CAPITOLO 12

309 18 4
                                    

Talia osservava il fratello e Nico da lontano, con gli occhi gonfi dal pianto. Zeus le posò improvvisamente una mano sulla spalla. "Non penso riusciranno a combattere per molto tempo." Disse la ragazza, guardando Jason prendersi la testa tra le mani e Nico piangere. Zeus annuì. "Ricordo quello che ci hai detto a proposito del loro rapporto con Percy." Poseidone disse. "Io ricordo anche quello che hai detto riguardo al tuo rapporto con mio figlio. Come stai?" Talia abbassò lo sguardo. "Mi sento in colpa. Percy mi aveva parlato dei suoi timori riguardo questo. Aveva detto che non si sentiva sicuro, che aveva degli incubi ricorrenti. Io gli ho detto di rilassarsi, che non era niente di importante. E adesso lui non c'è più. Avrei dovuto indirizzarlo da chiunque altro, avrei dovuto convincerlo a smettere di voler salvare tutti e di essere salvato lui per una volta. Se Percy non è più qui è soprattutto colpa mia." Zeus abbracciò la figlia. "Andrà tutto bene, Talia." "Mio fratello è morto per colpa mia, papà. Non va tutto bene." Talia pianse sulla spalla del padre.

Jason stava dando degli ordini a dei semidei, mentre Nico preparava le armi di difesa da consegnare ai figli di Efesto e Vulcano.
Poseidone, avvicinatosi insieme agli altri due dei, chiese loro. "Come state?" Nico alzò lo sguardo, dicendo. "Come se tutta la felicità del mondo sia scomparsa." Jason distolse lo sguardo, allontanandosi. Nico lo seguì con lo sguardo. Ade chiese. "Avete intenzione di fermarti?" Nico scosse la testa. "Percy non si sarebbe mai fermato."


Percy aprì gli occhi: era immerso nel buio, non si vedeva niente. Si alzò in piedi, brandendo la spada. "DOVE SEI?" Una raffica di vento lo fece cadere per terra.
"Patetico. Tu saresti un eroe?"
"Lo sono molto più dei tuoi servitori. Io non ho padroni!"
"Non hai padroni? Non sei il servo degli dei? Il loro paladino?" "Non sono il servo di nessuno."
Il Tartaro si ricondensò davanti a lui. Questa volta, il volto assunse una forma definita.
"Spaventato dalla mia forma?" "Dovrei? Tu non vuoi uccidermi, non nell'immediato almeno."
Il Tartaro sorrise. "No, voglio farti soffrire e rimpiangere di essere vivo." "Se morissi non potresti farlo."
"Tu vuoi tornare ad aiutare i tuoi amici... ho un affare per te." "Cosa ci guadagnerei io?"
Il Tartaro sorrise di nuovo.
"Raggiungi le porte della morte, e io ti farò tornare nel mondo esterno. Potrai anche scegliere tre mostri, Titani o Giganti da portare con te." "Se fallissi?" "Dovrai accettare di rimanere per l'eternità nel Tartaro. Rimarresti immortale in questa terra, a subire le pene dei mostri che tu stesso hai contribuito a mandare qui. Trascorerrebbe così tanto tempo, che diventeresti una creatura delle tenebre. Chi lo sa... magari se riuscirai ad uscire, combatterai contro il tuo stesso padre."
Percy chiuse gli occhi: i volti di Annabeth, Jason, Nico, Grover e di tutti i suoi amici gli comparvero in mente.
"Accetto la sfida." Il sorriso dell'immortale prometteva tutte le sofferenze dell'universo.

Angolo autrice
Alla prossima!
By rowhiteblack

Il ladro del fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora