A new beginning

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È già passata un ora da quanto sono salita su in terrazzo. Sono qui seduta a osservare il sole che sta sorgendo colorando la città di Londra, lasciando che il nuovo giorno mi cambierà la vita.
Ho un aereo tra cinque ore per la California. È un volo che non posso più rimandare, questo lo devo a mio padre che nonostante i miei sbagli, ha scelto me. Egli ha deciso di restare a Londra, nella città che lo ha distrutto, nella città che si è presa tutto e non ha avuto pietà di nessuno. Mi guardo un'ultima volta intorno, poi decido di scendere; entro nell'ampia stanza dirigendomi verso il bagno. Apro il rubinetto della doccia, mentre aspetto che inizi a scorrere l'acqua calda, mi spoglio, lasciandomi addosso solo l'intimo. Mi avvicino allo specchio situato sopra il lavandino e osservo il mio corpo: la pelle ambrata è dovuta alle mie origini latine. Su di essa ci sono alcuni tatuaggi per me significativi. Osservo le mie labbra che mi sembrano troppo grandi, di un rosa scuro. Gli occhi sono cangianti, sono di un grigio particolare, che in certi momenti scurendosi, paiono neri. Sciolgo i lunghi capelli neri ed entro sotto la doccia, lasciando che l'acqua calda mi arrossisca la pelle, mentre a occhi chiusi cerco di rilassarmi, di non pensare più a niente. Dopo poco però la mia mente ricorda quegli occhi azzurri che sono l'invidia di ogni mare. Così il mio respiro diventa più veloce, perché sto per avere un attacco di panico. Rammento le parole del mio psicologo concentrandomi su di esse riuscendo a sconfiggere il senso di paura. Uscita dalla doccia indosso una canotta bianca e dei pantaloni neri; decido di non asciugare i capelli; mi trucco con il mascara e un lucidalabbra trasparente.

 Uscita dalla doccia indosso una canotta bianca e dei pantaloni neri; decido di non asciugare i capelli; mi trucco con il mascara e un lucidalabbra trasparente

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Chiudo la valigia mettendo le ultime cose dentro e scendo in soggiorno. Mentre aspetto l'autista di papà che mi porterà all'aeroporto, entro in quella che era la camera di mio fratello e prendo dal comodino una nostra foto: essa rappresenta il nostro gruppo, noi con i gemelli Evans con i quali siamo cresciuti insieme e Thomas sempre con quel sorriso. Ethan è più grande di me di due anni, da piccoli avevamo un ottimo rapporto, ma poi crescendo siamo cambiati e non è stato più così. Io e lui non ci sentiamo più da quando è partito insieme agli Evans, lasciandomi con mio padre, che ha deciso di raggiungerlo solamente all'inizio di quest'estate. Pensare di rivederlo fa veramente una strana sensazione, eppure è mio fratello. A risvegliarmi dai miei pensieri è il citofono che suona avvertendomi dell'arrivo della macchina, rimetto la foto al suo posto ed esco dalla casa, senza più guardarmi indietro. A ogni minuto che passa sento che sto sbagliando ad andare via, che molte cose non andrebbero dimenticate, ma è troppo il dolore che provo per quegli occhi azzurri, per quel sorriso ed è troppo averli solo come un ricordo.

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