«È mattina» mormorai.
Sarah e Charlotte si voltarono verso di me. I loro volti erano emaciati, pallidi come neve. Avevano entrambe un'espressione di terrore misto a confusione. Passai lo sguardo dalle iridi chiare di una a quelle scure dell'altra, come a voler trovare una traccia di vita in fondo alle orbite vuote.
La luce bluastra del sole faceva capolino dalla piccola finestrella rettangolare, posta in alto sulla parete, ma non bastava per togliere all'ombra il dominio sulla stanza. Avevamo optato per nasconderci in modo temporaneo in uno sgabuzzino di servizio, uno di quelli usati dai bidelli. Eravamo stanche, nonostante il sonno forzato, e questo era l'unico motivo per cui avevo ceduto alla loro richiesta. Presto avremmo dovuto levare le tende.
«Lo vediamo anche noi, Kay» mi rispose dopo alcuni istanti Charlotte. Aveva un tono aspro. Probabilmente era ancora arrabbiata con me per il nostro precedente scambio di battute. Non che mi importasse. La sua amicizia non era certo il mio problema principale al momento.
Allungai lentamente la gamba ferita davanti a me e vidi le garze già pregne di sangue sotto allo strappo nei jeans. Avrei dovuto cambiarle. Scossi le spalle e tirai la stoffa blu più in basso per coprire la vista nauseante. «Intendevo dire, oggi è il terzo giorno. La filastrocca, ricordate? Il terzo giorno qualcuno scompare. È quello che è successo. Avremmo dovuto prestare più attenzione a quella stupida canzoncina per psicopatici in fasce.»
Sarah raddrizzò la schiena. In un'altra situazione, così circondata da un trono di scope e secchi di metallo, sarebbe sembrata ridicola. Strinsi le labbra e mi obbligai a rimanere concentrata sul presente. Un presente in cui rischiavo di contrarre una febbre mostruosa da un momento all'altro, in cui le vite di due ragazze, più la mia, erano nelle mie mani e in cui un ragazzo apparentemente noioso ci teneva sotto torchio, uccidendoci una alla volta. Osservai Sarah riflettere sul da farsi. Conoscevo quello sguardo, la ruga di concentrazione in mezzo alle sopracciglia fulve e il labbro inferiore sporto in avanti, stretto fra indice e pollice. «Oggi non ucciderà nessun'altra» insorse lei alla fine. Sollevò lo sguardo su di noi, che la fissavamo in attesa. «Abbiamo un giorno per organizzarci. Per trovare un nascondiglio sicuro.»
Sospirai e mi lasciai ricadere contro la parete rivestita di scaffalature, fra prodotti per pulire e stracci usati. Speravo in un piano migliore. «Dubito che ci lascerà del tempo libero, Sarah. Forse non ci ucciderà, perché la sua piccola mente malata gli impone di aspettare, ma avrà sicuramente qualcos'altro in mente a cui sottoporci. Come la faccenda di quel ragazzo, Jacob. Si diverte come uno scienziato con le sue cavie. Sta testando fino a quando riusciremo a sopravvivere senza impazzire.»
Charlotte sbuffò una risata amara, per poi incrociare le braccia sul petto. Non lo disse apertamente, ma potei percepire il suo astio con una chiarezza palpabile. La scrutai con attenzione mentre si chiudeva le ginocchia fra le braccia, stringendole a sé come se fossero un'ancora di salvezza. La sua voglia di vivere spruzzava da ogni poro ed era così disgustosamente vivida per me, già consapevole di cosa sarebbe accaduto, che non potei trattenere una smorfia. Lei dovette notarla, perché nel suo mutismo forzato si lasciò sfuggire un insulto a mezza voce.
Mi sporsi verso di lei. «Cosa c'è adesso, Charlotte? Credi che l'idea di Sarah sia realizzabile?» la punzecchiai. «Non è nemmeno un piano vero e proprio. Non sapremmo da dove iniziare. Finiremmo per continuare a spostarci finché lui non deciderà cosa fare, lo sappiamo tutte.»
«Perchè tu hai idee migliori, Kay?» urlò a quel punto la ragazza, alzandosi in piedi. Lo spazio era angusto, stracolmo, e sebbene lei non fosse molto alta sembrava quasi minacciosa in quella posa, mentre strillava tutta la sua paura e la sua frustrazione. Non mi preoccupai troppo. Andrew ci avrebbe trovate anche senza le sue grida. Forse sapeva già dove fossimo e ci stava ascoltando. «Le tue idee non ci sono state certo di aiuto al momento. Sembra quasi che tu sia d'accordo con lui! Proponi di fare il suo gioco, non fai nulla per difenderci. E poi lui continua a scriverti e a parlarti. Qui qualcosa non quadra e tu non mi convinci affatto!»
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Seven days
HorrorSette giorni ha una settimana sette giorni hai per non morire. ll primo giorno ti svegli di scatto per poi guardare sotto al tuo letto. Il secondo giorno non sai cosa fare il mistero è profondo, non ti puoi salvare. Il terzo giorno qualcuno scompar...