L'alba fece capolino dietro le montagne, gettando fasci di luce tra la nebbiolina che nascondeva il piazzale. Tutti dormivano ancora e la caserma era immersa nel silenzio. Si sentiva solo l'eco lontano delle grida per il cambio della guardia. Yael appoggiò lo zaino con i vestiti e gli spartiti musicali davanti al pinnacolo dell'alzabandiera, mentre il militare che lo scortava sbadigliò e si accese una sigaretta. Il rombo di un vecchio motore diesel echeggiò tra i dormitori come un tuono, annunciando l'arrivo della camionetta. Il tenente Möller scese le scale degli alloggi riservati agli ufficiali, seguito dal suo attendente, che trascinava le sue pesanti valigie come un somaro. Il rastrellamento degli ebrei nella provincia aveva raggiunto una quota soddisfacente e i nazisti non avevano più interesse a mantenervi una presenza forte, perciò la SS era stata spostata di stanza al quartier generale di Bologna. Forse, temendo di non ritrovare più un musicista all'altezza del suo raffinato palato estetico, l'ufficiale dei nazisti aveva obbligato il colonnello ad autorizzare anche il trasferimento del pianista ebreo, convincendolo ad assegnare il suo protetto alla banda musicale alloggiata presso il comando romagnolo. Yael si sentiva una specie di giocattolo nelle mani di una prima donna isterica, vivendo con apprensione il fatto che ora la sua sopravvivenza fosse legata in modo inversamente proporzionale al numero di stecche delle sue esecuzioni. Sperava, rimanendo nelle grazie del tenente, di avere presto notizie dei suoi genitori, o di poter rintracciare Mara. Con una rapida occhiata, il tenente si accertò che il suo favorito fosse lì, in mezzo ai bagagli, poi salì sulla camionetta senza rivolgere parola a nessuno: il pianista ebbe ancora di più la netta sensazione di essere considerato solo come una specie di carillon a grandezza umana, affascinante fino a che l'ingranaggio non s'inceppava. Il militare gli fece cenno di salire dietro, sotto il telone mimetico e si sedette su una panca dentro il cassone. Appoggiò la testa alla lamiera arrugginita con l'intenzione di recuperare un po' di sonno, ma il giovane soldato che lo guardava a vista sembrava contrario all'idea di lasciarlo riposare e continuava a chiacchierare, raccontandogli la cronaca dettagliata di tutte le prostitute con cui era stato da quando si era arruolato. Il motore si accese con dei pigri rantolii, per poi salire a pieno regime con un urlo come se stessero sgozzando un maiale. Yael sentì il tenente Möller gridare qualcosa in tedesco. «Quello stronzo ha sempre da lamentarsi» commentò la sua scorta, interrompendo il fedele resoconto di un rapporto orale. Poi, una portiera della cabina si aprì: il maresciallo scese e andò a sedersi con loro di dietro, con un'espressione così carica di rabbia in viso che tolse a tutti ogni curiosità di fare domande. «Ha detto che non può condividere la cabina con un semplice sottoufficiale» si lamentò il maresciallo, mentre la camionetta ripartiva «avrei una gran voglia di accoltellarlo e abbandonare il suo cadavere in un fosso.» Mentre la camionetta viaggiava sulla strada sterrata, l'alba sorse sopra il bosco, illuminando con i suoi fiochi raggi la loro corsa in mezzo alla campagna. Guardando il paesaggio scorrere fuori dal cassone, Yael respirò gli odori della mattinata: il profumo dei gelsi a quell'ora era inebriante, peccato che ogni tanto il tubo di scarico lo coprisse con il suo puzzo di gasolio. Il giovane ebreo cercò di ignorare la voce della sua scorta che continuava a parlare e chiuse gli occhi per riposare, ma non fece in tempo a rilassarsi. La camionetta frenò bruscamente e il contraccolpo li fece ruzzolare tutti sul pavimento del cassone. Yael sentì il soldato alla guida che urlava e si aggrappò alla panca per non cadere mentre la camionetta, sbandando sul fango, arrestava la sua corsa vicino a una macchia di boscaglia. Il maresciallo si sporse fuori dal telo mimetico per controllare che cosa fosse successo e vide un loro commilitone che giaceva sdraiato senza sensi, proprio in mezzo alla mulattiera. L'autista scese dalla cabina e si avvicinò al camerata svenuto. Gli appoggiò una mano sulla giugulare e si accorse che respirava ancora. Chiese aiuto al maresciallo, che scese dalla camionetta e, insieme, cercarono di sollevarlo. L'ebreo si avvicinò al finestrino della cabina e vide che il tenente Möller era immerso nella lettura, del tutto indifferente a quanto stava succedendo fuori in strada. Sbirciò all'interno del vetro, ma riuscì solo a leggere il nome dell'autore del libro che il tenente stava leggendo. La scoperta fu sufficiente, però, a gelargli il sangue nelle vene: si trattava del libro di liriche di Novalis, lo stesso poeta per le cui rime anche lui era rimasto sveglio a leggere tante notti. Improvvisamente, echeggiò l'eco di un secco colpo di revolver. Spaventati, gli uccelli si alzarono in volo dagli alberi; il maresciallo cadde sull'erba con il viso deformato da una smorfia di dolore, tenendosi le mani al petto sanguinante. Il soldato che era sdraiato tra la stoppia della stradina saltò in piedi e, tirando con la sua Beretta contro l'autista, scappò verso la boscaglia. I finestrini della cabina esplosero sotto una raffica di colpi: pezzi di vetro, brandelli di carne e stoffa volarono da tutte le parti fino a che l'assordante rumore dei mitra non si zittì. La copertina degli "Inni alla notte" cadde svolazzando nel fango mentre il tenente Möller si accasciò, strisciando il viso insanguinato contro il finestrino. Il militare di scorta cercò di sparare contro il traditore che si era finto svenuto ma, appena si sporse dal telo mimetico per prendere la mira, fu centrato dal proiettile di un cecchino nascosto tra le fronde e crollò sull'erba, sbattendo la testa contro la lamiera della carrozzeria. Yael contemplò il suo elmo ornato dal fascio littorio che rotolava lontano, mentre si sentiva incapace di scappare o anche solo di accovacciarsi. Chiuse gli occhi, terrorizzato, attendendo che un'ultima raffica facesse calare il sipario su quella patetica farsa che era stata la sua vita.
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I silenzi del pianoforte
Historical Fiction[COMPLETA] 1943. Stefano e Yael sono due adolescenti, diversi tra loro, ma accomunati dall'amore per la stessa giovane ragazza, Mara, una studentessa della borghesia bene della città. Yael è un giovane ebreo, uno studente di pianoforte che vive imme...