Una luce accecante mi ferì le pupille. Vidi rosso per alcuni, lunghi secondi, prima di capire di dover aprire le palpebre. Lo feci con fatica. Sentivo dolore in ogni angolo del mio corpo e un cerchio fastidioso alla testa mi impediva di sollevarla dal suolo. Suolo? Mossi una mano lentamente e percepii sotto i polpastrelli la consistenza fredda e ruvida di un pavimento in pietra.
Un dolore improvviso al fianco mi fece gemere. Un calcio. Qualcuno mi aveva appena dato un calcio, ma la luce bianca appesa sopra la mia testa mi offuscava la visuale. Mi raggomitolai su me stessa nel tentativo di proteggermi dai colpi. «C -chi...»
«Risparmia il fiato, non c'è bisogno di chiedere. Sai perfettamente chi sono» rispose una voce derisoria alle mie spalle.
Richiusi gli occhi e presi un respiro profondo per calmarmi. La consapevolezza di avere Andrew Slow a pochi passi da me si stava pian piano costruendo nella mia mente, un tassello alla volta. Era un avvenimento così improbabile, così insperato, da lasciarmi esterrefatta. Socchiusi le labbra di nuovo, sentendole secche e sanguinanti. «Allora ho - ho vinto?» gracchiai. Non mi sembrava vero. Non poteva essere così semplice. Perché si stava mostrando a me prima della fine del gioco?
Una risata divertita si espanse nello spazio e mi riempì le orecchie, replicata per mille volte. A quel suono qualcosa dentro di me si ruppe: ogni speranza che si era accesa come una lampadina nel mio petto esplose in piccoli frammenti di vetro incandescente. No, non avevo vinto. Non era ancora finita. Ma allora come spiegare quel cambio di programma? A meno che...
Mi si chiuse la gola per il terrore, mentre una sensazione di panico strisciante mi faceva rizzare i peli sulle braccia. Non poteva essere. Ma se così era... «Che giorno è?» balbettai. Ormai ero sull'orlo delle lacrime.
Andrew ridacchiò ancora per qualche secondo prima di riprendere la parola. Lo sentivo muoversi dietro la mia schiena, ma ero troppo dolorante per voltarmi e la luce non mi permetteva di aprire gli occhi a lungo. Forse non volevo vederlo. Non volevo realizzare la verità della mia situazione. «Domanda interessante. Non pensavo saresti arrivata a pormela così in fretta. Sinceramente, in questi ultimi giorni hai dimostrato un'inventiva che non mi sarei mai aspettato da parte tua e ho dovuto riprogrammare alcune cose. I miei complimenti, Kay, hai subìto un'evoluzione promettente. Peccato» mormorò poi in tono più basso. «Peccato che non basti.»
Singhiozzai fra me. Ero stanca, troppo stanca per reagire ancora. Il mio ultimo piano si era sgretolato ben prima di iniziare. Se quello che avevo pensato fosse stato vero non avrei avuto più alcun motivo per lottare. «Che giorno è?» domandai di nuovo, a voce più alta, sebbene spezzata dalle lacrime.
«Mi aspettavo in realtà che tu corressi a liberare la tua amica dal lupo cattivo con la tua solita testardaggine e impulsività. Ho visto dalle registrazioni delle telecamere che hai trovato il mio rifugio e che hai assistito al momento in cui l'ho rapita. Sono stato tanto gentile da evitarti uno spettacolo così spiacevole di persona, ma d'altra parte fai sempre di testa tua. Colpa mia. Tuttavia questo tuo nuovo piano, per quanto ridicolo, mi ha sorpreso. Ho dovuto ricorrere a forze superiori per risolvere il problema che mi hai creato senza dover modificare il mio gioco. Certo, avrei potuto uccidere Sarah fin da subito e risparmiarmi la fatica, ma io sono un giocatore onesto e non ci sarebbe stato gusto. Eppure anche in questo modo mi hai sorpreso. Vuoi sapere perché?»
«No» ringhiai. Strinsi i pugni sul viso umido e cercai di colpire il ragazzo scalciando, ma i muscoli delle mie gambe sembravano non collaborare alla stessa velocità dei miei pensieri. Gli avrei chiesto che cosa mi aveva fatto per ridurmi a quel bozzolo inutile di carne e ossa, ma il solito pensiero mi si ripresentò con forza sulla lingua. «Che giorno è, Slow?»
Lo sentii sbuffare frustrato. Alcuni rumori si susseguirono alle mie spalle, come se stesse spostando dei fogli e vari oggetti in metallo, ma alla fine riprese. «Vedi? Sei tornata a essere la solita insopportabile spina nel fianco. È noioso giocare con te. Comunque ci sto arrivando. Dicevo, dopo che ti ho stordita mi hai sorpreso di nuovo, sai perché? Perché non curando la tua ferita alla gamba e venendo scossa dalla forza occulta del carillon di mia madre la tua infezione è peggiorata e sei rimasta in preda alla febbre per un giorno intero. Un inconveniente davvero, davvero scocciante. Mi sono annoiato oltre ogni dire.»
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Seven days
HororSette giorni ha una settimana sette giorni hai per non morire. ll primo giorno ti svegli di scatto per poi guardare sotto al tuo letto. Il secondo giorno non sai cosa fare il mistero è profondo, non ti puoi salvare. Il terzo giorno qualcuno scompar...