Capitolo 47: Deduzioni e minacce.

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Nuovo capitolo! Enjoy!
Vi ricordo di lasciare una stellina e un commentino. ⭐ 💬

Ugh, forse son un po' pressante, ma davvero, l'unico modo che ho per capire se valga la pena continuare la storia è in base a commenti e stelline, e dispiace scoprire lettori fantasma a libro inoltrato quando propongo piccole sfide. 😔

Quindi, pls, esprimetevi tra commenti e stelline, così son anche io più motivata a continuare! 😄❤

Buona lettura!•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Il viaggiò fu particolarmente lungo, tra strade bloccate e il nervoso silenzio nel piccolo taxi.
Era giugno e la temperatura era particolarmente mite, nonostante i soliti nuvoloni bianco-grigiastri sul cielo.
Tutto fuori sembrava calmo e tranquillo, le strade trafficate quasi con ordine, i marciapiedi attraversati da non molte persone.
O almeno, John la vide così.
Arrivati di fronte il 221B, la coppia scese, ovviamente subito dopo aver pagato il tassista, e il dottore potè distinguere, tra le auto parcheggiate, quella lunga e nera di Mycroft.
Sospirò, facendosi coraggio ed andando ad aprire la porta di casa con la chiave: non vedeva Sherlock da l'altro ieri a causa del comportamento ostile del più piccolo e, qualcosa, gli suggerì che non sarebbe cambiato molto tra le mura di casa.
Lasciò passare Mary per prima e la seguì lungo la rampa di scale, sulla cui cima la donna si fermò ad aspettarlo, la porta della sala chusa.

John diede appena un colpo sulla porta, con le nocche, entrando subito dopo.
La scena che gli si presentò davanti lo fece intenerire ed infuriare allo stesso tempo.
Sherlock stava seduto sulla sua poltrona, in un morbido pigiama blu, a gambe incrociate e con una mano appena permuta sul fianco, dove si trovava la ferita.
A testa bassa, ascoltava i discorsi di Mycroft, in piedi di fronte al fratello e a braccia conserte.
Non appena la porta si aprì, però, il maggiore dei due tacque immediatamente, il suo sguardo raggiungendo la porta per poter distinguere i due ospiti.
John non potè non notare come i suoi occhi si fermarono sulla figura della bionda al suo fianco.

«Cosa sta succedendo?» John entrò posando lo zaino sul divano, rivolgendo un'occhiataccia all'uomo in piedi. «Con quale delle tue stronzate lo stai deliziando, Mycroft?»

«Non ora, John.» Sherlock gli rivolse una veloce occhiata prima di tornare a giocare con l'orlo del pigiama, il labbro inferiore appena pronunciato in un impercettibile broncio.

Mycroft sorrise soddisfatto, afferrò l'ombrello dall'altra poltrona e tirò elegantemente la giacca verso il basso, sistemando ciò che era già ben indossato. «Bene, fratellino. Ti lascio tra le mani del dottore. Cerca di collaborare e rifletti su quanto ti ho detto.»

Mary si fece da parte, entrando nella sala tenendo rigidamente le mani nella tasca, i denti impegnati a torturarsi una guancia.

«Mycroft? Impara ad usare bene quell'ombrello.» Sherlock lo guardò e arricciò appena il naso e l'altro, nonostante l'allusione fosse chiara e imbarazzante, lo ignorò uscendo dalla sala.

La porta si chiuse con un tonfo e John si lasciò cadere sul divano. «Come ti senti?»

«Mh?» Sherlock alzò il volto per guardarlo, gli occhi decisamente più attenti e reattivi rispetto all'ultima volta che lo aveva visto. «Oh. Bene. Son riuscito a ricattare Greg e a fargli cancellare quel video che mi ha fatto in ospedale.» Accennò un leggero sorriso e John non potè non ricambiarlo, rilassandosi nel vedere il castano di buon umore. «Prepara del the. E scendi di sotto, dalla signora Hudson. Ha fatto dei biscotti allo zenzero. Prendili.»

John lo guardò qualche secondo, sospirò esasperato e andò in cucina, mettendo il bollitore pieno d'acqua sui fornelli.
Nell'appartamento regnò il silenzio, Sherlock sulla poltrona impegnato a giocherellare con un filo che pendeva dal pigiama, Mary invece taciturna sul divano.
Il dottore lanciò un'ultima occhiata ai due, uscendo poi dalla stanza e avviandosi di sotto. «Arrivo tra poco!» Nessuno dei due rispose.

Come here. • ITA Johnlock •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora