Capitolo 35: L'elefante nella stanza.

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«E poi, sei sicuro che Mary sia quella giusta? Non ti darà noia, una moglie così tranquilla? E Sherlock, che fine farà?»

«Harry, per favore, non mettermi in testa più dubbi di quanto io già non ne abbia...» John si portò una mano tra i capelli e li scompigliò, frustrato, la stanza improvvisamente caotica.

«Dubbi? A cosa ti riferisci, Johnny?» Nonostante la tematica particolarmente seria, soprattutto per John, la sorella continuò a chiamarlo con il vezzeggiativo, un'aria tra la curiosità e il te l'avevo detto.

Il minore alzò il volto per guardare Harry negli occhi, aprì la bocca e si fermò, da questa uscendo solo un suono soffocato: se neppure John era in grado di affrontare la questione, di capire cosa stesse realmente accadendo, come avrebbe potuto parlarne con la sorella? E, anche se avesse provato a spiegarle quello che sentiva, ma si rifiutava di ascoltare, Harry come avrebbe potuto capirlo?
Lei era sempre stata decisa su chi fosse, cosa volesse, sin da ragazza: da adolescente capì di essere lesbica ed ebbe il coraggio di ignorare il giudizio del padre, della madre, di fare le valigie e non guardarsi più indietro.
Quel che contò e contava, per lei, era essere felice, a costo di rimanere sola, di doversi sposare e poi divorziare dopo pochi mesi di matrimonio.
Harry era sempre stata consapevole di sè stessa, guardandosi allo specchio non aveva paura di cosa potesse scoprire su di sè, perchè qualsiasi cosa sarebbe andata bene.
Dunque, avrebbe mai potuto avere tanta empatia da capire la situazione, totalmente opposta alla sua, di John?

Quest'ultimo smise quasi immediatamente di porsi quella domanda: indipendentemente dalla risposta, lui non avrebbe mai avuto la capacità e la forza di affrontare un argomento tanto sentimentale, e per un attimo desiderò essere con Sherlock, il quale sembrava capirlo semplicemente guardandolo, taceva e si limitava a far sentire la sua vicinanza. Ma sarebbe stata assurda, imbarazzante, una situazione del genere in quel momento, poichè Sherlock era uno dei punti principali tra le sue incertezze.
Gli sguardi, i tocchi, i sorrisi, le battute, i silenzi.... tutto sembrava essere vergognosamente velato di romanticismo, un costante e discreto flirt che era chiaramente reciproco.
E John non capì il perchè di quella situazione; Sherlock a parte, lui non era gay, non aveva mai provato nulla del genere per alcun uomo, dunque come poteva entusiasmarsi tanto all'idea di stare in sua compagnia?
Perchè con Mary non era così? Non sarebbe dovuto essere stato il contrario? Perchè provava più piacere nel condividere del tempo con il detective che con la sua futura moglie?

«Nulla. Non è nulla.» John finì il the in un sorso.

Harry scosse la testa, naturalmente. «Oh no, Johnny. Ora devi spiegare.» Lo seguì con lo sguardo mentre si alzava e andava in cucina, con la scusa di conservare la tazza.

Ma, pochi secondi dopo, la donna lo raggiunse nella piccola cucina, con i gomiti sul tavolo. «Non c'è nulla da spiegare, Harry. Non insistere.»

Quel che le rispose la ragazza dopo lo lasciò senza parole. «È per i sogni erotici su Sherlock, non è così?»

A John sfuggì dalle mani la tazza sporca di sapone, e per poco non la seguì nel lavandino. Si voltò immediatamente verso la sorella, uno sguardo shockato sul volto, così come quello su Harry.

«Oh Gesù, allora avevo ragione...!» Lei spalancò la bocca, sinceramente sorpresa, poi ghignò. «Lo sapevo! Lo sapevo! Non sono l'unica gay in questa famiglia! Wo-ohh!» Gridò e fece una piroetta.

John si asciugò le mani con lo strofinaccio, lanciandolo poi contro la sorella. «Di cosa diamine...!? Io-Io non sono gay! E non faccio sogni simili su She-»

Come here. • ITA Johnlock •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora