Epilogo. "Sei felice?"

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"Tanto non mi prendi. Sei lento!" Cerco di nascondermi dietro l'armadio senza far rumore.
Mentre mi scorgevo per vedere dove fosse Simone, il mio gomito sbattè accidentalmente contro la parete.
Cazzo.
Mi maledico mentalmente e cambio stanza camminando in punta di piedi.

Simone mi rincorre da circa mezz'ora per farmi capire cosa vuol dire togliersi dal divano per guardare attentamente la sua squadra di calcio preferita giocare per ottenere la vittoria, ma in quel momento in TV andava in trasmissione la mia serie preferita, quindi lanciai il telecomando in aria in modo che nessuno potrà prenderlo.

Mettersi all'interno dell'armadio sarebbe scontato e scomodo.
Quindi opto per posizionarmi sotto il letto, come se quello non fosse scontato.
Abito da due anni con lui e ci fosse stata una volta dove siamo riusciti ad andare d'accordo su cosa guardare.

"Vittoria. Prima che io ti tiri violentemente da sotto il letto, vuoi farlo tu e dire le tue ultime parole da donna?"
"Fottiti! Simone Armani." Esco strisciando da sotto il letto. "Giuro che la prossima volta te lo do!" Lui si acciglia confuso, ma con un sorriso beffardo sul volto.
"No quella non te la do." Lui capisce immediatamente a cosa mi riferisco.
"Quella me la dai senza il bisogno che io te la chieda." Indietreggio sempre di più, fino a toccare la superficie fredda del muro.

"Dai Simone!" Rido e incastra le mie mie mani contro il mio petto, tenendo una stretta salda e forte sui polsi.

"Col cazzo che ti lascio. Sai, ieri sera eri molto affettuosa!"
"È stata un'eccezzione."
"Che ne dici di farne due?"
"Però non durare 2 minuti come ieri." La mia battuta non lo sfiora nemmeno lontanamente, anzi, un sorriso di sfida si allarga sul suo volto e le fossette fanno capolino sulle sue guance.
"Eppure quando eri lì non ti sei lamentata.
Che strano..." Fa finta di pensare e poi prosegue. "Anche se fossi stato due minuti esatti, come mai mi chiedi di rifarlo ogni notte?" Boccheggio e le parole mi rimangono in gola. Colpita e affondata.

Con gli occhi prova a spronarmi ma non dico nulla. "Il gatto ti ha mangiato la lingua?" Sento il suo respiro caldo sulle sue labbra.

Abbasso gli occhi e noto quanto possiamo essere vicini.
Mi lecco le labbra ma lui non esige a muoversi di un millimetro, deglutisco nervosa e lo guardo negli occhi.
Lui appare rilassato e tranquillo senza ombra di ansia o nervosismo, l'opposto di me.

È impossibile che riesca a farmi lo stesso effetto che mi ha causato la prima volta che mi ha dato il primo bacio.
Le mie non erano farfalle, ma uno zoo in preda al panico.
Non riuscivo a contenermi, provavo a nascondere il sorriso sotto le sue labbra.
Lo amo così tanto...

2 anni prima.
"Mamma dove hai messo il dentifricio?" Frullo tra gli oggetti posti con ordine all'interno dello sportello della specchiera.
"Tieni." A lanciarmelo è proprio lei tremedamente arrabbiata. Adesso cosa le prende? Non ho fatto nulla di male, non ho risposto male a nessuno, ho fatto quello che voleva e ho studiato per i corsi universitari.

"Che ho fatto?" Le chiedo mentre la osservo.
Mette in ordine i miei vestiti dentro il secondo cassetto del comò.
Mi incenerisce con lo sguardo ed io mi faccio piccola piccola sotto i suoi due occhi che mi fissano come se fossi qualcosa messo fuori posto.
"Dimmelo tu." Il suo tono è freddo e duro.
Stringe un pugno lungo tutto il suo fianco e riesco a percepire il suo fiato pesante e rumoroso. Faccio per pensare alla causa della sua furia, ma non mi viene in mente nulla.

La guardo con un volto interrogativo aspettando che lei mi dica cosa ho combinato.
"Hai passato la notte fuori. Tutta. Senza avvisare nessuno. Nè me e nemmeno tuo padre, hai qualcosa da dire?"
"Scusa mamma. Ho passato la notte fuori perchè stavo male e non mi sentivo di tornare in quelle condizioni." Mento. Stavo benissimo, ho passato la notte da Simone, eravamo usciti per parlare di un argomento assai delicato e sono finita a casa sua. Non mi sembra il caso di dire a mia madre cos'ho fatto stanotte.
"E quindi hai pensato bene di dormire da qualche tua amica, o chissà se non sia un ragazzo! Oh santo cielo, Vittoria!" Sgrano gli occhi e per poco non spalanco la bocca.
"Come fai a dire una cosa del genere mamma? Se avessi avuto un ragazzo ti avrei avvisata subito, non puoi dirmi con chi passare la notte e dove sopratutto.
Ho 20'anni e sono quì da una settimana a causa di quel dannato incendio che ha mandato a fuoco casa mia, e vieni a urlarmi contro per cose che posso fare senza il tuo permesso!" Urlo arrabbiata.
Se ho deciso di lasciare questa casa, un motivo ci sarà, sono responsabile e riesco a badare a me stesse senza dover stare rinchiusa a casa. Questo suo modo di ragionare mi irrita, mi urta altamente il sistema nervoso.

AGAIN [COMPLETA] ||Cole SprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora