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A/N: se vi va, mentre leggete questo capitolo, mettete la canzone "A te" di Jovanotti come sottofondo. Buona lettura ❤️

Salutai Nicole con un groppo allo stomaco; ogni volta, era sempre più straziante separarmi da lei. Giorno dopo giorno, notavo dei cambiamenti in lei e questa era l'unica cosa che mi rallegrava. Da questa brutta situazione, imparai a trovare il positivo anche nel negativo: mi resi conto dell'importanza di determinate persone, di quanto fosse importante un abbraccio e di non avere paura a mostrare le proprie debolezze. Persi il conto dei giorni; era il giorno prima del mio compleanno, ma non avevo neanche voglia di festeggiarlo, senza Arianna. Lo scorso anno, ufficializzammo la nostra storia e trascorremmo il giorno con una tale spensieratezza.

Diedi il solito bacio del 'buongiorno' alla mia ragazza. Mi mancava tutto di lei: i suoi occhioni, il suo sorriso, la sua risata, i suoi abbracci e i suoi baci. Mi mancava la mia complice e mi sentivo vuoto, senza di lei. Feci partire una delle sue playlist con le sue canzoni preferite; forse, sarebbe servito a qualcosa. Con la musica in sottofondo, le raccontai l'incontro avvenuto poco prima con nostra figlia. Non volevo farle perdere neanche un istante e, in qualche modo, renderla partecipe dei progressi della bimba.

«Ti ricordi quando siamo andati a fare l'ecografia per scoprire il sesso? Io ero terrorizzato dall'idea di diventare padre di una bambina. Ma sai che mi devo ricredere? Non hai idea di quanta forza mi stia trasmettendo, quella piccola scimmietta. Giorno dopo giorno, fa dei passi in avanti. Credo abbia iniziato a riconoscermi perché, quando i nostri occhi si incrociano, mi sorride. E anche se non mostra un sorriso, i suoi occhi parlano. Adesso la prendo in braccio, senza più avere paura di farle del male. È incredibile come riesca a calmarsi, quando la stringo al mio petto. Mi sento un po' egoista a raccontarti queste cose; tu sei la mamma e dovresti provare anche tu queste emozioni. E invece, sei in questo cazzo di letto da troppo tempo»

Non ebbi la forza di continuare a parlare; le lacrime erano già pronte ad uscire, ma mi fermai in tempo. Chinai la testa sul dorso della mano di Arianna e lasciai che la musica prendesse il sopravvento sui miei pensieri. Partì la nostra canzone, quella canzone che le dedicai al nostro primo anniversario. Fu un colpo basso, tanto inaspettato quanto emozionante.

A te, di Jovanotti.

Le strinsi la mano e la cantai sottovoce; le lacrime mi stavano bagnando le guance, ma poco mi importava. Lei era quella ragazza che riuscì a stravolgermi la vita. Con lei ho pianto e ho riso, ho vissuto esperienze che mai avrei pensato di vivere, tipo viaggiare dall'altra parte del mondo e scoprire che sarei diventato padre. Con lei riuscivo a sentirmi me stesso, perché riusciva a tirarmi fuori quella parte emotiva che non mi piaceva mai mostrare agli altri. Lei era quella che, nei momenti difficili, si fermava a respirare per poi riprendersi la vita in mano. Quella ragazza aveva una forza incredibile; in certe occasioni, avrei voluto averne almeno un terzo di quella grinta. Quella canzone era l'esempio perfetto per Arianna; sarebbe stato difficile trovare altre parole.

«sostanza dei giorni miei»

Quelle poche parole uscirono dalla sua bocca, le sussurrò a malapena ma riuscì a sentirle. Sapevo che si sarebbe risvegliata, non avevo smesso un secondo di crederci. Incontrai nuovamente i suoi occhi meravigliosi. L'abbracciai e non riuscì a dire niente. Stava succedendo davvero?

«Amore mio» era l'unica cosa che riuscivo a ripetere, come se avessi perso l'uso della parola o il cervello non fosse in grado di articolare un'altra frase. Delicatamente, poggiai le labbra contro le sue e le lasciai un bacio. Era sveglia e questo era l'importante; era confusa e mi chiese perché si trovasse lì. Le spiegai dell'incidente, non andando troppo a fondo e la sua prima preoccupazione fu Nicole. «Dimmi che non le è successo nulla» si portò una mano alla pancia.

Alessio Romagnoli - InstagramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora