Capitolo 77: Le nostre cicatrici.

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Nuovo capitolo! Enjoy!
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Ancora una volta, vi ricordo di leggere (e votare) i due capitoli precedenti!
Alcuni di voi non li hanno letti, quindi state attenti, o potreste non capire nulla di quanto scritto in questo! ^^
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Si baciarono ancora, tra carezze e sorrisi timidi, le coccole cessando quando Sherlock si mise a sedere, pensieroso.
John lo lasciò fare, steso e coperto fino al bacino dalle lenzuola, e posò una mano sulla coscia del ragazzo.
Sherlock rabbrividì impercettibilmente, le braccia sistemate dietro per reggersi pigramente seduto.

Il dottore si abbandonò ancora al tepore del letto, la mente tornando a rivisitare la sera precedente, e decise che non avrebbe più parlato con Sherlock di Mary. O, almeno, non per il momento: la bionda, andandosene, aveva lasciato una ferita aperta, di cui ancora non ne capivano l'intenzione. E, forse, non l'avrebbero mai compresa.
Anzichè discuterne con Sherlock, ne avrebbe parlato con qualcuno di competente, le parole di Mycroft ancora nella sua testa:

"Perchè è questo che è solito fare, dr Watson. Scappare."

"Con ogni problema della sua misera vita. Una famiglia danneggiata? Scappa da casa. Problemi nell'identificazione del suo orientamento sessuale? Scappa da decine e decine di donne. Questioni di diversa natura con Sherlock? Scappa."

"Scappa da Mary."

"Scappa su un altare."

"Scappa come un coda-"

Chiunque fosse il rapitore, se le intenzioni furono davvero quelle di tentare di far allontanare Sherlock e John l'uno dall'altro, prendere posto a delle sedute avrebbe certamente aiutato a prevenire quell'orribile scenario.
Perchè, quell'uomo, M, sapeva quel che stava facendo e lo aveva dimostrato la sera prima: basti pensare alla reazione di Sherlock alle accuse, tristemente fondate, di Mycroft, e, poi, a letto.

In merito a quest'ultimo punto, John, ora lucido, si mise a riflettere sui ricordi confusi del loro rapporto, le lacrime calde di Sherlock su tutto il volto, singhiozzi che mai aveva sentito uscire da quelle labbra.
Gli era capitato molte volte, nella sua vita sessuale, di incontrare partner, in principal modo per chi fosse la prima volta, che scoppiassero a piangere durante l'atto o l'orgasmo, sensazioni nuove ed intense a invaderle.
Se le prime volte si era bloccato, terrorizzato dall'idea di aver commesso qualcosa di atroce, con la maturità aveva preso consapevolezza di queste possibili reazioni: quando accadeva, rallentava e le baciava, o le accompagnava durante l'apice con dolci parole, e continuava fino a calmarle.
Avrebbe voluto fare lo stesso con Sherlock, baciarlo durante l'orgasmo per soffocare quei singhiozzi, ma l'atmosfera era stata bollente, dolorosa, e persino i suoi occhi avevano preso a pizzicare.

Del resto, erano reduci di un lutto, di un rapimento, una sparatoria, il trauma della vista di quella piccola bambina, e a pensarci, John, si chiese come i due potessero aver trovato la voglia e la forza di consumare un rapporto dopo una serata simile.
La risposta, però, giunse da sola: l'attesa.

Una dolorosa, agonizzante, attesa, durata anni prima che i due si potessero trovare e stringere, settimane dopo l'inizio definitivo delle loro effusioni.
E quando quella sera, coinvolti in una sparatoria, il terrore di perdersi aveva abusato di loro ancora una volta, l'adrenalina, dormiente durante la visita di Mycroft, esplose una volta rimasti soli.
John strinse istintivamente la mano sulla gamba di Sherlock, come volendosi assicurare che fosse ancora lì, e il detective dovette percepirne l'agitazione, perchè girò il volto per studiarlo, gli occhi stanchi ma attenti.

Come here. • ITA Johnlock •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora