Capitolo 62: Agognato crollo.

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Nuovo capitolo! Enjoy!
Vi ricordo di lasciare una stellina e un commentino. ⭐ 💬

Scusatemi! Ho davvero perso la testa.
Il capitolo "leggermente più lungo" di cui vi avevo parlato nel capitolo precedente non è questo, bensì il prossimo!
Chiedo venia. >-<
In compenso...

Sfida: 22 stelline ed aggiorno domani. ;)

Sondaggio: Vorrei chiedervi come vi sembrano questi ultimi capitoli in quanto, revisionandoli, ho tentato di rendere le frasi più semplici e brevi.
Il testo, adesso, lo trovate fastidiosamente singhiozzante o più scorrevole?
Pls let me know (magari dopo aver letto anche questo).
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«Che succede?»

Lo sguardo di John guizzò istantaneo verso la cucina, sulla cui soglia ci stava Sherlock, nel suo solito pigiama blu.
Il detective lo studiava, immobile, una mano contro il cornicione della porta, gli occhi continuando a vagare sul dottore, ancora immobile sulla sua poltrona.
Ogni parte, frammento, cellula del corpo di John gridò no a quella vista: difficile frenare la tentazione di scattare in piedi e correre dal ragazzo, e dovette respirare profondamente più volte prima di riprendere il controllo.
Mentire a Sherlock, sulla vista del dvd, sarebbe stato inutile: pochi sguardi e avrebbe saputo ogni singolo dettaglio, e poteva già ben vedere un'espressione di puro panico farsi spazio sul volto del più giovane.
Fu questo a scuoterlo. Sherlock non si abbandonava ai sentimenti, a stento si lasciava andare all'affetto che nutriva nei confronti di John, e osservare la paura nel suo sguardo, nella sua espressione, non fu affatto un buon segno.
John, indossando presto le sue due vesti, da dottore e da soldato, cercò di ragionare, di sfruttare le conoscenze sul castano e quanto imparato da quest'ultimo per gestire al meglio la situazione.
Prima cosa: punto di vista medico. Sherlock era stato gravemente ferito durante quelle torture. Che il detective soffrisse, dunque, di un disturbo post traumatico da stress era quasi certo. Dunque, la conversazione sarebbe dovuta proseguire con calma, l'ansia domata il più possibile.
Seconda cosa: punto di vista militare. John e Sherlock condividevano il classico orgoglio personale, un po' per carattere, un po' perchè inglesi e, nel caso del soldato, perchè tale. Dunque, il castano non avrebbe reagito bene nel comprendere che John avesse visto quel video: niente pietà. Non per Sherlock.
John stesso, trovandosi al suo posto, avrebbe odiato una scenata piena di lacrime e drammatici "mi dispiace".

«Cosa hai fatto!?» Sherlock in un secondo gli fu davanti, afferrò il portatile e lo aprì. Il volto si stressò, il panico scritto a lettere cubitali sulla fronte.

John scattò in piedi, gli tolse e chiuse il portatile, e prima che Sherlock potesse scappare lo forzò a sedere sulla poltrona.

«Dove? Come hai fatto!? Hai visto Mary, non è così?» Sherlock poggiò le mani sui braccioli, cercando di spingersi in piedi, ma il soldato lo costrinse immobile, lo sguardo rigido.

«Fermo.» La voce di John giunse autoritaria e per brevi istanti parve che avessero scambiato i loro ruoli: Sherlock era sempre composto, indipendentemente dalla situazione, calmo, pacato, se arrabbiato diveniva velenoso, ma difficilmente si agitava; John, invece, seppur più riflessivo del ragazzo in termini d'azione, emotivamente era negativamente più impulsivo, se si trattava di sentimenti forti: si irritava, alzava la voce, iniziava a misurare la stanza a grandi passi. «Sherlock, fermo. Calmati.»

«Non toccarmi!» Sherlock si divincolò, stringendo i pugni, e il fatto che non avesse spinto via il coinquilino, per John, fu già un segno positivo. Lasciò la presa e rimase a guardare il detective. «Hai visto Mary! L'hai incontrata e ti ha dato il dvd! Perchè lo hai guardato?»

Come here. • ITA Johnlock •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora