34. -Sfida finale

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Guardo la maschera tra le mani, credo che la percentuale di tornare viva a casa sia pari al 10%.
Ho davvero paura, mi hanno detto che il ragazzo che stasera sfiderò uno dei più pericolosi e forti.
Non capisco il motivo per cui nessuno mi abbia detto il suo nome, vorrei davvero sapere chi è.
Metto la maschera dentro lo zaino e inizio a fare respiri profondi per cercare di rilassarmi e non pensare al peggio, non ho affrontato nessuno per tenermi in movimento o almeno per avere i riflessi pronti.

Guardo da lontano la struttura, è enorme e quasi del tutto distrutta.
Perché mi ha detto di doverci incontrare qui? Quanto è brutto.
In lontananza vedo una figura alta e poco robusta, ed è proprio questo che mi spaventa.

Si gira lentamente verso di me quando avverte la mia presenza a qualche metro da lui.
Indossa già la sua maschera mentre io sto per indossarla.

"Via!" È ciò che riesco a sentire prima che un ondata di adrenalina mi travolga.

I battiti del mio cuore sono veloci e il respiro irregolare, riesco ad evitare un pugno in pieno viso per un pelo, la mia gamba è già sotto il polpaccio del mio avversario che confuso e sorpreso si ritrova con il sedere sul pavimento.

È tutto così rapido, i nostri movimenti, le mani che bloccano i polsi e pugni al vento che mi sfiorano di qualche centimetro ma non mi colpiscono.

Caccio via una risata mentre penso già alla mia vittoria. Ho sentito delle voci che dicevano che avrei perso ai primi cinque minuti della sfida, ma a quanto pare si sbagliavano tutti; il mio avversario non è così forte come dicevano tutti.

Sono soltanto voci fondate per mettermi timore, tutto questo è stupido.

Gli assesto un calcio sulle costole che non riesce ad evitare, il suo sguardo è confuso mentre lo faccio finire una seconda volta sul pavimento.

Scuote la testa e si rialza velocemente, mi spintona e perdo l'equilibrio cadendo.

Mentre si avvicina io sono già all'impiedi e gli ho assestato un calcio sullo stomaco, lui si volta riuscendo a mancare il mio pugno che sfiora ciò che mi impedisce di vedere il suo volto.

Mi prendo un attimo mentre aspetto che sia lui a fare la prossima mossa, ma non accade.

È tutto troppo facile.

Mi acciglio e decido di fare una cosa inaspettata, faccio una giravolta su me stessa e allungo la gamba verso il suo torace, il mio avversario cade di schiena sul pavimento e prima che potesse rialzarsi sono già a cavalcioni su di lui.

Le mie mani si posano ai lati della sua maschera e la tolgono mostrando il suo volto.

Il mio cuore manca un battito mentre le sue pupille si dilatano, i suoi capelli scompigliati e bagnati, il respiro affannoso e piccole gocce di sudore scorrono sul suo volto.

Mi guarda negli occhi senza paura, come se già sapesse, deglutisce e schiude le labbra.
Continuo a guardarlo incredula, le mie labbra tremano e mi siedo a terra.
"Non guardarmi. Hai vinto tu" Sussurro.

Simone. Simone è il capo-gang.
È lui, cazzo! Ci sono cascata come un stupida.
Mi alzo da terra e afferro lo zaino, butto la maschera a terra e lo guardo un ultima volta.
"Perdonami." Riesco a capire dal suo labbiale.
"Dammi un motivo valido per poterti perdonare, Simone! Uno solo."

"Tu fallo, ti prego." Stringe il labbro inferiore e mi guarda mentre si avvicina.
Il suo viso è rosso, ha gli occhi lucidi.
Da quando lo conosco l'ho visto piangere una sola volta a causa di una ragazza.

"Non mi inganni con le lacrime." Stringo due pugni lungo i fianchi e lo guardo.
"Ti prego." Si avvicina e mette due dita sotto il mio mento per farmi alzare gli occhi.
Non voglio guardarlo negli occhi perché so che scoppierei a piangere.
I suoi due pozzi azzurri mi fissano, sono rossi e lucidi.
"Sto piangendo per una ragazza e credi che io voglia ingannarti. Oh, Vittoria Luciani, avrei ben altri piani." Tira su col naso.

"Simone devi andare via." Strizzo gli occhi nell'intento di cacciare vie le lacrime, ma il risultato è ben l'opposto.
"Vado via." Si allontana da me, per sempre.
Credo che non ci vedremo davvero mai più, se non per i nostri genitori.

Vado via correndo, in pochi minuti arrivo a casa, ma prima di entrare tiro sul col naso e asciugo le lacrime.
Voglio solo farmi una doccia adesso, entro dentro l'ingresso senza dire nulla e salgo subito di sopra.

Una volta entrata in bagno apro l'acqua della vasca da bagno aspettando che si riscaldi.
Tolgo i vestiti e nel frattempo sento già il vapore dell'acqua espandersi per il tutto il bagno, mi metto dentro la vasca e butto letteralmente la testa all'indietro e chiudo gli occhi.

Il volto di Simone appare in qualsiasi momento, cerco di non pensarci ma non ci riesco, ci tengo troppo a lui per non pensarci così facilmente.
Mi manca già tutto di lui, era una delle persone più importati che avevo con me, ma a quanto pare io non ero lo stesso per lui.

Vado sott'acqua e poi ritorno su, spero che tutto questo finisca presto.

AGAIN [COMPLETA] ||Cole SprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora