CAPITOLO 18

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Quei due, alla fine, avevano optato per un film. Ad Eloise era quasi del tutto passato il sonno, e Kael si sentiva più sveglio e reattivo di prima. Aveva ricevuto una chiamata da Neal poco prima che si imbarcasse, ma non gli era stato riferito nulla che valesse la sua attenzione. Probabilmente, pensò, l'avrebbe fatto quando sarebbe tornato in Irlanda. Deborah aveva ancora una volta provato ad attaccar bottone con lui, eppure aveva riattaccato nel momento stesso in cui Eloise aveva chiesto se volesse cambiare canale.

La cosa non gli era dispiaciuta, ma prima che riuscisse a concentrarsi per bene sul film che la ragazza aveva scelto gli ci volle mezz'ora. Inutile negarlo: da una parte vi era la preoccupazione per ciò che l'amico gli avrebbe detto l'indomani, ma dall'altra parte, a distrarlo, vi era la presenza rumorosa dell'italiana.

E, sebbene lei non stesse parlando -troppo presa dal film horror che avevano messo- trovava la sua presenza chiassosa, come se urlasse. L'odore di Eloise sembrava annebbiargli la mente ogni volta che respirava, e ciò non faceva che distrarlo e mettergli agitazione. Non capiva come un profumo potesse destabilizzarlo a quel modo, ma succedeva e lui non riusciva a trovare un rimedio. A dirla tutta, non voleva nemmeno.

Fu un suo urlo a farlo scattare sul divano, riportandolo nel mondo reale, lontano dai suoi pensieri. Con le mani a reggergli la felpa e l'espressione terrorizzata, Eloise osservava quasi febbricitante la faccia completamente insanguinata di un uomo riverso sul pavimento. La risata che gli crebbe nel petto fu rumorosa come poche, tanto da scuoterlo. Aveva una faccia così buffa che trattenersi risultava impossibile.

«Sei proprio 'na bambina, cazzo!» Non fu in insulto, e lei non lo prese come tale. Poche settimane prima le sarebbe servito come pretesto per litigare, ma non lo fece. Abbozzò una smorfia e mise indietro il film di qualche secondo, di modo che anche lui potesse vedere ciò che l'aveva spaventata: il cadavere visto poco prima era caduto in terra nel momento in cui il protagonista aveva aperto la porta dell'armadio.

«Mi sono presa un dannato infarto. Mica me l'aspettavo che un morto sarebbe caduto da un armadio.» Enfatizzò l'ultima parola come se fosse potesse aiutarlo a capire, ma più che trovare la scena spaventosa, Kael, la ritenne buffa. «E smettila di ridere!» Eloise alzò una mano ed usando tutta la forza che aveva nelle braccia lo colpì sul petto, spingendolo sul divano. Assieme a se stesso, il Segugio trascinò anche lei senza nemmeno volerlo.

Le guance le si arrossarono in meno di un secondo e la stessa cosa successe a lui, ma con meno intensità.

«Eachtrach?» Avrebbe voluto farlo sembrare un richiamo, ma suonò più come una domanda. Cosa avrebbe potuto aggiungere? Non lo sapeva. Si sentiva la gola completamente arsa e la pelle, laddove lei era poggiata, bruciare come fosse fuoco incandescente.

«Si, Kael?» Fu una delle prime volte in cui Eloise lo chiamò per nome. Aveva lasciato da parte l'idea di dargli del cane o di chiamarlo "Segugio". Stava quasi iniziando ad apprezzare il soprannome con il quale la chiamava. Il ragazzo sbuffò dalle narici e distolse lo sguardo per un attimo, prima di riportarlo sul viso pallido e stanco della ragazza. Anche così, le sembrò bellissima.

Non più banale, bruttina, stanca. Ma bella. Gli sembrò messa a nuovo, illuminata di una luce nuova, completamente stupenda e particolare. Infilò una mano fra i suoi capelli e, quasi strattonandola con forza, la baciò.

***

Neal entrò a casa con le occhiaie che gli arrivavano al mento, un muso appeso e lungo, ed una fame tremenda. Non era stato tanto il viaggio, a sfinirlo, quanto l'aria tesa che si era creata in aereo. Deborah non era stata di compagnia, ma anzi, si era rabbuiata e forse lui ne aveva capito il motivo: Eloise e Kael. A St. Plate era noto a tutti che la Guardiana avesse avuto da sempre un debole per il Segugio, pur essendo rifiutata in ogni modo possibile.

WOLF'S HOWL | In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora