Vengo dimessa dall'ospedale, ma mi viene imposto di riposare. Harry invece deve restare in ospedale, poiché è in condizioni peggiori di me. Lasciare Harry in ospedale mi porta l'insonnia nella mia stanza. Mi domando che cosa provi, quando gli sarebbe stato concesso di andarsene, quanto era grave?
Ripensamenti.
È buio pesto nella grande stanza in cui mi trovo, con le luci accese l'atmosfera è calda e si riflette sui muri, il letto ed i mobili bianchi—al buio invece è tutto nero, silenzioso, solitario. Lo scenario perfetto per rimuginare. È come se la stanza fosse la mia stanza, uno spazio vuoto in cui tutto è nel buio.
È tutto troppo.
Mi metto seduta e mi guardo attorno, accendo la luce della lampada sul mio comodino. Frugo nei cassetti del comodino fino a quando trovo un foglio ed una penna.
Non ho idea di che cosa stia facendo, ma ho la necessità improvvisa di scrivere.
Scrivo, per qualche motivo. Scrivo ricordi della mia infanzia. Cose che ho vissuto da ragazzina innocente, con punti di vista ingenui sul mondo;
Ottavo compleanno, ricevetti la mia prima fotocamera.
Primo giorno dell'ultimo anno delle medie, piansi perché l'insegnate ci chiese cosa volessimo fare da grandi. Non sapevo che cosa desiderassi, quindi piansi davanti a tutti.
Smetto di scrivere e mi rendo conto che non mi è successo nient'altro di rilevante da quando avevo dodici anni.
Ma poi mi ricordo una cosa.
A ventun anni ho trovato il mio posto nel mondo...ho trovato il mio mondo.
Mi faccio sempre più infastidita, e poso il foglio sul tavolo prima di rimettermi a letto. Le mie gambe sono un po' più forti, ma mi fanno ancora male quando cerco di fare un passo.
Con cura le mie gambe mi trascinano nel corridoio che assomiglia a quello di un hotel.
Non so perché continui a farlo, ma ora ho bisogno. Non mi sono mai sentita in questo modo.
Mi ritrovo nell'ala ospedaliera a me ormai famigliare, e mi dirigo verso la stanza in cui so che troverò conforto.
Harry è sveglio e sta guardando la TV di cui la stanza è attrezzata. Alza lo sguardo su di me e mi sorride dolcemente, "mi sentivo che saresti venuta a trovarmi".
"Non so perché" sospiro e mi accomodo sulla sedia.
"Hai ancora gli incubi?" domanda. Ultimamente ho degli incubi che mi fanno svegliare in un bagno di sudore e con i brividi.
"No, questa volta non riuscivo a dormire".
"A che pensi?"
Sospiro, "molte cose, eppure a niente".
"Sembra stressante" annuisce lui.
"Puoi fare una cosa per me?" domando improvvisamente.
I suoi occhi cercano i miei tratti stanchi, "di che si tratta?"
"Potresti parlare? Parlare e...non so...distrarmi dai miei pensieri, potresti farlo?" domando parlando senza sosta.
I suoi tratti si fanno preoccupati, "di che cosa dovrei parlare?"
Sbatto le palpebre, "di te".
"Non mi va di vantarmi su me stesso" scherza.
Sorrido appena, "no Harry, vorrei sapere della tua vita, di te. Non il modo in cui vedi il mondo".
"Stavi pensando a questo?"
"No...pensavo più a me stessa, ma mi piacerebbe sapere che cosa gli altri nascondono sotto le proprie maschere, per sentirmi meglio. È egoista?"
"Certo, ma in modo negativo..."
"Egoista non è qualcosa di negativo in generale?"
Ci pensa un attimo, "no, non credo..." sospira. "Allora, su di me?"
"Sì...qualsiasi cosa".
"Beh...mi piace mangiare le banane?"
Scoppio a ridere, "sul serio?"
"Non so che cosa dire?"
Mi ricompongo e dico, "dimmi che cosa ti ricordi. Ricordi della tua infanzia, ricordi delle persone che una volta erano nella tua vita. Persone che adesso sono nella tua vita. Cose che vuoi dimenticare ma non ci riesci, o ricordi che si trovano nella tua mente riempiendo il vuoto".
Mi fissa, "sei sicura di voler sapere tutto questo?"
"Voglio conoscerti".
"Mi sento come se già mi conoscessi, più di quanto io conosca me stesso" ammette.
"Beh, sei un po' questo grande mistero, vorrei conoscerti".
Annuisce prima di cominciare a parlare piano, "mi ricordo il mio primo giorno di scuola. Mi ricordo di aver detto ad una ragazza che mi piaceva...tutti i ragazzi trovarono un modo di prendermi in giro al riguardo" ridacchiò, "non fu esattamente un grande giorno, ma è stupido pensare che anche i bambini piccoli fossero in grado di rovinare qualcuno in un istante".
"È la società" mi trovo d'accordo.
"Mmm mi ricordo anche il mio primo bacio, la baciai contro un albero vicino al fiume della mia città. Lei mi starnutì sul viso durante il bacio e non ci siamo mai più parlati" ridacchia ancora al ricordo.
"Qualcos'altro oltre le ragazze?" domando.
"Gelosa?"
"No" ribatto. "Ma preferirei non sentirti parlare delle tue passate amanti".
"D'accordo, d'accordo...beh mi ricordo quando scappai di casa a 17 anni, ricevetti delle notizie che non volevo sentire e quindi scappai...non mi ricordo dove andai, mi ricordo solo di aver avuto freddo, ed ero arrabbiato con il mondo" dice.
"Di che notizia si trattava?" sono troppo ficcanaso.
Non sembra dargli fastidio, e dice, "mia mamma e mia sorella vennero uccise in un incidente d'auto. Quando il mio patrigno me lo disse scappai". Non dico niente, mi limito a guardarlo, è come se i ricordi gli affollassero i suoi occhi verdi. "Non sono mai andato d'accordo con mia sorella, e discutevo molto con mia mamma...ero un ragazzino problematico a scuola, ed ero la stessa cosa a casa. Mi sono sempre sentito responsabile dell'accaduto".
"Che cosa successe dopo che scappasti?" domandai sperando di spostare la sua attenzione da quel ricordo.
"Inizialmente ho alloggiato temporaneamente da amici e amici di amici...poi ho iniziato a drogarmi e ho trovato un modo di fare dei bei soldi, beh, spacciando...ero un nomade, mi spostavo dove si trovavano i soldi. Ero bravo a questo gioco, ed il signore della droga di cui vendevo la roba mi offrì un lavoro negli Stati Uniti. Ero confuso perché avevo diciotto anni ed ero uno dei leader migliori. Il signore della droga in pratica mi ha preso sotto la sua ala e mi ha mostrato come lavorare. Venne assassinato per essersi immischiato con un leader mafioso, e da cosa nasce cosa, e mi ritrovai non solo a vendere droghe, ma qualsiasi cosa nel mondo criminale. Mi sono ritrovato nella mafia, e beh, eccoci qui, vero?"
Non mi ero resa conto di quanto le nostre storie fossero simili, benché completamente diverse nei propri modi.
"Direi di sì..." annuisco.
"Credo che tutte le cose negative accadano per un motivo vero?" sorride.
Faccio spallucce, "sì, voglio dire, dipende dagli standard ovviamente".
"Penso che questo sia un buon standard" i suoi occhi sono su di me.
Sorrido dolcemente, "immagino".
Siamo entrambi pazzi, ma abbiamo finalmente trovato la pazzia in cui entrambi ci sentiamo a nostro agio. Insieme.
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The King's Den |ITA|
Fanfiction| storia originale di @HarrysLatte_ | cover credits: @translatorITA | 📚 Harry Styles, un uomo non estraneo al mondo della violenza e leader del noto gruppo mafioso La Tana del Re. Era qualcuno che deteneva il potere. Julia Esteban, una piccola raga...