CAPITOLO 13

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Nico stava sistemando la propria armatura.
Si fermò, incontrando una spilla sul proprio pettorale.
"Nico, cosa hai?" Alla voce del padre, Nico si voltò. Con le lacrime agli occhi scosse il capo, senza produrre alcun suono.
"Nico..." Ade gli si avvicinò.
Le lacrime caddero finalmente dagli occhi del ragazzo. Una volta cominciate, non smisero di cadere.
Senza badare agli sguardi confusi di Demetra e Persefone, Ade strinse il figlio tra le braccia. Il ragazzo si aggrappò disperato alle spalle del genitore.
"Perchè lui? Perchè? Non se lo meritava, padre, lui no." Ade lo strinse maggiormente.
Nico continuò a piangere finché, stravolto, non si addormentò.
"Lo porto nell'altra stanza a dormire." Mormorò il dio dei morti alle due dee che, senza commentare lo strano comportamento del dio, annuirono.

"Ade?" Quando Zeus vide il fratello apparire tenendo stretto tra le braccia il figlio, si rivolse sorpreso al dio.
"Si è addormentato stravolto sul mio petto. È distrutto." Aggiunse poi, spiegando la strana posizione del corpo del ragazzo.
"Anche Jason e Talia sembrano particolarmente provati." Disse Poseidone, senza aggiungere altro. I tre semidei non erano gli unici a risentire dell'assenza di Perseus. Lui per primo soffriva immensamente: il suo unico figlio, il figlio prediletto, gli era stato portato via, senza aver potuto nemmeno dire addio. Poseidone si concentrò sul figlio del fratello.
"Non sono nelle condizioni di combattere."
"Lo siamo, invece." La voce di Talia riscosse i tre divini uomini.
"Adesso più che mai." Zeus la guardò. "Ne sei sicura, figlia? Non vorrei che correste dei rischi inutili." Talia scosse la testa. "Prometeo ha dato Percy al Tartaro. Gli daremo la stessa sorte." Poseidone sorrise. "Questo si che è parlare."

Percy stava correndo. Kelli e le sue alleate empuse lo stavano rincorrendo. Avrebbe dovuto essere più veloce dei mostri nel loro terreno di caccia. Corse, e quasi scivolando, fece la discesa per raggiungere il Flegetonte, ricordando la camminata con Annabeth di quasi un anno prima.
Si nascose in un'increspatura della parete, mentre le empuse continuavano la loro corsa nella direzione opposta.
Percy chiuse gli occhi, appoggiando la testa alla parete e sospirando pesantemente. Aprì gli occhi, controllando la propria spalla. Aracne lo aveva ferito, superficialmente, ma incominciava ad avvertire i primi sintomi del veleno di ragno. "Proprio una vedova nera doveva essere? Dannazione, Atena, non potevi renderla un ragno ballerino? Innocuo e carino." Scuotendo la testa, Percy fece pressione sulla ferita per espellere del veleno da essa. Avrebbe dovuto raggiungere al più presto il fiume infuocato, per berne un po' e trasportarsi dietro il possibile. "Il nettare del Tartaro." Continuò.
Assicuratosi di essere solo, uscì dal nascondiglio e seguì la direzione della parete, consapevole che sarebbe stato sempre più pericoloso. "Colpa mia che mi diverto a fare scommesse pericolose."
Chiuse gli occhi un'ultima volta, vedendo i volti dei suoi amici. Per ultimo, vide il volto di Grover. In quel momento pensò che non vedeva l'ora di rivederli. E lo avrebbe fatto, a qualunque costo.

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

Il ladro del fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora