Capitolo 1 - The move

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Questa è la prima che storia che scrivo quindi vi prego di non essere troppo cattivi e polemici sui vari errori presenti.
Contiene un linguaggio informale e molte volte rude.
Buona lettura❤️
(non fermatevi all'apparenza)

La storia è in fase di CORREZIONE!
So che ci sono dei fottuti errori e anche gravi, quindi non c'è bisogno che voi precisiate tutto!
Quando finirò di scrivere questa storia la correggerò da capo!
Non so più in che lingua farvelo capire.
Buona lettura.

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«Melissa quando hai preso tutto e hai finito di mettere le cose negli scatoloni, portali tutti dentro il camion!» mi avvertì mia madre sbucando da dietro la porta.

Era agitata, troppo agitata. Io dal mio canto cercavo di trattenere tutta la rabbia che avevo in corpo.

«Mamma, ma non è che potrei rimanere qui, io?» chiesi per la millesima volta, infondo tentar non nuoce.

«Te l'ho detto non so quante volte, tu verrai con me e non ho intenzione di ripeterlo ancora.» rispose severa mettendo alcuni miei vestiti dentro degli scatoloni.

«Non toccare la mia roba, faccio da sola, e adesso vai che così finisco» affermai aprendole la porta, invogliandola ad uscire dalla camera.

Se fosse stata ancora un po' lì dentro avrebbe finito per trasmettere tutto il suo nervosismo a me.

La notizia del trasloco non mi allettava per niente e mi aveva resa più suscettibile del solito. Forse se mi avesse accennato che le cose fra lei e il suo compagno stavano andando a gonfie vele, avrei avuto il tempo di prepararmi psicologicamente.

«Okay, okay, scusa ma fai presto che John vuole conoscerti.» sorrise ripensando all'uomo che ci avrebbe ospitate a casa sua.

«Avrà tutto il tempo del mondo per conoscermi, ci trasferiamo da lui» brontolai sbuffando e alludendo ad un sorriso.

«Si ma..»

«Niente ma Mamma, adesso esci e lasciami finire.» ripetei continuando a mettere le ultime cose al loro posto mentre nel frattempo la musica risuonava in tutta la camera.

Mi sarei trasferita dal compagno di mia madre che non conoscevo se non di vista. Era venuto a cena qualche volta, ma io avevo volutamente saltato il pasto.

Infondo mia madre aveva tutto il diritto del modo di rifarsi una vita, era comunque una giovane donna che era rimasta incita a 18 anni e che dopo anni di sofferenze - forse - aveva trovato l'uomo giusto.

Dopo una decina di minuti la stanza era spoglia di qualsiasi oggetto che ricordasse la mia presenza in quel posto.

Afferrai gli ultimi scatoloni e dopo aver preso un respiro profondo, uscii di casa per posare le ultime cose nel camion.

La casa non era molto distante da quella vecchia o almeno così aveva detto mia madre, accennandomi anche che probabilmente distavano 50 kilometri e che saremmo andate a vivere in uno dei quartieri più ricchi e prestigiosi nei dintorni di New York.

Almeno se lo era trovato con dei soldi, non che mio padre non ne avesse e che la cosa mi interessasse più di tanto.

Dopo la bellezza di sei semafori e sette canzoni eravamo giunte a destinazione. E diamine che destinazione.

«Oh mio dio!» boccheggiai davanti all'enorme casa che si poneva di fronte ai nostri occhi. Sembrava essere addirittura più grande di tutte le altre ville messe a schiera. Il fiato prese a mancarmi per la bellezza e le dimensioni di quella casa, troppo grade per essere abitata da solo tre persone.

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