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«Che succede?». Frank aguzzò lo sguardo nella stessa direzione, ma non riuscì a vedere niente di anormale, nella scarsa luce del crepuscolo. Poté soltanto individuare la sagoma delle colline in lontananza e il tracciato lungo il quale loro stavano scendendo. Sebbene rimanesse a guardare per un lungo momento, tutto era immobile. Stava per aprire bocca e chiedergli che cosa avesse visto, quando lui sollevò una mano facendogli segno di tacere.
Frank allora chiuse la bocca e lo guardò. Era ancora immobile, con gli occhi che frugavano l'oscurità. Riprovò a lanciare uno sguardo nella stessa direzione, ma di nuovo non riuscì a vedere niente.
La tensione del ragazzo era contagiosa, però, e Frank sentì una stretta allo stomaco. Il cuore cominciò a battergli più velocemente e dovette concentrarsi per tenere la respirazione sotto controllo.
Gerard continuò a fissare intensamente un punto davanti a sé per un altro momento, poi si girò a guardarlo. Per un istante i suoi occhi divamparono, come fiamme, facendo sì che i suoi occhi brillassero. Frank sussultò. Ma un attimo dopo erano del solito verde sfumato al nocciola, e lui si chiese se non l'avesse immaginato.
Il vento parve crescere d'intensità, turbinando intorno a loro mentre erano fermi lì. Il frastuono rombava nelle orecchie di Frank, ma gli sembrò comunque di riuscire a percepire un debole ululato. Gli stessi versi bestiali che aveva udito poco prima. Gerard gli aveva detto che non c'era niente di cui preoccuparsi, è vero, ma la sua postura rigida raccontava tutt'altro.
«Lupi?» mimò con le labbra, per non far alcun suono.
Gerard annuì.
Il corvino guardò davanti a sé, scrutando l'erba alta in cerca di sagome animali. Ancora niente. L'ansia l'aveva spinto involontariamente più vicino a Gerard, in cerca di protezione, così poté sussurrargli all'orecchio. «Che cosa facciamo?».
«Ai piedi di questa collina c'è un capanno di caccia abbandonato». Anche le sue parole furono un sussurro, ma veemente. «Dobbiamo raggiungerlo. E dovremo andare più in fretta, Frank».
«Ma dove sono?» mormorò lui.
«Adesso non ha importanza, dobbiamo soltanto muoverci».
Le sue parole lo fecero andare ancora di più nel pancio. Frank scrutò l'oscurità sperando in parte di vedere concretizzarsi la minaccia e, in parte, di non vederla affatto. In un certo senso, l'oscurità si stava infittendo. Persino il terreno sotto i suoi piedi era ormai soltanto un'ombra nera. Se avesse tentato di andare più veloce sarebbe caduto, probabilmente trascinando con sé anche Gerard.
«Gerard, io non ci vedo» gli si incrinò la voce.
«Ci sono io» lui rispose, e la sicurezza nella sua voce gli infuse coraggio, sciogliendogli parte del gelo che aveva nel petto. Gerard gli prese la mano, intrecciò le dita alle sue e le strinse. Frank si rese conto, con un sussulto, che quella era la prima volta che si toccavano. Nonostante l'orrore di quel momento, si sentì quasi intimorito dal contatto. La mano di Gerard era calda, e la stretta sulle sue dita forte. Immediatamente, Frank si sentì al sicuro. La sicurezza del ragazzo, evidente in ogni sua parola, contagiò anche lui.
«Andiamo» disse Gerard.
Guidò la loro marcia a un passo decisamente più veloce. Frank tentava di stargli dietro, ma non vedeva niente e spesso inciampava e zoppicava, sbilanciato dalla discesa ripida. A un certo punto appoggiò pesantemente il piede su una macchia di ghiaia che slittò sotto la scarpa. L'altro piede tentò di trovare la presa sul terreno, ma prese un'angolazione sbagliata. Costretta ad appoggiarvi tutto il peso, Frank sentì uno strappo nei muscoli della caviglia e un dolore acuto, mentre la giuntura si torceva sotto di lui. Con un gemito, si accorse che stava cadendo mentre la gamba cedeva. Ma la mano di Gerard lo trattenne con fermezza, lui tese il braccio e con uno strattone gli impedì di sbattere la testa sulla terra gelata. In quel momento parve avere una forza sovrumana. Con un solo braccio lo ritirò, facendolo rimettere in piedi. Un secondo dopo lo stava già sollecitando a proseguire.
«Ci siamo quasi» lo avvisò, un po' a corto di fiato.
Guardando avanti, a Frank parve di riuscire a distinguere il vago contorno di un edificio non molto lontano. Era, come aveva detto Gerard, un capanno di legno. Mentre si avvicinavano, cominciarono ad apparire anche i dettagli. Questa volta c'era una porta ancora intatta, con due finestre ai lati. Il tetto era spiovente, con un piccolo comignolo sbilenco a un'estremità. Dato il passo del ragazzo, lo avrebbero raggiunto in un paio di minuti.
Il terreno si fece pianeggiante e per Frank fu più agevole tentare di camminare come lui. La caviglia doleva a ogni passo, ma era sicuro che fosse soltanto una storta, non slogata. Gerard aumentò ancora la velocità, inducendo il ragazzo dietro di lui a corricchiare.
«Stai andando benissimo, Frank, continua così».
L'ululato si fece più forte, più vicino. Adesso era l'intrecciarsi costante di un'orchestra di rumori. Frank non riusciva a immaginare quante creature li stessero circondando. Ancora non aveva visto un lupo nemmeno di sfuggita, nonostante i suoi occhi guizzassero a destra e sinistra. Eppure, erano quasi arrivati. Ce l'avrebbero fatta. Il capanno appariva molto più solido rispetto al cottage in cui erano stati costretti a dormire la notte precedente. Lì, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di tenere fuori i lupi. Ormai erano talmente vicini che Frank riuscì a vedere, riflesso nel vetro della finestra, il proprio viso spaventato.
Ma dopo lo sentì. Cominciò come un senso di gelo intorno al cuore, poi gli parve che il respiro gli si gelasse nei polmoni. Nel buio non poteva vederli; riusciva a malapena a individuare un movimento nell'aria, ombre sopra altre ombre. Che saggiavano e assaggiavano l'aria.
Quelli non erano lupi.
«Sono qui». La voce di Gerard era colma d'angoscia e sommessa al punto che le parole non sembravano destinate alle sue orecchie. Tuttavia, Frank le udì e lo spaventarono più di qualsiasi altra cosa. C'era qualcosa di sinistro nel suo modo di parlare. Era come se sapesse già che le creature stavano arrivando, come se sapesse che cos'erano. Quali segreti stava nascondendo?
Qualcosa lo aggredì alle spalle. Anche se Frank tirò indietro la testa di scatto, tanto da far schioccare il collo, la cosa gli colpì il viso provocandogli un bruciore su parte della guancia. Si strofinò la pelle con la mano e la sentì bagnata. Stava sanguinando.
«Gerard, che succede?» alzò la voce al di sopra del vento e degli ululati che si stavano innalzando in un crescendo spaventoso, inframezzati da sibili e urla. Il ghiaccio che gli serrava il petto rendeva doloroso respirare.
Dalle tenebre emerse un'ombra che puntò dritta su di lui. Frank non ebbe il tempo di reagire, di scansarsi dalla sua traiettoria e nemmeno di prepararsi. Ma l'impatto che stava aspettando non arrivò mai. L'ombra parve passargli attraverso. Gli venne il dubbio di averlo immaginato, ma poi ebbe la sensazione che una freccia di ghiaccio gli trapassasse il corpo. Lasciando cadere la mano di Gerard, si afferrò la pancia, pensando di trovarvi una ferita o un buco, ma la felpa era intatta.
«Frank, no! Non lasciarmi!».
Sentì delle dita che lo toccavano e annaspò, cercando la mano di Gerard, ma la sua stretta rimase vuota. Poi, d'un tratto, venne afferrata da quelle che sembravano centinaia di mani evanescenti come fumo. Erano forti, però, e Frank sentì che quella forza invisibile lo stava tirando verso il basso. Istintivamente si dimenò tentando di colpirle e allontanarle, ma i suoi pugni non incontrarono niente, soltanto aria. Che stava succedendo? Quelli non erano animali, nemmeno uccelli. Smise di agitarsi e sentì quelle cose evanescenti tornare subito all'attacco. Come poteva combattere qualcosa che non riusciva a toccare? Sotto la forza congiunta delle creature, le sue gambe cedettero e lui cadde per terra.
«Frank!».
Anche se Gerard era in piedi accanto a lui, la sua voce gli sembrò molto lontana. La percepiva a stento al di sopra del frastuono di strida e ringhi esultanti. Le cose, adesso, stavano sciamando su tutto il suo corpo. Le sentiva sulle braccia, sulle gambe, sopra la pancia, persino sul viso. Ovunque lo toccavano, gli bruciavano la pelle come metallo ghiacciato. Altre ancora passavano attraverso il suo corpo, gelando le sue ossa. Ma nella paura che provava, non c'era traccia di adrenalina. Il terrore, al contrario, lo stava indebolendo. Non aveva il potere di combattere l'imbattibile.
«Gerard», mormorò. «Aiuto».
La sua voce era meno intensa di un sussurro. Si sentiva debole in tutto il corpo, come se qualcosa gli avesse prosciugato le energie. Era difficile respingere il peso di quelle mani suadenti. Giù, giù, verso il terreno e poi, incredibilmente, oltre. La terra e le rocce non sembravano affatto solide come avrebbero dovuto. Frank ebbe la sensazione di potervi scivolare attraverso, come se fossero liquide.
«Frank!». La voce di Gerard avrebbe potuto benissimo arrivare da sott'acqua. Era distorta e ovattata. «Frank, ascoltami!».
Percepì una nota di panico; avrebbe voluto confortarlo. Si sentiva quasi calmo, senza peso e sereno. Anche Gerard si sarebbe dovuto calmare.
Una mano afferrò brutalmente il davanti della sua felpa. L'aria intorno a lui si riempì di sibili rabbiosi, con cui Frank concordava: la mano avrebbe dovuto lasciarlo. Il pugno lo scosse più forte e poi lo tirò su con uno strattone. Si sentì come intrappolato in un tiro alla fune.
I sibili si intensificarono e le mani che lo tiravano si trasformarono in artigli feroci che affondavano come aghi in tutto il suo corpo. Gli laceravano i vestiti e aggrovigliavano i capelli, torcendogli la testa all'indietro e strappandogli un grido di dolore dalle labbra. Gli aggressori sconosciuti parvero godere della sua sofferenza e i sibili si trasformarono in risate assordanti, suoni striduli che arrivarono dritti al cuore di Frank e lo gelarono.
All'improvviso, venne trascinato verso l'alto. La mano che stringeva la felpa lo tirò su, un braccio scivolò dietro le sue ginocchia e lo sollevò in aria. I piedi penzolarono e la testa ciondolò all'indietro, finché lui non racimolò le forze necessarie per alzarla. Capì di essere fra le braccia di Gerard. Non ebbe tempo per sentirsi in imbarazzo, sebbene lui lo tenesse stretto al petto per proteggerlo, perché le creature non si erano affatto arrese. Lo tirarono per i piedi e circondarono Gerard. Agguantarono i vestiti e i capelli del ragazzo; calarono fendenti rabbiosi davanti al suo viso. Ignorandole, lui cominciò a correre. Gli artigli persero la presa, ma tentarono ripetutamente di afferrare Frank. Il ragazzo sentiva le creature sfrecciargli attorno, abbastanza vicine da provocargli dei tagli non troppo profondi sulla pelle, ma non riuscivano a prenderlo mentre Gerard correva velocemente verso il capanno.
Quando furono più vicini al rifugio, le urla si fecero febbrili. Le creature si resero conto che stavano per perdere la loro preda e raddoppiarono gli sforzi. Gerard sembrava immune dai loro assalti. Graffiavano e laceravano Frank, concentrandosi sul viso e la testa. Lui tentò di nascondere il viso nella spalla del ragazzo.
C'erano quasi. I piedi di Gerard calpestarono un sentiero pavimentato mentre percorreva di corsa gli ultimi, pochi metri. Senza lasciare Frank, in qualche modo riuscì ad aprire la porta e a precipitarsi dentro. Il ragazzo udì un assordante coro di urla. Non c'erano parole, ma il sentimento espresso dallo stridente ruggito delle creature era chiaro, erano furiose.

Eᴛᴇʀɴᴀʟ LᴏᴠᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora