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«Pensi di degnare anche a me di uno sguardo o ti importa solo di Rocco?» mi sentì fissare dal calciatore, a cui non prestai un minimo di attenzione e continuai a giocare con il cane. Quella bestiolina mi era mancata assai – non che il padrone non mi fosse mancato - ma cercai di evitare ogni sorta di contatto, non sapendo come avrebbe potuto evolversi la situazione. «Scusa Romagnoli, ma il tuo cane è più tenero di te» gli mostrai una linguaccia, sedendomi per terra.

Lasciai che il bulldog mi leccasse la faccia, mi erano mancati quei momenti – certo, con il tempo, il cucciolo si trasformò in un bufalo, dal peso non indifferente.

«Se ti dicessi che ho del gelato che aspetta te?» sentendo quella frasi, mi si illuminarono gli occhi. Alessio sapeva che non avrei rifiutato. Senza dire nulla, si alzò dal divano e si diresse in cucina. Lo stesso feci io; lo seguì e lo guardai, mentre cercava di riempire una tazzina con il gelato. Mi ritornarono in mente i momenti passati a Genova, quando passavamo la serata a guardare un film e mangiare il gelato direttamente dalla vaschetta. «Fermo» esclamai con aria minacciosa, avvicinandomi a lui, mostrandogli l'indice. Gli tolsi il cucchiaio dalla mano e lo appoggiai nel lavandino. Alzò un sopracciglio, probabilmente domandandosi cosa stessi facendo. Poi, gli si accese la lampadina nel cervello. Ci scambiammo uno sguardo d'intesa e, con un sorriso malizioso, esclamò «Film e gelato direttamente dalla vaschetta?»

Mi morsi il labbro inferiore, annuendo alla sua precedente affermazione. «Certe cose non cambiano mai, eh?» disse, sedendosi sul divano accanto a me. E, come al solito, anche Rocco si accomodò tra di noi. Tutto sembrava rimasto uguale.

«Posso scegliere io il film?» gli domandai, prendendo un cucchiaio di gelato al cioccolato, il mio preferito. Scosse la testa e, nella mia mente, pensai alla discussione che sarebbe nata da lì a poco.

«Non voglio guardare uno di quei film strappalacrime che piacciono a te» mormorò, togliendomi il telecomando dalle mani. Poi, aggiunse «Film che, puntualmente, non finisci di vedere perché ti addormenti»

«Sempre meglio dei film dove ci sono solo spari. E poi, mica mi addormento solo io; facciamo a gara a chi crolla per primo» alzai gli occhi, ma sapevo che sarebbe stata una battaglia inutile. Lo lasciai scorrere tra i titoli, però presi possesso della vaschetta di gelato. «Eh no, lasciamene un po'» si lamentò.

«No» gli mostrai il dito medio. Non l'avessi mai fatto. Mi ritrovai la guancia piena di gelato. Trattenei la rabbia ma, con un tono deciso, esclamai «Io ti uccido»

La distanza tra noi si accorciò, il calciatore si avvicinò a me e mi lasciò un bacio sulla guancia, pulendomi dal gelato «Toh, come se nulla fosse successo» mi sorrise, mentre sentivo le guance andare a fuoco.

«Alessio» borbottai, cercando di trattenere il sorriso. Mi squadrò e, dopo una breve risata, esclamò «Dai, per un bacio innocente sulla guancia»

«Aleeee?» richiamai la sua attenzione, facendogli gli occhi dolce. Inclinò la testa verso di me e fece segno di no «Non lo lascio scegliere a te il film, amò»

Mi soffermai sull'ultima parola. Amò. Come mi chiamava sempre, con l'accento romano che mi faceva impazzire. Quel appellativo che preferivo ai tanti nomignoli che si danno le altre coppie.

Cercai di non destare sospetti, facendo finta di non aver sentito l'ultima parola. Finalmente, trovò il film da guardare, per la mia gioia immensa.

«Ma perché hai dei gusti così di merda?» mi lamentai, appena vidi il titolo. Era un horror. Ed io odiavo gli horror; e lui lo sapeva benissimo.

«Questo ti piacerà» mi sorrise. E nella mia mente pensai che, al prossimo suo sorriso, me ne sarei andata a gambe levate. Non ne avrei retto un altro.

Alessio Romagnoli - InstagramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora