CAPITOLO VENTISETTE

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*SHAWN'S POV.*

Finalmente è arrivata Amber, ora posso andare.

Chiudo la porta e sbuffo vedendo la notifica "sette chiamate perse da mamma" sul cellulare.

Odio dover fare tutto ciò, vorrei solo poter stare a casa.

Si, con Amber e Melissa.

Vorrei solo poter passare più tempo con Amber. Quella ragazza ha qualcosa di strano, ma mi intriga, non ho mai incontrato una come lei.

E poi bisogna ammetterlo, è fottutamente bella.

Raggiungo l'auto e parto controvoglia; la strada, come al solito, è abbastanza trafficata.

Rabbrividisco al pensiero delle sfuriate di mia madre, conseguenti al fatto che ritarderò ulteriormente.

Non capisco perché mi obblighino a lavorare per loro. Non ci mancano i soldi, ciò che manca è un po' di cazzosissimo affetto.

Non lo desidero nei miei confronti, ma almeno per mia sorella. E invece, non solo loro mancano, ma costringono anche me a starle lontano.

Non sopporto i miei, sono le persone più prepotenti ed egocentriche che esistano sulla faccia della terra.

Finalmente arrivato, dò una breve occhiata all'orario e tiro un lieve sospiro di sollievo, infondo non è così tardi.

Entro velocemente dalla porta sul retro.

Subito vengo accolto dalla puzza di alcool, e da coppie di uomini e donne appiccicati l'un l'altro, accanto ai bagni.

Di fianco, alla fine del corridoio, c'è "l'ufficio" dei miei, mi dirigo li.

Busso tre volte, mettendo poi le mani in tasca.

'Avanti' sento la voce di mia madre gridare.

'Sono venuto ad avvisarti che sono arrivato' affermo mentre apro la porta.

'Meglio per te, sbrigati e vai sul palco' dice mio padre con noncuranza, bloccando la scenata isterica di mia madre.

Annuisco e mi allontano.

Attraverso la pista da ballo, ancora vuota, dato che sono solo le quattro e mezza.
A fianco, al contrario, il bancone è già pieno, e ben popolati sono anche i tavoli da ristoro dall'altra parte della stanza.

Questo è l'orario dei quarantenni mezzi fatti, dalle nove in poi comincerà ad arrivare un onda di ragazzi in sballo ormonale, prima i liceali, infine quelli del college.

E io per fortuna oggi, ho il turno dei quarantenni rimasti indietro mentalmente, così non dovrò subirmi le occhiatine delle ragazze che cercano la mia attenzione sotto al palco.

Mi siedo sullo sgabello posto al centro del palco, e comincio ad accordare la chitarra.

Una volta fatto penso a cosa cantare e infine avvicino la bocca al microfono, dicendo annoiato:

'Questa è there's nothing holdin me back'

Infine le mie dita scorrono lungo le corde della chitarra, e la mia bocca emette parole accordate alle note. Io mi lascio distrarre dalla melodia della canzone, l'unica cosa che mi permette di sopportare questa situazione.

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'E questa era l'ultima, grazie dell'attenzione' dico per poi posare la chitarra a terra.

Un breve applauso segue le mie parole, e io scendo dal palco in fretta.

Ho la gola secca, questo era il terzo turno e per fortuna l'ultimo, guardo l'orologio: le sei e mezza.

Prima di uscire dal locale ordino al bancone una tequila e un bicchiere d'acqua.

'Oggi hai spaccato Shawny' dice Carl.

Carl è il barista che lavora qui da più tempo, mi conosce da quando avevo quattro anni.

Osservo la sua barba folta, i suoi piccoli orecchini a cerchio, la sua chioma brizzolata in cui spuntano ciocche grigie, ed infine la sua camicia hawaiana sbottonata all'inizio del collo.

'Grazie Carl' affermo facendo movimenti circolari con il bicchiere, per poi bere d'un sorso la tequila.

Mentre tiro fuori il portafogli dalla tasca, lui sorride e allunga la mano per respingere le banconote.

'Non serve Shawny'

'No, voglio pagare' affermo scuotendo la testa.

Lascio le banconote sul ripiano di legno e mi allontano salutando il barista.

Una volta fuori, davanti all'entrata del locale, vado a sbattere contro una ragazza.

La osservo sbuffando, la luce dell'insegna rossa a led le illumina il volto.

È Camila, la figlia del "collega" di mio padre.

Lei sorride maliziosamente mentre, nel fissarmi, si attorciglia una ciocca di capelli al dito.

Indossa una maglia a mezze maniche nera e, molto aderente, e, molto scollata.
Le cosce sono coperte per metà da una gonna di jeans, fissata sulla vita stretta da una cintura che sembra costosa, e che mette in risalto il suoi fianchi prosperosi, che un tempo mi eccitavano assai.

'Allora come va caro Shawn?' Domanda lentamente leccandosi il labbro superiore.

Annuisco e farfuglio un "bene", poi mi allontano totalmente noncurante dell'espressione delusa e offesa di quell'arpia.

Sento conati di vomito farsi spazio su per l'esofago, quando riemergono i ricordi di me e lei insieme.

Mi vergogno di me stesso per aver provato sentimenti nei confronti di quella persona misera.

Ma che mi potevo aspettare da una tale viziata; cambiare ragazzi come i vestiti è uno sport per lei. Lo fa per noia.

Mi scappa una risatina imbarazzante ma carica di rancore quando penso che è stata in grado di ferirmi realmente, di farmi passare notti in bianco pensando a lei.

Ma questo fortunatamente è stato anni fa, quando la vedevo come una dea; ora la guardo e non vedo altro che un pezzo di merda, si merita solo che qualcuno tiri lo sciacquone.

Apro lo sportello dell'auto e mi dimentico velocemente della sua faccia odiosa, ricordando che vedrò Amber al mio ritorno.

SHE IS MY ONLY CUTE BAD GIRL 2 \\ Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora