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Quanto mi mancava svegliarmi nel mio letto; Alessio ancora dormiva profondamente e Rocco ronfava sui nostri piedi. Sentì le zampe del labrador picchiettare sul pavimento e fece la sua comparsa in camera; mancava solo lei. Girai la testa per controllarla e mi leccò la faccia, questo era il suo buongiorno. Ero felice di essere ritornata a casa, ma non pienamente soddisfatta; in quel quadretto familiare, però, mancava una parte fondamentale: Nicole.

Il mio primo pensiero andò a lei, da sola in quella culla, in una stanza d'ospedale, lontana da mamma e papà. Ero consapevole che, per il momento, stava meglio lì. Ma il cuore di mamma ebbe la meglio sulla ragione. Sbloccai il telefono e fissai la foto della bimba, che avevo come sfondo e sorrisi. Mi girai su un fianco, dando le spalle al calciatore e tentai di riaddormentarmi. Non avevo nessuna voglia di alzarmi dal letto.

«Dormigliona, lo so che sei sveglia» Alessio mi lasciò un bacio sulla spalla scoperta. Mi rannicchiai sotto le coperte, senza degnarlo di una risposta. Sentì gli occhi, a poco a poco, inumidirsi. Non volevo farmi vedere così dal difensore e continuai a girargli le spalle. «Non mi dai neanche il bacio del buongiorno, amo?»

Anche questa volta, nessuna risposta.

Alessio si giocò la carta del solletico – che di solito funzionava – ma, questa volta, rimasi impassibile. Non avevo voglia di scherzare e se ne rese conto lui stesso «che c'è?» mi domandò, togliendomi la coperta di dosso. Mi asciugò le lacrime e mi lasciò un bacio sulla guancia.

«Mi manca Nicole» esordì, abbracciando il peluche a forma di scimmietta, che Alessio prese durante la tournée in America. «Ti capisco, pure a me manca quella piccoletta»

«È che non lo immaginavo così»

«Così cosa?»

«La prima mattina a casa; l'avevo immaginata con Nicole che strillava e ci svegliava. E invece, c'è il silenzio più assoluto» mi sistemai meglio contro la spalla del calciatore. Sentì le sue labbra poggiarsi sulla mia tempia e ci schioccò uno bacio. «Vedrai che, quel giorno, arriverà prima che tu te ne renda conto»

«Mi sento una madre di merda, Ale»

Mi ritrovai a piangere contro la sua spalla, con il ragazzo che tentava di consolarmi e tranquillizzarmi. «Sai che non è così. Non l'abbiamo abbandonata, tornerà a casa con noi. Però, per il momento, sta meglio lì. So che è difficile da accettarlo, e il primo giorno lontano da lei è tosto»

«È normale sentirsi così vuota?»

«Tu pensi che sia stato facile per me? La prima mattina che mi sono svegliato qua a casa, dico. Ero da solo, questa parte di letto era vuota. Anzi, c'erano i cani ma non c'eri tu. Non ti dico la crisi di pianto che ho avuto quando sono passato davanti alla cameretta di Nicole»

Non aveva mai fatto uscire le sue emozioni in merito a questo; fu la prima volta che si aprì così tanto e in un modo così naturale. Non potevo neanche immaginare il dolore che ha provato; era da solo ad affrontare una situazione molto più grande di lui. Mi accoccolai al suo petto, stringendolo forte «come hai fatto ad affrontare tutto questo da solo?»

«Mi sono ripetuto che dovevo essere forte per te e per la bimba. Se mollavo io, era la fine. Mi sono fatto i miei pianti, da solo. Però, mi sono sempre ripetuto che, prima o poi, tutto questo sarebbe finito e sarebbe arrivato il momento di essere felice. Insieme a voi due. Mi sono asciugato le lacrime e mi sono rialzato»

Ero davvero orgogliosa di lui e del suo cambiamento; ma soprattutto, ero fortunata ad avere un uomo così al mio fianco. Quando terminai il mio pianto, mi incorniciò il volto con le mani e mi lasciò un bacio contro la punta del mio naso «ora che ti sei sfogata, sai cosa fai? Ti fai una doccia, mentre io preparo la colazione. Se vuoi piangere da sola, fallo. Non sentirti debole e non trattenere nessun tipo di emozione. Se sei tesa o nervosa, Nicole lo sente. Poi, io vado ad allenarmi ma tu non sarai sola perché Martina viene a farti compagnia. E insieme andate dalla bimba. Io vi raggiungo appena finisco, okay?»

Alessio Romagnoli - InstagramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora