• Capitolo 11

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"Non sei una persona facile con cui stare e forse è proprio questo il bello."

A volte le sembrava come se fosse tutto prestabilito, come se niente e nessuno potesse cambiare ciò che poteva effettivamente essere cambiato.
Dopo la sua affermazione, si erano tutti ritrovati inevitabilmente a ricoprire dei ruoli.
Jolanda e Marta erano state incaricate di preparare gli abiti per il gala, stessi abiti che Lorenzo e Kyle dovettero andare a comprare da una speciale persona, che di sicuro non li avrebbe messi nei guai.
Taehyung e Madeleine si erano presentati nel luogo del gala per studiarlo, ma anche per riuscire a scoprire qualcosa sul conto di Lee.
Filippo e Cheryl, invece, stavano cercando l'unica persona che avrebbe procurato loro delle armi efficienti per la loro "missione".
Si ritrovarono, di conseguenza, in un posto sperduto di Chicago, stesso posto che aveva indicato Lori sul suo monitor.
« Siamo nel posto giusto? »
Chiese Cheryl, dietro la sua maschera e con la pistola stretta in pugno.
« Lo spero. »
Affermò Filippo, per poi darle un colpetto alla mano in modo tale che lo seguisse.
La casa che avevano davanti sembrava abbandonata al nulla: le tavole di legno che coprivano quasi interamente le finestre sembravano quasi dei punti di sutura per non far vedere nulla di quello che era il corpo interiore della casa.
L'erba incolta dava l'idea che lì in mezzo poteva esserci stato accatastato un bel po' di cose, ma non si sa bene cosa.
Le macchie di muffa sul muro sembravano lividi sul volto di chi ne aveva passate tante.
Quella casa le ricordava vagamente Klaus e si rispose da sola alla domanda che aveva posto precedentemente a Filippo.
Arrivarono davanti alla porta e, dopo aver preso un grosso respiro, il ragazzo bussò, seppur invano: la porta era aperta.
Lanciò uno sguardo alla ragazza affianco a sé, poi entrarono lentamente.
Cheryl pensava che si sarebbe dovuto aspettare un brutto odore di marcio e vecchio, ma quello che riuscì a sentire da dietro la sua maschera sembrava incenso e erbe aromatiche.
Se da fuori la casa poteva sembrare abbandonata, dentro invece sembrava fin troppo abitata.
Il disordine che c'era, alla fine, dava il tocco ordinato di chi sa bene dove siano le sue cose.
Era tutto incentrato sul concetto di "pace".
Cheryl pensò fosse davvero una contraddizione.
« Klaus? »
Chiamò lei, nella speranza che l'uomo fosse in casa.
« Dividiamoci. »
Annunciò poco dopo. Filippo la guardò interdetto e disse
« Non ti lascio sola. »
Cheryl sospirò, ma alla fine sorrise, rassegnandosi al fatto che sarebbero andati insieme.
Soltanto alla fine realizzò che era forse quello che voleva sentirsi dire.
Attraversarono il grande ingresso, facendo attenzione a non far cadere i Buddha sopra ai mobili, ricoperti da stoffe e tappeti persiani.
Cheryl cercava di scansare il fumo delle candele, unica fonte di luce, che rendevano quasi la casa luminosa.
Arrivarono in una grande cucina, uguale a tutte le stanze che esplorarono, chiamando il nome della persona che li poteva aiutare.
Varcarono la porta e non poterono non sussultare.
Cheryl si ritrovò incastrata tra due braccia muscolose e il muro, mentre Filippo era già scattato, ma si bloccò.
« Ciao, bel nasino. »

Cheryl si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e abbracciò Klaus

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Cheryl si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e abbracciò Klaus.
Non seppe perché lo fece, ma alla fine le era mancato anche lui.
L'uomo l'abbracciò anche, sotto lo sguardo attento di Filippo.
« Oh, Filippidus quanto tempo! »
Gli batté il pugno.
« Un anno. »
Confermò il boss.
« Come stai? »
Gli chiese Cheryl, che gli sorrideva gentilmente.
« Oh, sono tanto annoiato!
È un anno che colleziono tappeti persiani e cerco sempre di profumare tutto con incenso e candele profumate.
Amo la cannella, ma non credo ci stia tanto bene con il profumo dell'incenso.»
Cheryl capì che non era cambiato per niente, cosa che non le dispiacque affatto: lo aveva sempre trovato un po' fuori dalla norma, seppur completamente affidabile se si trattava del suo "lavoro".
« Be', che ci fate qui? »
Chiese subito dopo aver sospirato.
« Klaus, ci servirebbe un favore. »
Chiese dolcemente Cheryl, come suo solito.
« Non lo avrei fatto, ma dato che me lo chiedi così vi ascolto. »
Filippo alzò gli occhi al cielo, mentre Cheryl arrossì un po': era la conferma che non era cambiato per niente.
« Ci venderesti delle armi? »
Chiese ancora Cheryl.
« A cosa vi servono? »
Chiese Klaus e quella volta fu Filippo a rispondere
« Abbiamo affari con la mafia coreana. »
« Penso che i coreani siano davvero belli. »
Se ne uscì così, lasciando la coppia interdetta.
Cheryl arrivò subito ad una conclusione: poteva essere gay?
Si ricordò di quando l'aveva baciata: solo quello non le faceva confermare la sua teoria.
« Solo perché si tratta dei coreani ve le vendo, che tipo vi serve? »
Prese un pennarello da una tasca dei suoi pantaloni ed iniziò a scrivere sulle mattonelle del muro della cucina.
Cheryl aveva sempre pensato che era una persona fuori dalle righe e non si stupì più di tanto di quello che vide.
« Dobbiamo nasconderle nei vestiti per un gala. »
Gli disse Filippo e lui sgranò gli occhi
« Wow, vi siete dati da fare per questi coreani. »
Cheryl fece spallucce, mentre il boss disse
« La posta in palio è alta. »
« Giusto, tu sei Irama Plume.
Ah, con la tua bellezza faresti cadere ai tuoi piedi anche i ragazzi, sicuramente la persona con cui hai affari si innamorerà di te, ma il tuo cuore è tutto per questo lecca lecca qui. »
Indicò con gli occhi Cheryl, mentre ella formulava nella sua mente la teoria dell'orientamento sessuale di Klaus, non che fosse un problema, ovviamente.
« Comunque, ho le armi che fanno per voi. Venite con me. »
Cheryl e Filippo si lanciarono uno sguardo, come per confermare che entrambi stavano pensando alla stessa medesima cosa.
Lo seguirono, senza fiatare, ma Filippo non poté evitare di prendere per mano Cheryl, che sorrise sotto la maschera.

Il salone da ballo era enorme, quasi non riusciva a vederne la fine.
Il pavimento si alternava tra mattonelle nere e bianche e sembrava la tavola di una scacchiera.
I muri bianchi erano addobbati da quadri di cui non distingueva il protagonista.
I lampadari lussuosi erano il tocco finale, insieme alle tende nere delle grandi finestre limpide, che lasciavano entrare la luce della luna.
Taehyung si sentiva una pedina nella scacchiera e amava quanto i capelli rossi della ragazza davanti a lui spezzavano quel bianco e quel nero che ricorrevano imperterriti.
Madeleine si voltò verso di lui, mostrando il suo volto coperto dalla maschera dei Ghosters che anche lui indossava.
« I tuoi capelli stanno stranamente bene con il tutto. »
Gli disse, dopo essersi lasciata cadere la maschera sul collo, mostrando le labbra tinte di rosso.
Taehyung sembrò quasi stupito, così si tolse anche lui la maschera e, con un sorriso divertito, le chiese
« Che fai? Mi leggi nel pensiero? »
Madeleine gli rivolse un sorriso beffardo, poi gli disse
« Sei egocentrico. »
Taehyung le sorrise, ma non capì mai in che modo, dato che Madeleine stava quasi per lasciar cadere la saliva dalla sua bocca, poi mormorò
« Mi riferivo ai tuoi, di capelli. »
Madeleine mimò un "ah".
Lei non riusciva a capire come quel ragazzo coreano dai capelli blu le faceva cadere tutta la sua autorità, il comando di sé stessa e il suo modo di avere tutto sotto controllo.
D'altronde, gli aveva solo dato un bacio e si conoscevano da pochi giorni.
Madeleine lasciò da parte i pensieri e gli disse
« Facciamo un giro. »
Si voltò e fece sbattere i suoi stivali con il tacco sul pavimento lucido, riuscendo però a sentire i passi di Taehyung seguirla.
Entrarono nella stanza dove c'erano i grandi tavoli del buffet, i quali aspettavano di essere posti nel salone principale.
« Pagherò qualcuno per sistemare tutto e poi ingaggerò qualche chef che cucina cibo coreano, così sono tutti felici.
Inoltre, dovrò chiamare un dj per la musica. Dici che piacerà se dirò lui di mixare canzoni k-pop? »
Taehyung ridacchiò per come disse quelle cose: come se stesse facendo un discorso da presidente, solo l'ultima domanda aveva un tono insicuro.
« A tutti piace il k-pop. »
Affermò Taehyung, per poi farsi guardare da Madeleine, che gli sorrise
« Allora glielo dirò sicuramente. »
Si misero a guardarsi per un bel po', fin quando Madeleine scosse la testa e disse
« Controlliamo l'altra sala, così vediamo anche le vie d'uscita in caso di emergenza. »
Dovette darle retta, così attraversarono il salone e si ritrovarono in una stanza più piccola, prettamente rossa: dal pavimento alle pareti, dalle tende agli oggetti sul caminetto bianco.
« Wow, in Corea non abbiamo tutto questo. »
Affermò Taehyung, per poi aggiungere
« Ecco perché piace tanto ai coreani.»
Madeleine annuì, per poi dirgli
« Ci sono molte uscite di emergenza, ma è meglio uscire da quella del bagno, è più vicina al salone. »
Così si ritrovarono a camminare verso il bagno, controllando l'uscita e dove essa portasse.
Portava su un lato deserto del grande edificio, non era né il retro né il parcheggio: era perfetto.
Madeleine annuì soddisfatta.
« Bene, possiamo andare. »
Affermò Taehyung, dietro le sue spalle.
Madeleine si voltò, ritrovandosi davanti al suo petto, coperto dalla camicia blu che indossava.
Alzò gli occhi, per guardarlo in viso.
Taehyung alzò un sopracciglio e un angolo della bocca.
« Posso? »
Gli chiese, avendo la necessità di capire come potesse sminuire il suo carattere autoritario in così poco tempo e con un solo bacio.
L'unica cosa che si chiedeva era: "Baciandolo di nuovo capirò davvero cosa mi sta succedendo?".
Solo quando Taehyung le chiese
« Cosa? » con voce roca, lo prese per la giacca di pelle che indossava e poggiò le labbra sulle sue.
Taehyung ebbe quasi la stessa reazione che aveva avuto la prima volta che successe, ma in quel momento si lasciò andare immediatamente, assecondando le labbra di Madeleine, che si ritenne davvero fregata.

Criminals 2   { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora