CAPITOLO 1

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PROLOGO

Ho sempre immaginato che la cosa peggiore che potesse succedermi durante la vita, fosse rimanere in mutande sul palco, il giorno del ritiro della mia laurea, perché se c'è una cosa che non sopporto è essere al centro dell'attezione. Non immaginavo invece, che la cosa peggiore che potesse accadermi, fosse quella di rimanere bloccata in una casetta in montagna per via della tempesta di neve con il figlio degli amici di famiglia dei miei genitori, proprio quando loro sono usciti a sciare. E bene sì, eccomi qui, seduta vicino al fuoco con Eric che sta dando di matto facendo avanti e dietro nella piccola casetta.
"-Potresti smetterla di muoverti in quel modo? Sei snervante!"
"-Christal, non puoi semplicemente far finta che io non esista? Come faccio con te ogni giorno al campus?" Il sorriso arrogante nascosto dietro le sue parole è palese, come il fatto che io non potrei ignorarlo neanche se volessi. Eric è alto più di un metro e novanta e svettebbe su di me di almeno venticinque centimetri anche se non fossi seduta.
"-Ho ventiquattro anni, perché non me ne sono stata a casa mia al posto di venire a questa stupida gita di famiglia!!... Sai che c'è continua a fare ciò che vuoi tanto io me ne vado in camera a rimurginare su quanto la vita sia stata crudele con me, dato che mi ha fatta rimanere bloccata in una casetta di cinquanta mq con la persona più arrogante ed egoista sulla faccia della terra." La sua risata strafottente, mi accompagna anche quando mi chiudo la porta alle spalle di una delle due uniche stanze della casa.

CAPITOLO 1

Quando i miei genitori e quelli di Eric iniziarono ad uscire insieme, io e lui avevamo quattordici anni, eravamo adolescenti ma già da allora si manifestò l'abisso profondissimo che ci separava. Ero talmente felice di poter avere un nuovo amico e già immaginavo di potermi trovare nei panni delle protagoniste dei miei romanzi rosa preferiti, quando i due protagonisti diventano amici e poi s'innamoramo. Ma quando mi sono ritrovata davanti Eric, con i suoi capelli ricci castano chiaro e i suoi occhi celesti come il mare dei caraibi ho dovuto ammettere che quello che avevo sognato non sarebbe mai accaduto. Lui era uno strafottente, arrogante popolare ed egoista quattordicenne che con me non aveva nulla in comune. Io con i miei capelli rossi raccolti in due treccine ed il mio metro e sessantatrè sono sempre stata timida, introversa, con pochi amici e anche un pò secchiona. Eravamo il diavolo e l'acqua santa e lo constatai non appena mi rivolse la parola. "-Ciao piacere di conoscerti, io sono Christal, Chris per gli amici."
"-Oh, che sfiga ed io che speravo che la figlia dei nuovi amici dei miei fosse almeno passabile." Giurai a me stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei avuto a che fare con quel ragazzino viziato, peccato che il destino non è stato dalla mia parte. Ho dovuto sopportarlo per tutti questi anni alle cene di famiglia settimanali, durante le quali ci ignoriamo tutto il tempo. Io me ne sto seduta ad osservarlo di sottecchi mentre fa l'autopsia a qualsiasi piatto mia madre gli posi davanti per via della sua fissa con la linea a la palestra e nel frattempo lo guardo messaggiare tutto il tempo con una qualsiasi delle sue fidanzate settimanali.

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