Alla fine avevo deciso di nascondermi. Non era tanto che mi illudessi di essere davvero al sicuro, non dopo le decine di filmati che avevo visto nei sotterranei, quanto perché avevo bisogno di calma per ideare un piano di azione. L'unico luogo in cui potevo essere certa di non venire spiata ormai era la mia mente.
Mi ero raggomitolata in uno sgabuzzino per le scope. Ci avevo impiegato ore per trovare la strada di ritorno dalla grotta e quando ero finalmente uscita dal passaggio segreto l'improvvisa ventata di ossigeno pulito mi aveva investito i polmoni come un'onda d'urto. Avevo sentito la testa girare. Mi era sembrato di trovarmi su una giostra, ma presto un lampo di realizzazione mi aveva riportata con i piedi per terra. Avevo soltanto guardato fuori dalla finestra per trovare un'immagine a cui aggrapparmi, ma il cielo scuro e impenetrabile della sera mi aveva riso in faccia con cattiveria.
Mi ero subito fiondata fuori dalla stanza per cercare un orologio, sebbene barcollassi ancora e la gamba ferita sembrasse essere più calda, infiammata dallo sforzo. Ne trovai uno in corridoio e impallidii nel leggere i numeri luminosi. Erano già le otto di sera. Un crampo di fame mi fece contrarre lo stomaco, come se solo vedendo la prova tangibile del tempo trascorso senza mettere nulla sotto i denti mi fossi ricordata di dover mangiare. Scossi la testa e cercai di non pensarci. Non ancora. Dovevo resistere ancora per qualche giorno, o almeno qualche ora. Dovevo prima trovare Sarah.
Fu così che decisi di fermarmi in quello stesso ambiente, chiudendomi a chiave nel primo stanzino disponibile. Facendomi spazio fra detergenti e secchi di plastica riuscii a ritagliarmi un quadrato di pavimento in cui sedermi e allungare la gamba dolorante. Massaggiai distrattamente la pelle bollente intorno alla fasciatura e sospirai fra me. Allora, Kay, idea numero uno: torni nella tua vecchia camera e controlli che Sarah sia ancora lì. I rischi sono di fare un viaggio a vuoto e di finire dritta fra le braccia di Slow. Storsi la bocca. Decisamente da evitare. Idea numero due: torni nella camera di Andrew e usi le sue telecamere per localizzarlo. Certo, sempre che lui non sia già lì. Emisi un lamento esasperato. No, così non andava. Dovevo pensare a qualcosa di più efficace, ma al tempo stesso più semplice e con meno rischi. Ma cosa?
Avevo lo sguardo perso nella penombra sull'etichetta colorata di una bottiglietta di detersivo per i pavimenti, quando spalancai gli occhi. Spostai gli occhi sulla benda sporca di sangue e sudore che mi stringeva la coscia. Un piano folle, decisamente folle, si stava delineando nella mia mente in modo sempre più vivido. Cercai di respingerlo, ma continuava a tornare indietro come un frisbee. No, Kay. È una pessima idea. Una pessima, pessima idea. Eppure...
Mi nascosi la faccia fra le mani. I palmi spellati erano ruvidi e sporchi. Mi sentivo orribile e disgustata da me stessa e per un attimo mi abbandonai all'immaginazione. Per un attimo non mi trovai più in quello sgabuzzino, assediata da un assassino senza scrupoli, ma ero tornata nella mia camera, mentre mi lamentavo per i troppi compiti e sognavo di fuggire dall'inferno che reputavo essere la mia vita. Oh, come mi sbagliavo all'epoca. Ero stata così stupida. Questo era l'Inferno. E Andrew era il Diavolo in persona.
Fu il pensiero di Sarah, ancora una volta, a liberarmi dai miei rimuginamenti. Sarah e il suo tempo che stava per scadere. Nello stesso istante l'idea che avevo tanto cercato di scacciare tornò prepotentemente a farsi strada nel guazzabuglio di immagini che affollava la mia testa. Era un piano talmente rischioso da andare contro a ogni presupposto che mi ero fissata di rispettare. Non era sicuro, non mi garantiva alcuna riuscita e oltre a mettere in pericolo Sarah avrei potuto mettere in pericolo anche me stessa. Ma, replicava una parte di me che non pensavo di avere, avrebbe anche potuto garantirmi la vittoria. La vittoria.
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Seven days
HorrorSette giorni ha una settimana sette giorni hai per non morire. ll primo giorno ti svegli di scatto per poi guardare sotto al tuo letto. Il secondo giorno non sai cosa fare il mistero è profondo, non ti puoi salvare. Il terzo giorno qualcuno scompar...