Capitolo 22

4.3K 120 2
                                    

Lauren era andata con Ally e le sue compagne di squadra a vedere il palazzetto dove avrebbero fatto la partita e dove si sarebbero allenate. La corvina doveva ammettere che era davvero bello e spazioso. E gli spogliatoi erano una favola.

<Ti piace?>

Lauren riconobbe la voce di Julia Jones, la sua compagna di squadra, Lauren sorrise e annuì. Julia era una ragazza bella, molto. Aveva dei lunghi capelli rossi che le cadevano mossi sulle spalle, sin sopra i glutei. Gli occhi erano marrone scuro, quasi nero, ma erano così tanto profondi che quando Lauren li incontrò ci si perde dentro. Il naso era piccolo e le labbra carnose.

<Stai bene?>

Chiese Julia notando che Lauren si stava limitando ad osservarla senza spiccicare parola. Lauren annuì distrattamente ma notando l'espressione interdetta della rossa parlò

<Certo. Sto bene, e tu?>

Julia rimase sorpresa da quella domanda. Non aveva mai avuto un rapporto stretto con Lauren, e in particolare con nessuno della sua squadra a parte Elizabeth Smith. La ragazza che sembrava un pezzo di ghiaccio vivente. Aveva i capelli biondi e gli occhi di un azzurro più cristallino dei cristalli stessi.

<Potrebbe andare meglio.>

Lauren alzò le spalle, non sapeva perché, ma le mandava di ascoltare i problemi della ragazza che aveva davanti, voleva sentire cosa avesse effettivamente da dire, cosa la spingesse ad essere fredda com'era, o triste.

<Ti va di parlarne? Di solito aiuta.>

Julia assottigliò gli occhi, voleva capire se effettivamente Lauren era interessata a lei o lo faceva per altri motivi, scosse la testa e decise di fidarsi, alla fine Lauren era sempre stata un ottimo capitano, perché non poteva essere anche un'ottima spalla su cui piangere?

<Elizabeth, la nostra compagna di squadra. Noi qualche tempo fa avevamo iniziato a vederci, ma non vederci inteso come uscire, ci vedevamo per fare sesso, il problema è che mi sono accorta che non ho solo un'attrazione fisica che mi lega a lei, io la amo, mi sono innamorata di lei, e non ho il coraggio di dirglielo; quindi la sto evitando.>

Lauren abbassò lo sguardo cercando di pensare, voleva dare una soluzione valida a Julia, ma allo stesso tempo voleva metterla in guardia per la partita.

<Ascoltami. Se è cambiato qualcosa nel vostro rapporto dovreste parlarne, ti rimarrà il rimorso per sempre se no. Cosa ne sai che anche lei ha le tue stesse paranoie? Però, forse non c'è nessuno che le sta dicendo le cose che sto dicendo io a te. Credimi, non sprecare le opportunità, se ne hai una coglila.>

Julia non rispose, si limitò a riflettere sulle parole di Lauren. E si accorse che la corvina aveva dannatamente ragione, sorrise e impulsivamente gettò le braccia al collo della sua capitana. Lauren rimase sorpresa, ma ricambiò comunque.

<Grazie mille Lau.>

Lauren sorrise e osservò Julia mentre andava via, era felice di aiutare la gente, soprattutto nelle questioni di cuore, la faceva sentire importante, utile, e aveva questa sensazione solo durante le partite. A proposito, fra poco ci sarebbe stata la partita e Lauren era piuttosto agitata, giocare contro Lucy la metteva sempre in difficoltà e finiva ogni volta male, ma questa volta era diverso, per Lucy non provava assolutamente niente se non schifo. E al suo fianco adesso aveva Camila, la ragazza più dolce, bella, unica, strepitosa, straordinaria e inimitabile del mondo. Si morse il labbro e salì sul furgoncino per tornare all'hotel con le altre.

****

Camila si trovava in camera con lo sguardo tolto verso il soffitto quando sentì il suo cellulare squillare, lo prese svogliatamente e rispose senza nemmeno vedere il nome di chi la chiamava.

<Camila..hai risposto...>

Camila fu tentata di riattaccare, balzò in piedi ma non riuscì a fare nessun altro movimento.
Era come paralizzata, era proprio suo padre che la stava chiamando, quello biologico.

<Camila? Ti prego di qualcosa. Vorrei parlare con te di una cosa.>

Camila cercò di inghiottire il groppo che aveva in gola senza successo, la voce di quell'uomo le metteva ansia e agitazione, il suo cuore stava battendo sin troppo forte, le sue mani stavano lasciando scivolare il telefono per quanto erano sudate, aveva cominciato a respirare affannosamente e aveva le ginocchia molli. Non la reggevano. In poco tempo fu per terra, il telefono la seguì e lei restò inerme, in ginocchio, al centro della stanza. Le lacrime uscivano a fiotti dai suoi occhi, ma la sua espressione non accennava a mutare.

Quando Lauren entrò in stanza per poco non ebbe un infarto, vedere Camila in quelle condizioni l'aveva distrutta istantaneamente.
Si fiondò sulla più piccola abbracciandola.

<Merda Camz. Stai bene? Che hai? Chi è stato a ridurti così?>

Quando Lauren notò il telefono lo prese non smettendo di abbracciare Camila, un uomo memorizzato come Carlos continuava a farneticare, e Lauren riuscì a percepire solo un
"Camila, figlia mia, dimmi che stai bene, ti prego". Lauren divvene immediatamente una furia. Staccò la chiamata velocemente e prese la faccia di Camila fra le mani. Merda, pensò, Ha un cazzo di attacco di panico, che cazzo faccio?

<Camz, ehi amore guardami.>

Camila ubbidì virando lo sguardo e puntandolo negli occhi di Lauren, che in quel momento le sembrava la luce alla fine del tunnel, il suo barlume di speranza.

<Sono io. Sono Lolo. Sono qui. Amore ci sono io.>

Disse Lauren. Camila come se si fosse risvegliata da un profondo stato di trance si accoccolò sul petto di Lauren continuando a singhiozzare e cercando di calmare il suo respiro. Il respiro tranquillo di Lauren la stava facendo tranquillizzare, le sue dita che le accarezzavano i capelli, i suoi baci nella tempia.
Chiuse gli occhi per dimenticare tutto quello che stava passando, voleva stare sola, con Lauren. Lauren era l'unica con cui voleva parlare, l'unica che era riuscita a calmarla dopo un acuto attacco di panico. Le braccia di Morfeo la chiamavano a gran voce e lei senza pensarci troppo ci si fiondò disperatamente.

Lauren sorrise a cotanta innocenza, Camila per lei erano una ragazza unica, troppo unica per essere ferita, ed era anche troppo fragile, era un cazzo di bicchiere di cristallo troppo scheggiato, Lauren voleva ripararlo, voleva riportando come prima, ma non perché non le piacesse il suo essere, visto che si era innamorata proprio di quello, voleva solo vedere Camila felice. La adagiò sul materasso e senza indugiare si sdraiò accanto a lei, doveva dimostrare che quello che le aveva detto non era solo è propriamente per calmarla. Lei c'era, e gliel'avrebbe dimostrato.

Sucker For You (LAUREN G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora