Vago nelle tenebre del Labirinto infinito

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Raggiungiamo il Pugno di Zeus in completo silenzio. Giro attorno al cumulo di massi, passando la mano su un'incisione: i nomi dei caduti della battaglia del Labirinto, primo fra tutti Castore, figlio di Dioniso. Finalmente, trovo la fessura. Ci entriamo, e cadiamo in un tunnel buio.
"Il labirinto" dico, mentre Leo evoca due palle di fuoco nelle mani per farci luce.
"Qui ci sono delle torce" dice Reyna.
"Ci sono anche andando avanti" dico, spingendo lo sguardo nel buio. "Potremmo accenderle man mano che le troviamo, in modo da avere una traccia".
Andiamo avanti così per non so quanto, poi, all'improvviso...
"Non dovreste essere qui" dice una voce.
Tocco la borchia del mio bracciale, e protendo in avanti Marea.
"Cugina, rilassati" continua la voce, e dall'ombra emerge una mano, l'indice si appoggia sulla punta della mia spada e la spinge giù.
Non rialzo la spada, ma non la metto via.
Un uomo si fa avanti, capelli neri e uno sguardo attento che cela furbizia.
"Divino Ermes!" esclama Leo dietro di me.
"Nipote" saluta il dio. "State sbagliando strada".
"Cosa?" esclama Reyna, che sta chiaramente perdendo la pazienza.
"Dovete andare in quella direzione" spiega mio cugino, indicando una parete dove, mezzo secondo dopo, si apre un corridoio.
Riporto lo sguardo davanti a me per ringraziare il messaggero degli dei, ma lui è sparito.
Poco dopo...
Bark
Un suono ci mette in allarme. Ci guardiamo intorno, i nervi a fior di pelle.
Poi, Reyna urla: "CORRETEEE!".
Segugi infernali. A decine, dietro di noi.
Corriamo. Corriamo come se non ci fosse un domani. I latrati dei segugi infernali, dietro di noi, sono sempre più forti. All'improvviso, una di loro ci è accanto. Ma è diversa. Scorgo al suo collo un collare, poi Leo ci fa cenno di montarle in groppa. Un viaggio ombra, e ci ritroviamo in una stanza piena di progetti. La Signora O'Leary mugola, e ci fa scendere.
Non riesco a parlare. Questo l'ho sognato.
"Il laboratorio di Dedalo" dico. "La Signora O'Leary era il suo... animale domestico".
"Una scelta curiosa" dice Reyna. "Comunque, se c'è un posto dove possiamo trovare il Filo di Arianna è questo".
Iniziamo a cercare, ognuno in una zona diversa.
"Trovato" dice Leo ad un certo punto.
Raggiungiamo la Signora O'Leary, che ci fa salire sulla sua groppa e fa un viaggio ombra.
Ci ritroviamo su una nave, in mezzo al mare, con un segugio infernale esausto.
"Brava bella" le dico, accarezzandola sul muso.
"Siamo in mezzo all'Oceano" dico poi, rivolta agli altri.
"Ma questa nave...?" fa per chiedere Leo.
Mi avvicino al parapetto, e mi butto in acqua. Quando vedo il nome sulla fiancata, mi scende un mezzo infarto. Comando all'acqua di riportarmi a bordo, e Reyna e Leo mi si avvicinano.
"Questa... è la Regina Andromeda" dico, senza fiato.
"Intendi dire la nave che usava Crono durante la Seconda Guerra dei Titani? Ma non era distrutta?" domanda Leo.
"Tu non credi nel potere degli dei, Leo Valdez" dice una voce alle mie spalle. Peccato che io sia appoggiata al parapetto, e che dietro di me ci sia solo l'Oceano.
"Padre?" chiedo senza voltarmi.
"Sono fiero di te, Laura" mi risponde mio padre, mentre mi volto.
"Sei stato tu a fornirci la nave, vero?" chiedo.
"Già. Ho scelto la Regina Andromeda per legare la tua impresa a quella di Percy" mi risponde, per poi sparire.
Mi reco al timone, mentre Leo non si è ancora mosso da quando papà se n'è andato. Beckendorf è morto per permettere la distruzione della nave, e ora è di nuovo integra.
La mattina seguente...
"Laura!" sento una voce che mi chiama. Sono all'estremo della prua della nave, a guardare il mare immediatamente sotto di me. Alzo di poco lo sguardo, e vedo Percy tra le onde, e dietro di lui Long Island.
"Percy!" esclamo, scavalcando il parapetto e buttandomi in mare per raggiungerlo.
"Com'è possibile che questa nave..." fa per dire Percy, una volta che l'ho tirato a bordo.
"Papà ha pensato di creare un legame tra le nostre imprese" gli spiego, poco convinta della spiegazione che mi ha dato papà.
"Strano" dice. "Non è da lui".
"È quello che ho pensato anch'io" gli dico.
"Percy!" esclamano Reyna e Leo raggiungendoci.
"Eri in ansia, fratellone?" gli chiedo.
"Ovvio. La prima impresa della mia sorellina nel rinato Labirinto e secondo te non muoio dall'ansia?" risponde lui, prima che la Signora O'Leary lo travolga.
Una volta arrivati al Campo...
"L'avete trovato?" ci domanda Chirone appena arriviamo.
Annuisco, mentre Leo tira fuori il gomitolo dalla cintura degli attrezzi.
"Congratulazioni per la conclusione dell'impresa, ma temo che sia tardi" dice Chirone, con aria grave. Io corro su per la Collina, e raggiungo il pino. Il Vello è diventato opaco, come una malattia che si diffondesse a partire dallo strappo. Leo mi raggiunge col filo, e io vedo un cuscinetto con un ago, messo lì probabilmente per essere pronti a ripararlo.
Prendo l'ago e il filo e mi metto a ricucire lo strappo. Quando ho finito, i punti sono tutti disuguali, eppure il Vello ritorna lucente. Il Campo è salvo.
Quella sera, a cena, mi accolgono come un'eroina. Leo mi si avvicina e mi sussurra: "Te l'avevo detto che ti saresti fatta un nome".
E io sorrido tra me e me, ma non riesco ad evitare di pensare al comportamento di papà. E se non fosse stato lui a sistemare la nave, ma qualcun altro? Qualcuno che ha cattive intenzioni?

Ce l'ho fattaaaaaaaaa!
Allora, voi non potete capire la condizione in cui mi trovo adesso. Praticamente ho le canzoni del musical del Ladro di Fulmini perennemente nelle orecchie e sono tipo troppo contenta di averle potute scaricare.
E niente, questa cosa probabilmente non interessava a nessuno ma vab.
Ok, mi dileguo.
*fischia*
*arriva la Signora O'Leary random*
Ciao!
*sparisce*

Io al Campo MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora