Giorno numero quattro a sistemare la galleria, sembrava facile, io abituata ad avere il controllo su tutto, nella mia testa avevo la galleria pronta, ma no. Ashton ha il mio stesso potere decisionale qua dentro e decidere insieme le varie stanze a tema è un parto, non che io sappia come si partorisce, ma dicono tutti così.
-Ashton- urlo e la mia voce riecheggia nella galleria vuota, si gira verso di me, con uno sguardo da pesce lesso -non puoi mettere nella stessa parete "Les demoiselles d'avignon" e "la persistenza della memoria"- voglio strangolarlo
-perché no?- sbuffa
-sono due stili totalmente diversi, ti concedo la stessa sala, ma non la stessa parete- prendo un sospiro , lui fa lo stesso. E' quattro giorni che ci contraddiciamo, non ci ascoltiamo e vorremmo prenderci a schiaffi, almeno io lo voglio prendere a schiaffi. Poi arriviamo a casa e ognuno si chiude nella sua stanza, praticamente non ci sopportiamo, forse pensavamo stesse nascendo qualcosa, solo perché avevamo un lavoro da portare a termine ed essendo due orgogliosi del cazzo, non potevamo farne a meno.
-Allora facciamo come tutte le gallerie d'arte e mettiamo i due Picasso vicini?- alza le braccia e se le fa cadere contro il busto provocando un suono sordo
-si, mettiamo "ritratto di Dora Maar seduta"- biascico, non voglio più litigare , anche perché tra tre giorni c'è l'inaugurazione e non voglio che i nostri genitori ci vedano così.
-Tanto vinci sempre tu- borbotta girandosi verso il quadro prima nominato, cercando di aprire l'involucro in cui si trova, per farlo appendere
-Visto che vinco sempre io, facciamo una cosa, io mi vado a fare il reparto impressionista e tu, da solo ti fai tutto il rinascimento maturo- metto le mani ai fianchi e lo guardo sfidandolo, d'altronde, non è la prima volta che lo sfido e vinco
-ok, Lea, fai come ti dice la tua testolina ma- viene interrotto dalla mia suoneria, estraggo il cellulare dalla tasca. Luke. Ovvio
-Luke, dimmi- guardo male il rosso , che alza gli occhi al cielo
-mi mancavi, sono passato per il tuo ufficio, dove ora c'è mamma, sai mi deve controllare, per il fatto che io sono gay, e boh, mi manchi- vorrei urlargli contro che non è il momento e sono troppo occupata per pensare a ciò che accade a Sydney, ma gli voglio un bene dell'anima
-mi manchi anche tu, davvero tanto, mi dispiace per mamma e papà. Non vedo l'ora di vederti all'inaugurazione, voglio che porti Michael, anche se mamma e papà non sono d'accordo- sospiro
-Lea, cos'è che non va?- mi chiede molto dolcemente, e io sorrido
-io e Ashton, non andiamo, non so quanto potrà durare questa fusione- lo sento ridacchiare e vedo con la coda dell'occhio Ashton quasi avvilito
-andrà bene , sorellina, ti lascio ai litigi- un bip, ha riattaccato. Sospiro e non vedo più Ashton nella sala , lo cerco nelle sale accanto, poi mi ricordo, ed esco nella balconcino su cui si affaccia una delle sale che noi abbiamo dedicato alle sculture.
E' appoggiato al muro, con un piede contro di esso e la sigaretta tra le labbra, sospiro e mi appoggio come lui -perché stiamo facendo così?- butta fuori il fumo , mi stringo nelle spalle
-siamo troppo simili, vogliamo comandare l'uno sull'altro, quando dovremmo solo collaborare- aspira il fumo, i suoi occhi sono due fessure e scruta il panorama
-e se invece ci odiassimo?- non capisco se lo sta chiedendo a se stesso o a me
-lo scopriremo, poi ho sempre Harry- gli spintono la spalla
-inizio ad odiarlo-
-perché ?- domando guardandolo
mi guarda a sua volta, come dire:ma sei scema? -sono geloso ok? gli dai troppe attenzioni- sbuffa, quasi in imbarazzo? Ashton Irwin in imbarazzo, è da segnare sul calendario
-sei geloso di me?- si, sono sorpresa, e lo scruto, vediamo come se ne esce
-no, ma tuo fratello mi ha detto di controllarti.- butta la sigaretta ormai consumata -andiamo, e ognuno fa il suo reparto, non voglio più litigare- scrolliamo entrambi le spalle e rientriamo, andando in due direzioni opposte.
-Harry- lo chiamo dalla mia scrivania, io e Ashton stiamo facendo il gioco del "ignoriamoci che è meglio" quindi nonostante abbiamo l'ufficio in comune , un ufficio enorme, con due belle scrivanie, un quadro a scelta per ognuno, non ci parliamo, io non ho ancora visto le sue stanze e lui non ha visto le mie, ma manca ancora un giorno per sistemarle, e io voglio dare una ripassata alle sue.
Harry fa il suo ingresso nell'ufficio con il mio thè al mirtillo -Lea, dimmi tutto- mi porge la tazza
-mi canti un pezzettino della tua nuova canzone? Ti prego, ho bisogno di buon umore- faccio la faccia da cucciolo e lui sospira , si schiarisce la gola
-Two hearts in one home
It's hard when we argue
We're both stubborn
I know, but oh,Sweet creature, sweet creature- sospiro, perché al sentire queste parole penso ad Ashton, e come quando parli del diavolo spuntano le corna
-ho interrotto qualcosa?- chiede sbuffando, io alzo gli occhi al cielo
-no- bevo un sorso di thè -Harry, grazie, va a controllare se il mio abito per domani è pronto, è la smacchiatoria vicino casa- sorrido nella sua direzione e lui, ricambiando fa lo stesso
-posso?- chiede freddo il rosso
-certo- accavallo le gambe e bevo un altro sorso di thè
-ha chiamato la band che doveva suonare, non può, ed Harry è fuori discussione, ascoltami, io e i ragazzi abbiamo un vasto repertorio, facci suonare- scuoto la testa e lui ridacchia -Lea, io potrei pure decidere senza chiederti nulla, lo faccio perché nonostante tutto questa cosa è di entrambi, quindi, mettiamola diversamente, io e i ragazzi suoneremo- incrocia le braccia al petto
-allora che cazzo me lo chiedi a fare?- sbotto alzandomi in piedi
-non lo so, questa è la scaletta- mi mette un foglio sulla scrivania ed esce.
Era tutto organizzato se ha la scaletta, cosa prova a prendermi in giro? Gli sembro nata ieri?
Leggo la scaletta :
Moving along
End up here
Everything I didn't say
Beside you
More
Valentine.
E leggendo il titolo dell'ultima canzone capisco che mi ha fottuta.
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Starry Night|| Ashton Irwin
FanfictionLA STORIA PRESENTA ERRORI DI BATTITURA E GRAMMATICALI, PROVVEDERÓ A CORREGGERLA AL PIÙ PRESTO. "𝐘𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐨𝐮𝐫 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧𝐞𝐧𝐭 𝐜𝐡𝐚𝐬𝐞" -Metti la cintura, ti porto a casa- lo guardo , mi guarda, ci guardiamo -coglione-scuoto la testa...