Capitolo 24

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Lauren mise la macchina in moto in fretta e partì alla volta di una discoteca. Voleva sentire la musica ad un volume così alto da spaccarsi i timpani e voleva bere così tanto che probabilmente anche un alcolizzato avrebbe bevuto di meno.

Entrò velocemente in una discoteca e ordinò due Breezer, che bevette in pochissimo tempo. I sensi di colpa prevalevano su qualsiasi cosa e lei non aveva voglia di smettere di bere. Ordinò più bottiglie di vodka e si pianse semplicemente addosso. Si sentiva più leggera.
Il trasporto che le stava dando l'alcol era pressoché unico; infatti non aveva la minima intenzione di fermarsi.

Due ore dopo stava ancora bevendo vodka. E si sentiva più leggera che mai. Non le sembrava di toccare il cielo, ma di essere direttamente sdraiata su una nuvola. Improvvisamente si sentiva in grado di parlare con Camila e risolvere tutto. Uscì dal locale e si ricordò di essere ubriaca, e mettersi alla guida non era la scelta più saggia. Nonostante fosse completamente andata la sua testa aveva l'indole di essere previdente. Prese il telefono e cercò come meglio poteva di chiamare un taxi. Ci mise dieci minuti solo a trovare il contatto, ma tutto sommato alle nove di sera riuscì ad arrivare davanti all'hotel.

Nonostante la sua andatura fosse davvero precaria, visto che sbandava di continuo, cercò di non cadere per terra quando entrò nella hall, essa era completamente deserta se non per una ragazza alla reception che a Chelsea non ci assomigliava proprio. Andò verso l'ascensore a fatica, quasi come se andarci fosse un impresa.
Riuscì a schiacciare il piano giusto e aspettò pazientemente. Quella di venire in hotel però non le sembrava più una buona idea. Le veniva da vomitare e si sentiva svenire. Le gambe erano molli, quasi come se non potessero sopportare il suo stesso peso. Bussò alla camera e la persona che venne ad aprire fu l'ultima che Lauren si sarebbe aspettata di vedere: Alexa. Appena Camila la vide spalancò gli occhi. Dal canto suo era rimasta tutto il pomeriggio a piangere attendendo il ritorno di Lauren. Temeva il peggio, e Alexa la stava consolando.

<Che...che ci fai tu qua?>

Biascicò Lauren rischiando di cadere. Alexa si scambiò uno sguardo che Camila e sospirando cercò di afferrare Lauren per i fianchi per aiutarla. Amava Camila, avrebbe fatto di tutto per lei. Anche autodistruggersi. Lauren grugnì e lasciandosi cadere sul pavimento mormorò

<Perché? Perché cazzo lo fai Ferrer? Io non ti aiuterei mai se fossi in queste condizioni.>

Alexa sorrise e convinta della sua risposta disse

<Perché la amo da morire.>

Camila boccheggiò. La verità era che l'unico nome che era scritto sul suo cuore era Lauren, ed era scritto con il pennarello indelebile.
Lauren scosse la testa, e questo gesto sorprese Camila.

<No Alexa. Tu la ami troppo poco. Io non ti aiuterei perché avrei paura di perderla. Anzi, ho paura di perderla. Ogni volta che siete vicine mi trattengo dal piangere. Ho paura di non poterla guardare più negli occhi, ho paura di non poter più ascoltare la sua risata. Merda. Sono patetica.>

Disse Lauren asciugandosi le lacrime. Alexa spalancò la bocca. Per quanto fosse profondo il suo sentimento per Camila non aveva pianto per lei, e non aveva queste paure. Ma volle comunque contraddirla.

<I-io provò tutte queste cose.>

Lauren emise un piccolo suono simile ad un "tsk" e poi scosse la testa. Si sistemò meglio seduta sul pavimento e puntando lo sguardo negli occhi di Alexa disse

<Tu moriresti per lei?>

Alexa spalancò gli occhi e istintivamente scosse la testa in segno di diniego, non sarebbe mai morta per Camila. Lauren rise amaramente.

<Cazzo. Non puoi dire di amarla da morire allora. Io posso dirlo cazzo.>

Lauren si alzò e andando contro ad Alexa disse

<Io posso perché morirei per lei. Mi farei torturare, uccidere, picchiare, tutto quanto, per lei. E cazzo, la sola idea che quel figlio di puttana le possa fare di nuovo del male mi fa imbestialire. Mi sono ubriacata così tanto perché mi sento in colpa cazzo, quando le ho detto ti amo, quello comprendeva il fatto che l'avrei dovuta proteggere. E invece gli ho permesso di tirarle uno schiaffo...Dio, faccio schifo. Potevo fermarlo, e invece sono rimasta ferma, impalata. Cazzo..>

Camila aveva gli occhi lucidi, sapeva che Lauren teneva a lei, ma sentirselo dire così, senza peli sulla lingua, era indescrivibile. Alexa non riusciva ad accettare che ci fosse qualcuno che amasse Camila più di lei; quindi cercò di sminuire quello che aveva detto Lauren.

<Stai delirando.>

Lauren scosse la testa, era ormai pallida, e non aveva la forza di parlare, sapeva che sarebbe svenuta da un momento all'altro, ma doveva parlare, doveva dirlo.

<No cazzo. Non sto delirando. So benissimo di poterglielo ripetere quando sarò sobria.>

Poi girandosi verso Camila sussurrò, ormai a corto di forze

<Ti amo da morire Camila. E non è una frase fatta.>

La corvina svenne. Aveva ingerito troppo alcol e il suo corpo non reggeva più. Alexa aiutò Camila a mettere Lauren a letto. Era successo così tanto casino in quei due giorni che la prospettiva sul fatto che mancassero solo cinque giorni alla partita non era per nulla rosea. Camila accompagnò Alexa alla porta.

<Stava delirando, è ovvio che non pensa quelle cose, nessuno morirebbe per amore.>

Camila scosse la testa con un piccolo sorriso.

<Io ci credo.>

Alexa non disse nulla, uscì dalla camera. Camila sorrise flebilmente e spostò lo sguardo sulla sua ragazza. Era così bella. Camila notò che le sue labbra erano davvero bianche e pallide, probabilmente il suo corpo aveva ancora bisogno di vomitare. Si bagnò le dita con dell'acqua e le passò sulle labbra di Lauren inumidendole. Poi, sdraiandosi accanto a lei sussurrò

<Anche io ti amo da morire Lauren.>

Sucker For You (LAUREN G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora