• Capitolo 26 *

531 25 4
                                    

" Corea del Sud. "

Inevitabilmente si chiese come degli aerei potessero decollare e atterrare senza essere intercettati da nessuno, senza destare sospetti o senza farsi notare.
Nonostante la confusione, camminava spedito, con il suo zaino zebrato in spalla, il suo solito outfit, completo di gioielli e la sua mascherina che lo distingueva, ma allo stesso tempo lo lasciava passare inosservato.
La sua squadra era rimasta al sicuro a casa e li aveva salutati calorosamente, raccomandando loro di seguire attentamente gli incarichi, qualora ce ne fossero stati.
Non li aveva assicurati di un ritorno vicino, ma aveva detto che non avrebbe tardato a ritrovarsi di nuovo con loro.
Taehyung aveva bisogno di lui e, dopo tutto quello che aveva fatto per lui, era chiaro che volesse aiutarlo il più presto possibile.
Così, si ritrovò a percorrere un grande garage per arrivare ad una scrivania illuminata da una luce solitaria che sbucava dal soffitto.
Era un grande spazio, tenuto bene ed era anche affollato, oltre che inondato dal rumore ovattato di qualche aereo che decollava o atterrava: non capiva se fossero impiegati o persone che, come lui, dovevano volare senza essere intercettati.
La fila, stranamente, era inesistente, così arrivò presto davanti ad una ragazza, indaffarata con delle carte.
Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, ma lei non gli rivolse neanche uno sguardo mentre gli consegnava quello che doveva essere un biglietto aereo.
Lesse il suo nome e la sua destinazione.
Dopo una risatina, si tolse la maschera e le disse
« Come fai a sapere chi sono? »
Solo allora, la ragazza alzò lo sguardo.
La carnagione più scura della sua, un paio di occhi scuri e magnetici e i capelli neri incorniciavano un bel viso.
Le labbra carnose si storsero in un bel sorriso, poi si mossero
« Lori non ti ha detto chi sono? »
Filippo si accigliò e poi storse il capo.
« Victoria Stella, ma non ricordo di te. »
La ragazza annuì, poi prese un piccolo respiro per iniziare a parlare
« Secondo te i vostri genitori avrebbero potuto mettere due adolescenti sopra un aereo di linea, controllato e sicuro, senza accompagnatori o biglietti?»
Filippo scosse la testa, ma non continuava a capire a cosa volesse alludere la bella ragazza
« Bene, neanche i miei. Mi hanno salvata dalla morte causata dalla fame grazie allo stesso aereo che avete preso voi due a dodici anni per arrivare qui a Chicago.
Avete avuto un destino diverso dal mio, ma comunque possiamo dire che siamo entrambi maestri dell'illegalità. »
Come un fulmine, gli balzò in mente l'immagine di una ragazzina in lacrime, accovacciata sul sedile, quello accanto al suo.
In un sussurro, poté ricordare le parole che le disse.
« "Volare non vuol dire per forza cadere". »
Gliele ripeté, facendole spuntare un piccolo sorriso sulle labbra, poi disse
« Si, ero io quella bambina. »
Fece spallucce, mentre Filippo le rivolse uno sguardo di compassione
« Non ci siamo più incontrati, ma Lorenzo ed io ci siamo tenuti in contatto, e devo dire anche che si fida di me se ti ha mandato qui. »
Filippo le fece un occhiolino
« Sappiamo bene con chi avere a che fare.»
Victoria, era quello il nome della ragazza che aveva un bellissimo accento inglese, assunse un bel ghigno divertito, poi gli disse
« Mi dispiace per quello che ti è successo.
La ragazza... Cheryl, giusto? »
Le espressioni dei due cambiarono e diventarono tristi e malinconiche.
Filippo capì che la notizia che la figlia di Thomas Moraldi era stata uccisa dal boss morto dei Wolves era circolata molto velocemente e lui non poteva far altro che accettare la realtà.
« Sappiamo entrambi che la vita può essere crudele e non posso di certo dire che mi merito il meglio. »
Disse, guardandola nei suoi occhi profondi e furbi.
« Sei umano, tutti meritano il meglio, nonostante non sia giusto per tutte le persone che vivono in questo mondo. »
Filippo non poté far altro che annuire alle parole di quella ragazza, che era stata dimenticata. Si rese conto che era stato un errore madornale: sarebbe stata un buon membro dei Ghosters.
« Il tuo aereo parte tra mezz'ora.
Corea del Sud, Seul. Buona fortuna! »
Filippo le strinse la mano sottile che gli aveva porto e gli passò per la mente l'idea di ingaggiarla come nuova recluta, ma non avrebbe avuto una buona ragione per proporlo a lei e a tutti gli altri, per ora.
« Ti ringrazio. »
Decise, così, di lasciare quella ragazza, che tanto lo intrigava, e di superare la scrivania per uscire dal garage e prendere posto sul suo aereo.
« Irama! »
Si bloccò sul posto quando si sentì richiamare.
Si voltò con un cipiglio e guardò la ragazza, che gli rivolse un sorriso dolce
« Se, per caso, hai bisogno di un nuovo membro, e non sto dicendo di rimpiazzare quella ragazza, puoi sempre contattare me. Ne sarei entusiasta. »
Filippo temette che potesse leggere nella mente, ma decise di rivolgerle un piccolo sorriso.
« A presto, Victoria. »
Si voltò, senza guardare il piccolo sorriso che era comparso sullo stupendo viso della ragazza.
Camminò verso quella che poteva essere la svolta per la sua vita, e non intendeva soltanto il viaggio per aiutare Taehyung, ma anche ciò che sarebbe successo al ritorno.
Lui era Irama Plume e niente e nessuno lo avrebbe sconfitto.
Si voltò a guardare il suo fianco quando si fermò davanti alla scala per salire sull'aereo.
Si immaginò affianco a sé Cheryl che gli sorrideva, con il suo bel viso che lo incoraggiava a vivere, e mai quanto allora gli mancò: era lei il motivo per cui continuava a lottare.

Ehilà!
Adesso ho bisogno di voi.
Potrei concludere qui questi piccoli capitoli su questa situazione in cui Filippo si è ritrovato, ma potrei anche continuare, aggiungendo un altro capitolo (o forse due).
Perciò, cosa vorreste che faccia?

Criminals 2   { Irama Plume }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora