4. Umanità

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Essere umani, avere solamente due gambe fragili su cui non riuscire neanche a fare due chilometri nel pieno delle forze, riuscire a saltare solamente qualche scalino. È questa l'unica cosa che rende felici questi umani?
Io ero umana per la maggior parte del tempo, lo ricordo, ma da quando sono rimasta un lupo dall'età di otto anni la mia vita è migliorata. Sono riuscita a crearmi un triangolo di felicità superflua che poteva rendermi serena, mi creava un'allusione simile alla goduria. Potevo saltare rocce altissime, correre fin quando potevo ed essere l'animale più forte degli altri in questi ultimi tempi. Io non mi ci vedo proprio più in questi panni.

La grotta è stata distrutta. Incenerita da qualcuno che non vuole assolutamente la mia presenza in questi boschi, in questa terra, in questa vita. Mi rendo conto che essere un lupo solitario equivaleva ad essere guardata diversamente. Tanti lupi vorrebbero eliminare quelli come me, perché diciamocela tutta a cosa serve un lupo che passa l'intera vita da sola senza un branco su cui pensare? Io non credo che ci sia una risposta. Se non solo una: morte. Sono destinata da sempre ad essere sola e morire da sola. Non avrò mai una migliore amica su cui contare, un genitore da cui correre quando tutto va storto o peggio ancora un fidanzato che ti possa appagare tutti quei pensieri negativi.

Avevo Tay, ma per pura curiosità aveva scelto di partire per trovare i suoi genitori dimenticandosi che l'hanno abbandonato quando ne aveva più bisogno, al contrario di me. Caspita io l'ho amato. È stata la prima persona a cui ho permesso un posticino nel mio piccolo e fragile cuore e la primissima persona che è riuscita ad entrarci. A quest'ora dovrei andare a cercarlo, ma cosa importa ormai?
Lui ha scelto loro. Se gli importava qualcosa di me sarebbe rimasto senza ombra di dubbio.

«Alis hai fatto?» non rispondo.

In questo esatto momento mi trovo nel bagno della casa del branco. La sede principale, se così si può dire. Da non dare per scontato che quando sono stata portata qui quasi priva di sensi nessuno ha accettato con facilità il fatto che il solitario era entrato nella loro casa.

Josh continuava a ripetere che si dovevano solo abituare a questa cosa nuova, dando forse per scontato che io avrei accettato di entrare nel loro branco.

Da una parte è anche ironica la situazione, un alfa che prega ad una ragazza qualunque di entrare nel suo branco. La sua età avanzata gli aveva reso il cuore tenero. Non c'era altra spiegazione.

Sono da ore seduta sul piatto doccia con le ginocchia al petto, mentre l'acqua calda scorre sul mio corpo nudo. A partire dai capelli a finire dai piedi.

Non voglio essere umana.
Non voglio essere così.
Non voglio sentirmi fragile.

«Ok ora basta» Mason e Lia irrompono nella stanza. Non si chiedono se io sia consenziente? Non si preoccupano minimamente di come io possa sentirmi nell'essere completamente a nudo di fronte ai loro occhi.

Non solo fisicamente, ma anche mentalmente.

Continuo ad avere lo sguardo perso di fronte a me, anche quando l'acqua smette di scorrere e due mani mi afferrano coprendomi subito con l'asciugamano. Mi accorgo che Mason è completamente girato con la faccia verso il muro, permettendomi di avere ancora quel po' di dignità che mi era rimasta.

Mi sento spoglia.
Mi sento persa
Mi sento indifesa.

Rivoglio il mio lupo. Mi sento così persa senza.

Adesso cosa ho? Non mi è rimasto nulla.

«Come ti senti?» la voce di Josh si fa spazio nei miei pensieri. Sospiro accarezzando l'erbetta sotto le mie mani. Le osservo, mi sembra così tutto nuovo, riavere un corpo, riavere delle mani.
Non mi sembra vero.

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