Prologo

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Dino l'aveva pregata di andare a ritirare quel premio che spettava ad entrambi.
Premiava il loro impegno, la loro dedizione, era la testimonianza di un sogno che prendeva forma.
Quel sogno per due, in cui lui si sarebbe occupato della macchina da presa, della sequenza delle scene, lei della piega che avrebbe preso la trama, dei personaggi che gli attori prescelti avrebbero recitato.
Sognavano Cannes, Hollywood, o Venezia, mentre si accontentavano di un premio come miglior cortometraggio under20 consegnato dal liceo che frequentavano nella periferia di Roma.
Alyssa e Dino sono poli opposti dello stesso mare.
Cresciuti negli stessi vicoli, come due migliori amici, prima che tutto si trasformasse in ardore, in voglia di costruire qualcosa di più importante.
La spensieratezza guidava i loro passi, le loro fughe dalla monotonia di giorni sempre uguali.
I primi casting per reclutare i protagonisti dei loro film immaginari, i primi provini per scovare la canzone che avrebbe fatto da colonna sonora alle scene che desideravano dirigere.
Avevano trascorso gran parte del periodo del liceo a fantasticare dopo i compiti.
Alyssa la popolare, la studentessa modello, la figlia del cantautore affascinante che ha già superato i quarant'anni.
Dino l'emarginato, l'incompreso, lo scostante. Colui che si fa amare solo da chi sceglie di far entrare nella cerchia ristretta delle sue amicizie.
E tra i pochi eletti, c'erano Niccolò, che si dilettava nel canto e nel suonare chitarra acustica e pianoforte e Fabiola, aspirante attrice.
Si circondava di ragazzi con cui condividere passioni, da cui lasciarsi guidare, a cui aggrapparsi per non affondare.
Eppure Dino, lo stress che solo gli esami di maturità possono suscitare, non riesce a contenerlo, nemmeno facendo una maratona dei suoi film preferiti.
Neppure la consapevolezza che senza un titolo di studio non arriverà dove vuole, gli fa cambiare idea.
Per tutti è un codardo, un perdente.
Per Alyssa è solo un ragazzo che ha paura.
Le promette che lo aiuterà a diplomarsi, una di quelle sere in cui la luna e una birra divisa gli fanno compagnia, ma Dino è scettico, ha bisogno di tempo.
Molla il motorino, lo vende, spende tutti i i soldi guadagnati in attrezzatura da cinepresa a insaputa di Alyssa.
Vuole sorprenderla, continuare a sognare con lei, anche se lui sarà sempre un passo indietro.
La notizia di quel premio da ritirare sembra allietare l'umore di Dino, che ormai non ricorda più che forma abbia una strada, perché da mesi non ci mette piede.
L'unico paesaggio che osserva è il nome di Alyssa sul suo smartphone, la voce dei suoi genitori preoccupati non gli dà la forza di reagire, affoga nella sua stessa depressione.

Prega Alyssa di partecipare a quella serata, di farsi notare, di portare risultati e splendere per entrambi.
Lei obbedisce, dopo qualche ripensamento, ormai certa che non potrà mai convincerlo a seguirla.
Chiede a Niccolò e a Fabiola di accompagnarla, mentre manda una foto a Dino con la mise che ha scelto, cercando l'approvazione che non tarda ad arrivare.
Un vestito nero, lungo al ginocchio, non può sbagliare con quel rigore.
Non ci sono fronzoli, non c'è esagerazione.
I capelli lunghi, di un nero corvino naturale, sono raccolti in uno chignon di fortuna che sua madre si è improvvisata a farle.
Il trucco impercettibile è reso sofisticato da una tinta labbra matt rosso fuoco.
Niccolò ha un sussulto, mentre la invita a salire sulla sua panda blu ereditata dal nonno.
Volevano qualcuno che la distruggesse e per non rottamarla l'hanno data a lui, le ripeteva sempre Dino ridendo.
Ripensa a quella risata, quando stringe la mano di Alyssa per non farla cadere dall'ultimo gradino della scala del palazzo in cui vive.
Ha deciso di passare a prendere prima lei, piuttosto che la sua fidanzata.
Da la colpa alla vicinanza, casa di Alyssa è di passaggio mentre casa di Fabiola è un villino più appartato, in una strada senza sbocco.
Eppure ringrazia il destino, per avergli permesso di accorgersi della bellezza di quella ragazza che aveva sempre reputato semplicemente carina.
Aveva notato Fabiola per il suo viso angelico, i lunghi capelli color oro, la pelle pallida e delicata, sembrava essere disegnata col pennello, amava descriverla così a se stesso.
Alyssa era tenebrosa, qualche tatuaggio sbucava fuori dal suo esile corpo, la carnagione olivastra la rendeva abbronzata tutto l'anno, i capelli scuri che per una volta non le nascondevano il viso, facevano apprezzare i suoi lineamenti quasi orientali a Niccolò.
Non smise per un attimo di guardarla durante tutto il tragitto per raggiungere Fabiola.
Alyssa si era seduta sul lato passeggero, e Niccolò non aveva mai visto nessuna a suo fianco mentre guidava, che non fosse l'angelo biondo che aveva scelto come fidanzata.

«Scrivi ancora canzoni?» le disse, mentre dallo specchietto, controllava che il trucco fosse intatto.

«Non smetto mai.» rispose secco, continuando a guardare la strada.

«Appena finiamo di studiare per questi cazzo di esami e rimettiamo in sesto Dino, ti esibirai per noi. Voglio sentirle tutte!»

«Beh non sono ancora complete...»

«Farai delle cover di Vasco, delle cover di mio padre. Voglio sentirti cantare, vedere se sei migliorato.»

«Come mai sei in fissa con le mie canzoni?»

«Perché quando diventerai famoso, urlerò al mondo che eri amico mio, e che frequentavamo la stessa scuola.»

«Sei proprio furba!»

«Ognuno ottiene popolarità come vuole.»

«E se io smentissi di conoscerti?»

«Verrei a spaccarti la faccia di persona, vedrai come mi riconosci!»

Continuarono a ridere davanti ad una sigaretta, fuori casa di Fabiola.
Appena Alyssa la vide, pensò che immortalasse una perfezione che lei non voleva raggiungere.
La salutò freddamente senza capirne il motivo, ma Fabiola sembrò non farci caso.
Passó a rassegna Niccolò e lo sgridò per il fumo che aveva inalato sapendo che a lei dava fastidio.
Non si baciarono nemmeno.

Niccolò cercava la mano di Fabiola, mentre lei aveva indossato il broncio ed era dannatamente bella anche da incazzata.
Alyssa vagava in cerca di chissà cosa, forse di Dino, ma riconobbe poche facce amiche a cui comunque ricambiò il saluto.

Sfiorava il vestito che aveva addosso, e notando quanto colore ci fosse intorno a lei, si pentì di quella scelta.
Si ritrovava al centro dell'attenzione pur non volendo, detestava essere un pesce fuor d'acqua, non avere il controllo della situazione.
Aspetto la consegna del premio in piedi, con Niccolò e Fabiola seduti a pochi passi, nervosa, come fosse pronta a scappare, o forse aveva un presentimento.

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