La storia è in continua revisione, per cui la storia ed i capitoli potrebbero subire diverse variazioni. Buona lettura.Eloise spense la luce della piccola lampada poggiata sul comodino; infilò i piedi al di sotto delle coperte e se le tirò fin sopra il mento, nascondendo un lungo sbadiglio nel cuscino appena lavato. Quella stanza, quegli odori, le parvero qualcosa di nuovo e di assolutamente mai sentito prima. Era abituata alla lavanda, lei. A quell'odore dolce e pungente che circondava non solo le coperte del letto ma anche l'intero condominio nel quale viveva. Quel trasferimento così repentino era stato presso a poco qualcosa di inaspettato e di orribile.
Lei, che da sempre era stata una abituata alla routine giornaliera, alla sua zona di comfort in cui tutto era pulito ed ordinato, non riusciva a dormire in quel nuovo letto da giorni, sebbene ci avesse provato con tutta se stessa. Le piaceva l'ordine della sua vita, i programmi, le scalette ed i post-it che le ricordavano quali impegni seguire sull'anta del frigorifero grigio. Non si era mai spostata radicalmente. Non aveva mai stravolto la sua vita, mai osato uscire da quei parametri ristretti che si era auto-imposta già da piccola.
Ma loro avevano deciso così. Le coste dell'Irlanda erano così lontane dalla sua madre terra che pensare all'Italia le diede una stretta allo stomaco. Si sentiva spaesata anche solo dal clima: rigido e mite. Il rumore basso di un paio di ciabatte che si scontravano sul pavimento le fece irrigidire le spalle ed assottigliare l'udito. I muscoli delle gambe si tesero in una posizione innaturale e dolorosa che le strappò un basso gemito. Sua nonna doveva essersi svegliata, pensò. Le tapparelle chiuse della sua stanza non le facevano capire se fosse giorno o notte.
Stirò le braccia davanti a se e chiuse gli occhi nell'esatto momento in cui sentì la maniglia della porta abbassarsi per poi aprirsi. Non aveva parlato a nessuno di quell'insonnia che, ormai da settimane, la faceva andare in giro per il paese come se fosse una moribonda. A chi avrebbe dovuto parlarne, poi? Karol, sua nonna, era una donna anziana che borbottava parole sconnesse fra se e se dalla mattina alla sera senza mai fermarsi. Il pensiero di parlarle per chiederle qualche consiglio rimaneva forte, nella sua testa, ma dopo aver provato ad aprire il discorso un minimo di tre volte ci aveva rinunciato.
Lei non l'ascoltava. Le sembrava che nemmeno la vedesse, tanto era stanca e strana. I suoi settant'anni li portava veramente male, tanto da farle pensare che ne avesse molti in più. C'erano momenti, durante la giornata, in cui la donna sembrava avere sbalzi di lucidità in cui agiva e si comportava come fosse una persona normale ma dopo qualche ora tornava tutto alla normalità, come se Karol non si meritasse di essere normale. I dottori chiamavano quel suo stato mentale "demenza senile"; una parola che Eloise ancora non comprendeva appieno.
«Bimba?» La voce gracchiante di sua nonna fu come acqua gelida per la ragazza, che rabbrividendo scostò le coperte da se e finse una stanchezza che non sentiva. Si stropicciò gli occhi come se fosse reduce da un lungo e restaurante sonno, prima di mettersi seduta dandole le spalle. «Jèremias chiede se puoi coprire il suo turno.» Con uno sbuffo seccato, Eloise abbandonò del tutto l'idea di tornare a coricarsi ed affrontò lo sguardo della nonna.
Karol stringeva il tessuto della vestaglia da notte fra le dita, quasi febbrilmente, mentre piccoli spasmi le animavano le spalle ossute e le facevano sbattere le ciglia fin troppe volte al minuto. Doveva essere stata una bella donna, un tempo. I capelli rossicci le incorniciavano il volto squadrato e dagli zigomi marcati, con qualche ciocca bianca che le striava il capo come fossero onde. I piccoli occhietti percorrevano la stanza da cima a fondo. Sembrava che ogni volta cercassero qualcosa di nuovo, di sbagliato.
«Ora mi vesto.» Gli angoli della bocca di Eloise vennero spinti verso l'alto in un sorriso forzato che aveva ben poco di solidale; ma Karol non lo notò. Le sorrise a sua volta e le mostrò i denti bianchi in un'espressione più simile ad una smorfia che ad un sorriso sincero.
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WOLF'S HOWL | In Revisione
VârcolaciI Capitolo della saga "Wolf's Series" Considerato uno dei più bei borghi irlandesi, Harwish è un piccolo paese situato lungo le coste dell'Irlanda; dove le nuvole sembrano non dare mai spazio al Sole e l'umidità ti si attacca alla pelle. Eloise ha a...