«Ari» sentì una voce alle mie spalle. Non era una voce come tante; era quella voce che avrei riconosciuto tra mille altre. Quella voce che, a distanza di anni, mi provocò gli stessi brividi.
Mi voltai e trovai il suo sorriso, già pronto ad accogliermi. Lui era lì che mi aspettava. Si alzò dalla sedia e si diresse verso di me. In mano aveva un mazzo di fiori; me li porse «Se non sbaglio, oggi è il tuo compleanno»
Chissà cosa mi spinse ad accettare il suo invito; non so come o perché, ma riuscì a fregarmi anche quella volta.
«Grazie Ale, non dovevi» risposi, un po' imbarazzata, annusando i fiori appena ricevuti. Ho sempre odiato trovarmi al centro dell'attenzione e gli occhi dei presenti puntati addosso non aiutarono di certo.
Mi salutò con due baci sulle guance, lasciando cadere la sua mano in fondo alla mia schiena, poi tornò a sedersi al suo posto «Ogni persona che entrava, speravo fossi tu»
«Ora sono qui» sospirai. Forse, presentarsi qui, non è stata la scelta migliore. Mi chiesi cosa stessi facendo lì, se fosse davvero la scelta più saggia. «Quindi, sei qui per lavoro. Quanto ti fermi?»
«Te l'ho già detto; il tempo necessario per il servizio, poi torno a Roma» esclamai, senza guardarlo negli occhi. Un solo gioco di sguardi sarebbe stato sufficiente per mandare in confusione il mio povero cervello.
L'aria tesa tra di noi si poteva tagliare con un coltello. Per fortuna, ci pensò il cameriere che, con la scusa delle ordinazioni, ci fece tornare a parlare.
«Ieri ha segnato tuo fratello» disse, bevendo un sorso dal suo bicchiere. Mi limitai a sorridere, ripensando al gol di Lorenzo. Anche se, avrei voluto tanto rispondergli "secondo te, sono così scema da perdermi una partita di mio fratello"
Alzai lo sguardo e, fissando un punto non ben definito del Duomo davanti a me, con aria quasi dispiaciuta, iniziai «Comunque mi dispiace»
«Ti dispiace? Per il gol o cosa?» mi domandò, stupito dalla mia affermazione precedente. Un accenno di sorriso comparve sul mio viso «No, intendevo dire che mi dispiace, perché dovevi essere anche tu in Polonia. Invece sei qua»
«Non mi è andata male; sono qui con te» si sistemò meglio sulla sedia, mostrando la fossetta che gli si forma nella guancia ogni volta che sorride. Mi ricordai quanto adoravo punzecchiarlo oppure quanto mi impegnavo per farlo sorridere, pur di vedere comparire quel buchino. «Dispiace anche a me non essere lì con loro; però, ora devo sperare che questo ginocchio si sistemi» aggiunse, con un velo di malinconia nei suoi occhi. Non è mai stato capace di nascondere le sue emozioni. O almeno, non è mai stato bravo a nasconderle a me.
«Vedrai che andrà tutto bene. Non è il primo ostacolo che ti trovi davanti; saprai superarlo, come hai fatto le altre volte» lo incoraggiai. Quello fu il primo dialogo tra noi, dopo anni di lontananza. Se mi avessero detto che, mi sarei trovata a festeggiare il compleanno lontana da mio fratello ma assieme ad Alessio, non ci avrei dato una lira.
«Quindi, raccontami un po' che hai fatto in questi anni» mi domandò, prendendo un boccone del suo cibo. Per un attimo, mi fermai a fissarlo. Le sue espressioni, i suoi movimenti, il suo sorriso, il suo modo di fare. Tutto è rimasto lo stesso; nessun cambiamento. «Cosa vuoi sapere?»
«Ari, sai quanto cose vorrei sapere? Due anni di lontananza non sono pochi»
«Appunto; non basterebbe un giorno per dirti tutto quello che è successo in questo lasso di tempo. Che vuoi che ti dica...la mia vita si divide tra set fotografici, trasferte per vedere Lore, famiglia e amici. Dovrei anche trovare la voglia di iscrivermi all'università ma, per il momento, continuo a rimandare» tagliai corto, visto che non sembrava interessato; era più preso a rispondere ad un messaggio al telefono. Se c'era una cosa che mi dava fastidio, e lui lo sapeva, era proprio quello che stava facendo. Sbuffai, per attirare la sua attenzione. Subito si scusò «Scusami, dicevi?»
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Alessio Romagnoli - Instagram
Fanfiction|| Vieni qui e fammi dimenticare come si sta senza di te ||