Chapter 8

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Il Diamonds era senza dubbio il casinò più grande e più lussuoso di tutta Los Angeles. Era un enorme palazzo di circa trenta piani, c'erano quelli appositamente per il gioco, ma questa struttura prestava anche servizio di spa, camere in affitto, appartamenti per i proprietari e tre piani dedicati esclusivamente per la collezione d'auto di Kevin Hunter, il proprietario di tutto questo.

Senza dubbio la parte che più amavo del Diamonds era l'enorme terrazza. Da lì avevi libera vista all'intera città e poi vista da quell'altezza Santa Monica sembrava tutta un altra storia.

Appena entrammo subito il suono della musica elegante si fece presente e senza neanche avere il tempo per respirare si avvicinò una ragazza vestita in smoking che ci offrì dello champagne.
"Mio Dio potrei abituarmici a tutto questo" sorrise Camille sorseggiando dal suo bicchiere di cristallo
"Immagina vivere qui, sarebbe una figata assurda" annuì Liam

Ero l'unica ad odiare tutto questo.
Ma come biasimarli? Io ci ero cresciuta in ambienti del genere.
Non mi soffermavo mai a parlare del mio cognome, ma sul serio mio padre era uno dei maggiori imprenditori di tutta Los Angeles se non il più grande. Da bambina prendevo spesso parte a tutto ciò, i miei mi costringevano e anche quando la mamma andò via io continuai a prendervi parte con Alex e mio padre, lui ci teneva a fare buona impressione.

Ricordo ancora la prima volta che misi piede in questo posto, avevo 4 anni e tutto mi sembrava decisamente più grande visto con occhi di una bambina. Mi sembrava tutto così bello, come il castello di una principessa, ma era anche noioso, c'era davvero ben poco da fare per una bambina qui.
Ora invece avevo realizzato, che tutto questo lusso, più che un castello mi sembrava una prigione.

"L'asta si terrà al ventisettesimo piano" esclamò Camille guardandosi intorno
C'erano i volti più conosciuti dell'intera California, qualche attore famoso straniero, gran parte di ricchi figli di papà e imprenditori di ogni campo. Tutti vestiti impeccabilmente e con quegli sguardi da superiori. Ridicoli

La prima mezz'ora passò abbastanza tranquillamente. Girammo per la grande sala provando qualche slot machine e assaggiando i vari drink che servivano li.
"Ho perso di nuovo" si lamentò Liam sbuffando
"Mi sono appena innamorato" sentii dire da Cameron e mi voltai seguendo il suo sguardo curiosa dalle sue parole
"Però" fischiettò Liam approvando le parole dell'amico

Stavano ammirando la lussuosissima auto rossa sportiva posta al centro della sala. Era piazzata su un grosso piano rotondo che girava facendo girare anche l'auto ferma sopra di essa.
"Megan assaggia questo" Camille mi passò un bicchiere contenente un liquido rosso e lo mandai subito giù anche se l'odore sapeva di menta, e ripeto, io odiavo la menta
Feci una smorfia e feci ridere Cameron e Liam che mi presero in giro per la mia infantilità
"Dai andiamo all'ascensore, tra un po' inizia l'asta e non voglio perdermela" esclamò Camille entusiasta mentre noi annuimmo per poi seguirla

"Megan Wood" Mi voltai nel sentirmi chiamare e per poco non mi venne un calo di pressione quando vidi la vecchia signora Potter fasciata in un vestito nero floreale elegante e un cappello grande quanto tre volte la sua testa
La signora Potter non era altro che la moglie di uno dei più viscidi imprenditori della città, gestivano una grossa catena di hotel.
Era una signora davvero odiosa, sempre con la puzza sotto il naso e pronta a sparlarti alle spalle inventandosi i migliori racconti del mondo
La odiavano tutti a dire il vero, costretti a invitare il marito dovevano subirsi anche lei, ma non ricordo singola persona che mi abbia parlato bene della vecchia megera, era davvero presuntuosa ed arrogante

"Buonasera signora Potter" accennai cordialmente con il capo
"Cosa ci fai qui? Non mi sembra di aver visto tuo padre" si accigliò
"Questa sera sono venuta qui con i miei amici. Mio padre è in viaggio d'affari" le spiegai cercando di non dare in escandescenza
"Megan, vieni?" Domandò Cameron incitandomi a raggiungerlo verso l'ascensore che si era appena aperta
"Mi scusi signora Potter ma devo raggiungere i miei amici" mi scusai con un sorriso e mi voltai senza darle il tempo di dire altro
"Salutami i tuoi genitori quando li vedi" la sentii dire e mi bloccai sui miei passi, mi voltai lentamente e con visibile confusione sul volto
"Come scusi?" Sussurrai appena
"Come non lo sai?" Si coprì la bocca con le mani con fare visibilmente teatrale "tua madre è tornata in città, sembra che lei e tuo padre si siano visti per parlare" esclamò e io sentii d'un tratto le gambe cedere

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