14 - Past

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«Non dice nulla a proposito di omicidi avvenuti in grandi case bianche su questo sito, a meno che - maledizione!»

Sarah si voltò di scatto, fermando improvvisamente le dita sulla tastiera. «È successo anche a te?» si informò abbattuta. Aveva un tono piatto e il viso scarno. Mangiavamo poco o niente da quattro giorni e avevamo dormito anche di meno.

Annuii con un grugnito. Mantenni gli occhi puntati sulla schermata bianca, dove il solito dinosauro nero era accompagnato dalla scritta "offline". Andrew aveva interrotto Internet per l'ennesima volta. Ci lasciava pochi minuti di tempo - sette, per la precisione - dopodiché tagliava il segnale per almeno due ore, le quali potevano anche prolungarsi a suo piacimento. Posai la fronte sul palmo della mano, senza smettere di fissare lo schermo. Erano già le cinque del pomeriggio e tutto ciò che eravamo riuscite a scoprire fino ad allora era una lista di persone uccise in casa propria. Avevamo trovato un centinaio di nomi, ma solo pochi di essi appartenevano a una coppia e praticamente nessuno era stato decapitato per essere utilizzato come articolo di arredamento. Per non parlare dell'uomo dai baffi grigi, di cui dovevamo scoprire la fine, e del bambino, che sembrava introvabile. Più come se le informazioni fossero state eliminate da ogni sito che perché non ci fossero mai state, in realtà. Un caso del genere, se fosse stato reale come immaginavo, non sarebbe certo stato taciuto, a meno che qualcuno non fosse intervenuto a zittire la stampa. O meglio, avesse cancellato ogni prova.

Sarah spostò la sedia vicino a me. Le rotelle strisciarono sul parquet e un sospiro lasciò le sue labbra. «Stiamo facendo l'ennesimo buco nell'acqua, vero?» mormorò.

La guardai attraverso le dita della mano. L'aula informatica era buia, tranne per la luce azzurrognola proveniente dai salvaschermi, e il viso della mia amica sembrava ancora più emaciato di quanto fosse realmente. Sembrava quasi malata. Fissai le sue iridi chiare e lucide e non potei fare a meno di imprecare fra me e me per la situazione in cui avevo condotto tutte loro. Se solo fossi stata più gentile, meno aggressiva e fredda, se solo non avessi discusso con Andrew quella mattina da cui sembravano passati secoli, forse ora saremmo ancora nella nostra camera a studiare e lamentarci dei professori più esigenti. Di certo non ci saremmo trovate davanti a due computer inutilizzabili, nel tentativo di risolvere un indovinello impossibile per salvare la vita di una ragazza innocente. «Se intendi il fatto di cercare "omicidi in case bianche" sì, è un buco nell'acqua.»

Sarah sospirò ancora una volta. Si allontanò i capelli dal volto con un gesto brusco e riprese il file di testo che avevamo compilato con gli scarsi risultati delle nostre ricerche. «Per il momento abbiamo solo due casi che potrebbero condurci sulla strada giusta: i coniugi Shelley, che sono morti in una piccola cittadina del Texas in circostanze misteriose. Non sono specificate le condizioni in cui hanno trovato i corpi, quindi è possibile che siano stati, sì... decapitati» deglutì. «Avevano un figlio, che è stato ritrovato morto poco lontano dalla casa»

«Ma non c'è nessun riferimento all'uomo coi baffi» aggiunsi.

«No» concordò lei. Scese più in basso, verso la fine della lista. «E poi abbiamo i Finnegan. Marito e moglie decapitati in un incidente agricolo. Non ho idea di come sia potuto accadere, quindi immagino si tratti di omicidio. I giornali non ne parlano molto però.»

«Avevano figli?»

Sarah scrollò le spalle. «Non è specificato.»

«Non è specificato nel senso: non ne avevano e i giornalisti non si sono posti il problema di dirlo, o nel senso: qualcuno ha nascosto la loro esistenza?» insinuai. Congiunsi le mani sul ventre e chiusi gli occhi per riflettere. Qualcosa non quadrava in tutta quella faccenda.

«Non vedo come potrei saperlo» rispose Sarah. Sentii la sua voce assumere un tono aspro. Cominciava a covare rancore nei miei confronti, come Charlotte prima di lei. Mi chiedevo soltanto quanto ci avrebbe messo a odiarmi. Sapevo fin dal principio che sarebbe successo, ma dovevo ammettere che faceva più male di quanto pensassi.

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