CAPITOLO 14

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Eloise era stata una codarda per tutta la sua vita. Non aveva fatto altro che evitare le scelte scomode e proseguire su strade certe, che l'avrebbero portata esattamente dove si aspettava di arrivare. Lei lo chiamava "saggezza", quel suo modo di vivere. Era grazie alla sua meticolosità di scelta che era arrivata a ventitré anni con la testa sulle spalle, un'ottima laurea e dei rapporti con fondamenta solide. Non aveva mai lasciato niente al caso.

Aveva programmato tutto: il suo percorso da studentessa, il lavoro che poi avrebbe cercato, le amicizie che avrebbe stretto e le persone che avrebbe evitato. E, fino ad allora, le era sempre andata bene. Così splendidamente da pensare che fosse lei l'unica artefice del suo futuro, senza mettere in conto gli imprevisti che sarebbero potuti sopraggiungere. Il primo di questi era stato il trasferimento in Irlanda, che aveva spazzato via qualsiasi cosa avesse costruito in quegli anni.

Il secondo imprevisto era stato incappare in un mondo soprannaturale di cui ancora non sapeva molto. Il terzo era stato salvare Liam e mettere a repentaglio la propria sicurezza.

Fu a questo che pensò mentre le scarpe da ginnastica slittavano sul pavimento sporco di pioggia e fango. Da quando era così audace? Non era mai stata un asso negli sport, e a dirla tutta odiava incorrere nello sforzo fisico. La sua resistenza era pari a quella di una donna anziana, ma tutto sommato pensò che in quel momento avrebbe fatto a meno delle lamentale che i suoi muscoli le stavano inviando. Aveva scelto di svoltare verso destra, lontana dalla strada che il nipote di Alice aveva preso.

Sperava vivamente che Liam riuscisse ad avvisare qualcuno. Il pensiero che l'antipatia nei suoi confronti da parte degli abitanti di St. Plate fosse così grande da lasciarla in pasto al Lupo, però, la mise a disagio. Era una possibilità stupida ma non scontata. Abbassando la testa evitò di colpire l'insegna di un bar. Macinava metri come mai avrebbe pensato di poter fare, e sebbene iniziassero a dolerle le costole non si sentiva così fiacca come aveva pensato. Forse era l'effetto dell'adrenalina.

«Cazzo.» Dovette frenare bruscamente la sua avanzata nel momento stesso in cui notò il chiudersi del vicolo e l'innalzarsi di un muro. «Oh, non ancora.» Sbuffando sonoramente poggiò i palmi delle mani sul muro e strinse i denti. Non poteva tornare indietro, non ora. Non quando il Lupo le stava ormai a qualche metro di distanza a soppesarla come fosse della carne appesa ad uno spiedo. Si guardò attorno senza mai distogliere troppo l'attenzione dall'animale, alla ricerca di qualcosa che potesse tornarle utile.

Aveva già vissuto una situazione simile, e per quanto il sangue le ribollisse di paura la sua mente continuava ad elaborare metodi (che fossero improbabili o meno non le importava) che avrebbero potuto salvarle la vita. Allungò la mano verso il pezzo mancante d'una trave, completamente scheggiata e appuntita. Se la sarebbe fatta bastare.

***

«Come va la testa?» Neal fece retromarcia, posizionando un braccio sul sedile di Kael. L'amico si era offerto di andarlo a prendere proprio quella mattina, e lui non aveva avuto la forza necessaria per dissentire. Gli aveva proposto una visita veloce da Deborah, per accertarsi che il malore del Segugio fosse qualcosa di normale e non uno dei sintomi che aveva spinto Jèremias ad attaccare Eloise.

Dopotutto, il declino del ragazzo era iniziato con un'appena accennata febbre. Per un Mannaro ammalarsi era raro, quasi impossibile. I due avevano trovato la situazione talmente insolita da voler ricorrere all'aiuto della Guardiana, che qualcosa doveva pur saperne. Il timore di Neal era che Kael stesse passando gli stessi stadi del virus che aveva colpito il commesso del Gil's appena qualche settimana prima.

«Come prima.» Gli sembrava che qualcosa continuasse a martellare all'interno della sua testa. Il resto del tragitto lo passarono in silenzio. Entrambi avevano bisogno di un po' di pace, e di riposo. Odiavano ammetterlo ma la situazione, negli ultimi tempi, era diventata insostenibile. Persino Kael -che dagli affari del branco si teneva ben lontano- percepiva la tensione che aleggiava per St. Plate, rendendo nervoso anche lui.

WOLF'S HOWL | In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora