3. Cosa vuoi ancora?

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La psicoterapeuta mi aveva consigliato di scrivere di te su un diario.
Tutto quello che mi passava per la testa, ma in maniera lucida, senza perdere di vista il fatto che tu non fossi più su questo mondo.
Non avevo mai afferrato un foglio spinta da quella motivazione.
Da quando ho rivisto Niccolò sono un fiume in piena di parole.
Tra un impegno e l'altro, la sua fidanzata, la sua cerchia di amici di sempre, lascia sempre un piccolo spazio per la sottoscritta.
Per lo più messaggi statici, come stai, dove sei, va tutto bene.
Le mie risposte sono sempre positive, ma lui non ci crede mai.
Sa che non può scavare oltre la mia superficie, ci aveva provato in passato e ne era rimasto ferito.
Si era ritratto.
Aveva preferito far finta di non avermi mai conosciuto, piuttosto che affrontare la realtà.
Si colpevolizzava per avermi trascinato in un tunnel più oscuro di quanto lui stesso pensasse.
Ovunque tu sia, penso possa farti piacere sapere che abbiamo sotterrato l'ascia di guerra.

Due anni prima, era scappata via da casa di sua madre, una donna affabile e debole che metteva in cattiva luce la professione di suo padre.
Và a vivere da lui perché è la via più facile e perché non si sente sotto pressione, sempre sul punto di scoppiare.
Quella donna senza volerlo alimentava solo la sua ansia.
Al contrario del padre, che ha sempre alimentato la sua voglia di libertà.

In quella casa distante dalla nostra palazzina, non avrei sentito più la puzza di morte intorno a me.
Quando sono rientrata a scuola dopo dieci giorni dalla tua sepoltura, tutti mi fissavano con occhi compassionevoli come se fossi la vedova nera, effettivamente mi sentivo devastata ma non volevo che qualcuno mi compatisse, volevo una cosa impossibile: che tu tornassi.

Allora, cercò di impegnarsi per aiutare se stessa e gli altri a non perdere l'anno scolastico.
L'intera struttura, dai corridoio ai banchi, sembravano riflettere il volto di Dino.
Si fece guidare da quella visione per non fare bocciare nuovamente Niccolò, che era già indietro di due anni.
Quella lucidità durò il tempo di una sbronza, di qualche canna fumata di nascosto, di digiuno scandito da qualche barretta energetica per tenersi in piedi.

Credevamo di essere l'ancora di salvezza l'una dell'altro, ma ci sbagliavamo.
Ci stavamo facendo del male, ci stavamo annientando e ben presto capimmo che entrambi eravamo circondati di fiamme, che solo stando distanti potevamo spegnere.

Nic inizió, spinto dalla sua famiglia, a non presentarsi più a casa sua.
Succube di questa loro volontà, Alyssa cominciò ad isolarsi sempre di più e a soffrire di problemi intestinali, forse dovuti alla vita sregolata che aveva vissuto fino ad allora.
Una notte, sfinita dalle fitte, i suoi genitori lo portarono in ospedale, dove le fecero un’ecografia addominale e un Rx toracica. Dato che l’esposizione ai raggi x è pericolosa per le donne in gravidanza e  nell’ultimo mese era sessualmente attiva, fece un test di gravidanza, che incredibilmente risultò positivo.

Avrei potuto stringere fra le braccia il frutto del nostro amore Dino, se solo fossi stata meno codarda da avvelenarmi prima ancora di sapere che qualcosa stava crescendo in me.

Il mix di farmaci che aveva ingerito, il fumo, avevano danneggiato il feto, che quindi non aveva avuto modo di andare avanti nel suo sviluppo.

Ero una giovane donna che si trascinava con sé una scia di morte.

Alyssa chiuse di scatto quel quaderno a righe portatole in dono dal padre anni prima, che non aveva mai usato perché lo considerava intoccabile.
Il pensiero che lo avesse imbrattato delle sue sventure la fece sobbalzare dalla sedia, in cerca di una finestra in cui prendere aria.
La vicenda di quella gravidanza interrotta è ancora un segreto.
Un dolore nel dolore, per una ragazza che avrebbe desiderato solo spensieratezza.
Niccolò si era preso la colpa di aver ucciso quel bambino che lei portava in grembo.
Per aver offerto ad Alyssa quell'erba velenosa che ormai detestava con tutto se stesso.
Se solo fosse stato lontano da lei, adesso la famiglia di Dino avrebbe ancora una parte di lui su questa terra, che non sia una bara bianca su cui piangere.

Racconterò di Te { con Ultimo}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora