10. Seconda Parte

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Ci manca poco che Fabrizio li scopra.

Hanno da poco spezzato quell'intreccio e sono scoppiati a ridere, così che l'uomo possa pensare che stessero ridendo di una battuta.
Ma chi si racconta barzellette con quella vicinanza?

Fabrizio non era mai stato tonto, ma non percepiva malizia in quel desiderio di quei due giovani, ma necessità di aversi accanto, pur senza un reale motivo.
Lui non voleva essere colui che li avrebbe divisi o confusi, eppure involontariamente interruppe quell'idilio di gambe divaricate su un muretto e si rivolse verso Niccolò.

«Anziché strimpellare damme na mano co ste birre!»

Fabrizio aveva comprato casse di birra a sufficienza per dissetare Firenze intera e sua figlia si chiese per chi fossero, visto che davanti al padre aveva sempre evitato di bere.

«T'é concesso solo stasera, non ce fà l'abitudine...» disse verso di lei.

Alyssa avrebbe preso una di quelle Becks e mostrato al padre come era capace a stapparla coi denti e berla in un solo sorso, Niccolò poteva testimoniare.
Invece pretese un apri bottiglia, un bicchiere di vetro e fece un brindisi a loro tre, non espresse chissà quali parole, eppure sia Nic che Fabrizio apprezzarono.

«Il regalo vero e proprio te lo darò non appena festeggeremo a Roma tutti insieme, però voglio fartene uno adesso...»

«Non disturbarti papà...»

«Niccolò passami a chitarra.»
Alyssa voleva sprofondare.
Essere in qualsiasi altra parte del mondo, ma non lì.
Detestava che suo padre fosse un cantautore, che esistessero canzoni dedicate a lei, non era degna di scontare quella condanna.
Aveva sempre addossato le sue mancanze al lavoro, compresa la distruzione della sua famiglia.
Quante volte il padre aveva sostituito la sua presenza con quella di un ammasso di corde e legno?
Per questo si era sempre rifiutata di ascoltare la sua musica, era gelosa della possibilità che fosse più importante di lei nella sua vita.
Eccetto "Portami via", perché era stata in qualche modo la sua ancora di salvataggio quando il padre era assente.
Vi si era aggrappata con tutta se stessa per non affogare, ma non lo aveva mai ammesso.

«Ne vale la pena...» sussurrò Nic, sedendosi accanto a lei su quel filo d'erba.
Vorrebbe vedere il padre attraverso i suoi occhi, gonfi di ammirazione, ma si accontenta di amarlo senza tregua, pur non accettando la sua arte.

Vorrebbe vedere il mondo attraverso lo sguardo di Niccolò.
Un viaggiatore che ingoia lacrime solitarie e che immagina il sole anche quando non c'è, che ne inventa i contorni.

Vorrebbe che le mostrasse cosa esiste al di là delle sue prigioni, un giaciglio in cui spogliarsi di sé stessa e respirare a pieni polmoni sui carboni ardenti.

La luce di Niccolò poteva ripulire tutto lo sporco che Alyssa si portava addosso, portarla in un posto dove si può vivere un po di più e soffrire meno.
Ma il suo posto era lei.

Un'anima sola, che si scinde in due corpi, spicchi di un'unica stella che si cercano.

Alyssa assiste impotente a quel miracolo, mentre Niccolò prende il posto del padre con la grazia del volo di una rondine.

Quando si piazza di fronte a lei, con quella chitarra che copre gran parte del suo corpo, nota in lui una nuova sensualità che non sapeva potesse appartenergli.
La guarda, ha il brutto vizio di scovare i suoi relitti, è nato per cercarli.

È un giovane che ha troppo amore e non sa dove metterlo, per questo scrive canzoni.
E se ripensa al loro primo incontro, ormai sei anni prima, nessuno avrebbe mai pensato che fossero semplicemente destinati a non perdersi.

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