi e le caviglie. Percy le taglia, e nuotiamo rapidamente verso la superficie.
Quando usciamo, Bentesicima è sparita. Apollo è inginocchiato per terra, il volto nascosto tra le mani. Il ragazzo di prima è sparito.
Vedo Iris, coi suoi compagni, Vicky e Marc, dirigersi verso di noi. Michael accelera il passo, riconoscendo il padre, e gli si avvicina. Il dio alza lo sguardo sul figlio. Sposto lo sguardo su Percy, e portiamo Nico a riva. Quando raggiungiamo gli altri, Apollo è di nuovo in piedi, e sta fissando il vuoto. Ai suoi piedi sono nati dei fiori. Il dio abbassa lo sguardo su questi ultimi, e sorride. Un sorriso triste. Si china, e ne raccoglie uno.
"Giacinto..." sussurra. Capisco la sua reazione, ora. Un vento leggero si alza per un momento da ovest, e Apollo lascia andare il fiore, che vola via.
"Grazie" fa Percy, avvicinandosi con Nico, ancora svenuto, in spalla.
"Non devi ringraziare me, Jackson, ma mio figlio Will" risponde il dio. Poi lancia un'occhiata distratta al figlio di Ade. "Si riprenderà a minuti. Aspettate a muovervi" dice, accennando a lui col mento.
Percy sdraia Nico sul prato, mentre il dio sparisce. Vittoria si siede nell'erba e prende la mano del fratello, che effettivamente si sveglia poco dopo.
Al Campo...
"Nico!" esclama Will, correndo verso di noi su per la collina. Il figlio di Ade accelera il passo, andando incontro all'altro. Quando si raggiungono, si abbracciano e si baciano. Scorgo Jason pronto a scattare foto a raffica, ma gli faccio cenno di no con la testa. Scendo lungo la collina e gli sequestro (momentaneamente) la GoPro.
"Oggi no" dico, lanciando un'occhiata ai due. Oggi no.

E anche questa dose di ansia è terminata. Non chiedetemi il perchè del momento Apokinthos, ci stava e ce l'ho messo.
E niente, me ne vado.
👋🏻👋🏻

Io al Campo MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora