Ok, forse non voglio uccidere, ma soltanto mutilare o ferire gravemente

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Ok, forse non voglio uccidere, ma soltanto mutilare o ferire gravemente

“La mocciosetta con la quale hai pensato bene di divertirti è MIA FIGLIA!!” sbraita papà, adirato.
“Quante storie per un taglietto, padre” borbotta una voce femminile alle mie spalle.
“Bentesicima” mormora papà. “Mi spieghi che cosa sta succedendo?”.
“Volevo solo vedere se saresti corso in aiuto della mortale come facevi con mia sorella Roda e con Tritone” dice la dea, uscendo dall’acqua accanto a me.
“Tu avresti detto a Eumolpo di divertirsi con mia figlia per questo?!” esclama papà. Si sta arrabbiando, e parecchio.
“Oh, no, Eumolpo era ignaro. Diciamo solo che ho… ritoccato gli eventi per far sì che la piccola venisse qui” spiega la dea.
“Ma... quando è arrivata... ho percepito che la divina Demetra voleva che...” esclama Eumolpo.
“Ma quale divina Demetra! Ti svelo un segreto, fratello: ero sempre io. Demetra non ti ha mai chiesto nulla” la dea avvicina la mano al mio viso, prendendomi il mento tra le mani. Ha una presa ferrea, e la pelle, tirata, mi fa bruciare il taglio sulla guancia. Vedo Percy e Jason prepararsi ad attaccare, e papà stringere di più il Tridente. Capisco che la dea conosceva la mia decisione, probabilmente mi aveva tenuto d’occhio.

Mi alzo a sedere di scatto. Mi guardo attorno, cercando di rallentare i battiti accelerati del mio cuore. Sono nella casa 3, al sicuro. Mi volto verso Percy. È seduto sul suo letto, mi guarda con Vortice in mano. Sorrido, mi alzo e vado da lui, che non appena sono abbastanza vicina mi tira nel suo letto e mi abbraccia.
"Che è successo?" mormora, cullandomi come una bambina.
"Niente, fratellone, sto bene" rispondo, accoccolandomi addosso a lui.
"Si vede" ridacchia, prima di lasciarmi un bacio tra i capelli.
"Ho sognato lei. A Vancouver" dico.
Percy annuisce. "Sì, anch'io. Per quello mi sono svegliato, poi ho visto che eri agitata e sono rimasto ad aspettare che ti svegliassi".
Ci sdraiamo entrambi nel suo letto, e ci riaddormentiamo.

Apro leggermente gli occhi, cercando di capire perché non sono nel mio letto. Vedo Percy, ancora addormentato, e ricordo cosa è successo stanotte.
Mi volto. Dietro di me ci sono Marc e Annabeth.
"Buongiorno" borbotto, sbadigliando.
"Che è successo qui?" chiede la figlia di Atena.
"Niente, ho avuto un incubo e Percy mi ha fatto dormire con lui" rispondo, mettendomi a sedere. Percy, che si ostina a non svegliarsi nonostante un raggio di sole che entra dalla porta aperta gli colpisca in pieno il viso, mi stringe a sè nel sonno.
Annabeth sorride, mentre mi volto verso mio fratello. Lo scuoto leggermente, e lui si sveglia.
"Buongiorno sorellina" fa, ancora mezzo addormentato. Poi si accorge che non siamo soli. "Ciao Annie, Marc".
"Ben svegliato" lo saluta la figlia di Atena. Mi alzo, mentre Percy si mette a sedere. Io e Marc ci allontaniamo.
Poco dopo...
"Ma, Chirone..." prova a dire Percy.
"Percy, la mia risposta è sempre la stessa. So perfettamente che per te seguire le regole è un optional, ma vedi di non lasciare il Campo per la piccola. Anche la mia pazienza ha un limite" lo interrompe il centauro.
"Ma, Chirone, io sono certa che sia colpa di...".
"Motivo in più per non andare. In questa faida di Bentesicima contro di voi abbiamo già rischiato troppo. Non lascerete il Campo. Fine della storia".

"Credi che riusciremo a fargli cambiare idea?" chiedo, giocherellando con la dracma.
"A Chirone? No, non credo" risponde Percy.
Faccio un respiro profondo. Pronuncio la formula e lancio la moneta.
"Laura!" mia madre e Lewis mi osservano.
"Dove sei? Sai qualcosa? L'hai trovata? Piccola, grazie per aver accettato di aiutarci..." mia madre inizia a parlare, ma si ferma quando mi guarda in faccia.
"Chirone non..." provo a dire, ma le parole mi si bloccano in gola. "Chirone non ci lascia partire. Non posso lasciare il Campo".
Mi guardano, immobili, per un momento. Poi mia madre chiude il collegamento.
Inizio a piangere, Percy mi abbraccia. Mi accorgo a malapena del messaggio Iride che manda, e poco dopo arriva Iris. Mio fratello mi lascia con lei, e parte in quarta. Lo richiamo indietro con un filo di voce. 
Torna indietro, mi solleva e mi fa sedere sul letto. Iris, accanto a me, mi abbraccia, e io pian piano mi calmo.

Quella sera, quando mi siedo sul letto con l'intenzione di cercare di dormire, Percy mi si avvicina. Si mette in ginocchio, per terra davanti a me. Mi prende la mano.
"La decisione è tua. Se è quello che vuoi fare, ti aiuterò. Non andrai da sola" si alza, mi dà un bacio sulla fronte e va a coricarsi. Mi stendo anch'io, dandogli le spalle. Percy ha capito subito le mie intenzioni, ma non posso tirarmelo dietro. Lui crede che io non abbia visto la scatolina che si ostina a nascondere, e che non mi immagini cosa c'è dentro. Crede che io non lo senta, nei momenti di noia, mentre prepara la proposta per Annabeth chiuso in bagno. Crede che non sappia che è quello che vuole, sposare la figlia di Atena e andare a vivere con lei nell'appartamento di fronte a quello dove andremo io e Marc a suo tempo, a Nuova Roma. O crede semplicemente che io sappia tutto, e che me lo porterei dietro comunque.
Mentre penso a tutte queste cose, un ricordo mi piomba addosso come una secchiata di acqua gelida: l'espressione di Percy quando mi ha trovata a Vancouver. L'ultima volta che me ne sono andata di nascosto era terrorizzato, ma se anche gli spiegassi le mie ragioni insisterebbe per venire con me...

"O Iride, dea dell'Arcobaleno, accetta la mia offerta: mostrami Elizabeth Mills".
Guardo mia madre. Ha gli occhi fissi sullo schermo del computer, i capelli neri perfettamente pettinati nonostante sia domenica mattina e abbia ancora addosso il pigiama.
Sposta lo sguardo, e mi vede.
"Non chiudere, ti prego" dico. Lei chiude il portatile e mi guarda.
"Ho... bisogno di aiuto. Per lasciare il Campo" dico. Spero che il piano funzioni.
Annuisce. "Ti ascolto".
"Dovresti... dovreste contattare Chirone. Ditegli che volete che io venga da voi in Florida, inventatevi una scusa, qualcosa di simile. Vedete voi. In questo modo dovrei essere autorizzata ad uscire, e Argo mi porterebbe fin dove io volessi. Mi farò lasciare a New York e mi metterò a cercare, ma mi dovrete coprire. Vi terrò comunque aggiornati" spiego.
"È sicuro che funzioni?" chiede.
"No, ma non mi è venuto in mente altro" rispondo.
Mia madre mi guarda. Poi abbassa gli occhi. Guarda qualcosa che ha sul tavolo, accanto al computer.
"Va bene" dice.
Chiudo il contatto, e tiro un sospiro di sollievo.
"Hai trovato il modo per partire da sola" constata una voce alle mie spalle. Mi volto, e fisso lo sguardo negli occhi di mio fratello. Annuisco.
"Non posso tirarmi dietro qualcun altro" dico, e faccio per uscire. Percy mi afferra per un braccio.
"Percy" dico, cercando di scrollarmelo di dosso. Lui stringe la presa. "Percy...".
Troppo stretta. Sento le lacrime di dolore tentare di affiorare.
"Percy, mi fai male!" esclamo, la voce rotta. Lui mi lascia andare immediatamente, e prova ad abbracciarmi. Non lo degno di uno sguardo, corro fuori dalla porta e verso il lago. Mi tuffo e raggiungo il fondo.

Esco solo perché scorgo la faccia di Chirone. Non ascolto davvero il centauro, che mi informa che i miei vogliono avermi vicina, e che tornerò in Florida per un po'. Vado nella casa 3, e inizio a riempire lo zaino. Percy non c'è.
Raggiungo Argo sulla Collina, e salgo sul pulmino. Gli chiedo di lasciarmi alla fermata degli autobus.
Quando scendo, rimango a guardarlo allontanarsi. Mi sistemo lo zaino in spalla, controllo di avere Marea al polso, mi guardo intorno. Eccomi qui, penso. Sola, nel mondo mortale, con la possibilità di incontrare dei mostri dietro ogni angolo. Ecco perché non si parte per le imprese uno alla volta. Rabbrividisco leggermente. Faccio un respiro profondo e mi incammino.

Io al Campo MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora