Capitolo 20

217 23 54
                                    

Ci sono momenti nella tua vita in cui capisci che non hai capito proprio nulla. Perché ti sei lasciata inghiottire dai sentimenti, dai tuoi che vedi riflessi negli altri, ma sono i tuoi. E allora a quel punto ti spezzi, è una sensazione che non consiglio a nessuno, un vuoto improvviso,ti sembra quasi di sentire un "crash" provenire dal tuo cuore, e ti si ferma l'aria nei polmoni per qualche secondo. E allora capisci che l'unica che ci tiene, l'unica che ci mette i sentimenti sei tu.

Appena la band finisce di suonare e finisce il cibo le persone iniziano ad andarsene e io benedico dio per questo.

-papà - dico vedendolo in lontananza -ho un pò di febbre e Ashton ha finito di suonare, quindi io vado a casa, mi sento davvero male- mento spudoratamente, ma so che non può negarmelo

-certo, vuoi essere accompagnata? - mi chiede accarezzandomi la testa

-no grazie - gli do un bacio sulla guancia.

Dopo aver salutato i ragazzi e i parenti vari esco finalmente dall'edificio e decido di chiamare un taxi.

Non appena l'ascensore segna il numero 20 mi sento leggermente sollevata, entro in casa e vedo Bluberry che miagola. Gli faccio due coccole e vado nella mia stanza, assicurandomi di chiudere la porta, mi levo le scarpe e decido che posso crollare.

Così mi siedo sul letto, mi prendo la testa tra le mani e decido di lasciare andare le lacrime che ho trattenuto fino ad ora, perché mi sono solo illusa.

Non so quanto tempo sia passato ma io sono ancora seduta a piangere e lo scatto della serratura mi fa sussultare, non voglio che mi veda così.

-Lea- cosa vuole? -ho bisogno di parlarti, posso entrare?- sento la suo voce ottavata per via della porta chiusa ,sospiro

-cosa cazzo vuoi- gli urlo contro, vedo la porta aprirsi leggermente -non ti ho detto che potevi entrare - cerco di non guardarlo

-devo parlarti- il suo tono è duro e si siede sul letto accanto a me, non rispondo.

-Sono stati giorni orribili, lo so, ma abbiamo contribuito entrambi a renderli tali- ma che vuole? Provo a stare calma

-Ashton, non me ne fotte un cazzo dei giorni passati, io ti vorrei odiare per ciò che hai fatto stasera, sai come mi sono sentita? Presa in giro. -tutta la rabbia che sento si riversa in questa piccola spiegazione, che lascia il rosso a bocca aperta ,sta per parlare, ma lo blocco -no, Ashton, va via, non voglio più avere a che fare con te. Solo colleghi. - deglutisco rumorosamente, vedo un sorriso sghembo formarsi sul suo volto.

-Lea- dice prima di uscire dalla stanza -ho parlato con tuo fratello, gli ho detto che provo qualcosa per te, mi ha detto che per lui va bene, perché ti vede felice - lo guardo, cazzo sta dicendo -si provo qualcosa per te, nonostante questa settimana, e volevo privarci - gioca nervoso con un suo anello -quello di stasera era un bacio programmato per la stampa, è vero. Ma sai pure tu, che era il bacio più vero che ti ho dato. Buonanotte - sussurra per poi uscire definitivamente dalla stanza.

E io rimango sbalordita nuovamente, perché se Luke gli ha detto sì, c'è davvero qualcosa sotto.



Sono passi tre giorni, io non gli parlo da tre giorni, lui ci prova, io no.

-Buongiorno splendori- urlacchia Harry entrando in ufficio con un caffè freddo per Ashton e un thè al mirtillo per me

-Harry- sorrido quando mi porge il Thé

-grazie Harry- dice invece il rosso

-allora il New York times vi ha messo in prima pagina. Siete attualmente la galleria d'arte con più riconoscimenti della critica degli USA- batte le mani e fa un giro su se stesso, penso sempre che sia gay e non bisessuale,ma non voglio confonderlo

-è una notizia bellissima, grazie Harry- bevo il thè, e vedo Ashton guardarmi con la coda dell'occhio.

-Bene, vi lascio al vostro silenzio - esce guardandosi intorno dall'ufficio.

-Il gioco del silenzio finirà? - chiede il mio collega sedendosi nella sedia davanti la mia scrivania ,alzo gli occhi al cielo, lui incrocia le braccia al petto -bene, fortunatamente so, come farti parlare. - sorride e io lo guardo male -tra due giorni al Louvre si terra un'asta per la Monnalisa, si quella originale, dobbiamo avere quel quadro - resto sbalordita

-vai da solo, io qua c'è la faccio- un sorriso che va da un orecchio all'altro spunta sul suo viso

-mi hai rivolto la parola - mi fa l'occhiolino

-si, è lavoro-

Poggia due biglietti aereo sulla mia scrivania -partiremo domani, ho già dato istruzioni ad Harry, sa come fare per stare quattro giorni da solo-

Sgrano gli occhi -quattro giorni? Sei pazzo? - scuoto la testa

-Parigi è la città dell'amore, poi Luke mi ha detto che è uno dei tuoi sogni, e volevo farmi perdonare - e no, non posso trattenermi.

Giro la scrivania e gli butto le braccia al collo, lui mi stringe a se dai fianchi, e io poggio le mie labbra sulle sue, in un bacio che di casto ha davvero poco, dove le sue mani si intrufolano sotto la mia camicia e i suoi capelli vengono malamente scomposti da me.

Prendiamo fiato -cazzo se mi era mancato- dice ansimando

-davvero mio fratello ti ha dato il via libero? - gli accarezzo la guancia con un accento di barba

-si, ti va di andare a casa? - dice sensuale, io non sono stupida e capisco le sue intenzioni

-uh, fai lo sporcaccione - lo guardo maliziosa tanto quanto lui

-non sono io quello che ha cosparso la sua natica, super sexy, con della panna- scrollo le spalle noncurante. Per poi baciargli il collo, mordendolo di tanto in tanto.

-Andiamo a casa - ansima.

Prendiamo un taxi, camminare ci avrebbe tolto tempo, arriviamo a casa e non aspetto molto prima di liberarlo dalla maglia, le sue spalle.

Siamo sul suo letto pelle contro pelle, nessun tessuto a separarci, troppo presi dalla passione, trasportati da tutti i sentimenti che non ci siamo detti, siamo un tutt'uno che si muove insieme e forse potrebbe scapparmi un "Ti amo" ma lo reprimo. Perché non sono pronta. 



IERI NON HO PUBBLICATO TWELVE HOURS QUINDI VI DONO  UN'ALTRO PO DI LEA E ASHTON.


Starry Night|| Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora