8 capitolo.

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Juliette's pov.

La settimana passò tranquillamente, cioè come al solito, dispetti richiami.

Ogni tanto Simone provava a farmi delle domande, ma presto si arrese.

Oggi era venerdì ultimo giorno di scuola, almeno fino a lunedì.

Quindi anche l'ultimo giorno in cui sarei potuta stare da James.

La scorsa settimana ero riuscita ad evitare la cosa essendo stata prima da Sam e poi da Melody.

Quindi mi salvai per una settimana.

Ma adesso non potevo andare da Melody perché era partita per andare a trovare i nonni a New York.

E di sicuro non sarei andata da Sam.

Fui distratta dalla vibrazione del mio telefono.

Lessi il messaggio, era di un numero sconosciuto, cache diceva # sali sulla terrazza della scuola alle 10: 15 in punto#

Mo cosa faccio no non ci vado.

Poi di nuovo. #fallo e si puntuale #

Ora basta, # chi sei e perché dovrei farlo?#

#ti conviene farlo o tutti sapranno il tuo segreto #.

#e quale sarebbe?#

# non è proprio tuo e di una persona a cui tieni molto. Poi non vorrai far sapere in giro doveri sabato scorso. #ok ci sarò#.

Non potevo rifiutare, non me lo sarei mai perdonato se tutta la scuola avesse scoperto che sabato scorso ero da Sam.

Tutte a me sembro una calamita per i guai.

Mancava un'ora e mezza "all'appuntamento".

Cosa sapeva di me? E come faceva a sapere a che ero stata a casa loro?

Andai a lezione l'unica cosa normale della mia vita.

..................

10: 15.

Ero già sul terrazzo puntuale. In lontananza sentivo delle voci di ragazzi finché arrivai alla fonte.

C'erano un gruppetto di ragazzi, non riuscì a vederli bene anche se ero molto vicino a loro poiché erano tutti girati di spalle, poi arrivò qualcun altro.

Mi girai e vidi il preside.

Non capivo cosa stesse succedendo, so solo che mi ritrovai nell'ufficio del preside e con lui che mi incitava a confessare e io risponde o che non ne sapevo niente ma lui non mi credeva. Parlava di spaccio droga...

P: ora chiameremo i tuoi genitori adottivi.

J: no no la prego...

P: sappiamo la sua situazione familiare, ma loro sono i suoi tutori.

Ora può accomodarsi fuori coi suoi coetanei. E aspetti la sanzione.

Uscì dalla porta senza salutare e mi andai a sedere su una sedia bel corridoio.

#James dove sei?#

Dopo qualche minuto rispose.

#a lavoro. Perchè ?#

Perfetto. L'inferno. Voglio morire.

Da quella maledettissima porta entrarono loro due come se fossero "la coppia più bella del mondo". Era il loro travestimento da bravi genitori.

Arrivarono davanti a me. Mi mancava il respiro, no non voglio.

P: vedo che sono arrivati i genitori di tutti! ora vorrei fare dei colloqui individuali.

Fummo i primi ad entrare davanti a noi tre poltrone.

P: accomodatevi, siediti pure Juliette.

J: no grazie sto bene in piedi.

Pa:(padre adottivo): siediti accanto a me figliola.

Disse con un ghigno e uno sguardo freddo a cui non potevo oppormi.

Così mi sedetti accanto e subito mise la sua schifosa mano sulla mia gamba. Mi inrigidì, mi veniva da piangere, volevo urlare scappare via da quella presa quello sguardo.

P: bene signori abbiamo trovato vostra figlia nella terrazza della scuola durante uno scambio di pacchi di cocaina.... quindi ci saranno delle sanzioni, la ragazza verrà sospesa per tre giorni, mentre gli altri ragazzi per una settimana.

Uno schiaffo mi arrivò sulla guancia ormai rossa, che quasi caddi dalla sedia.

P: signore si calmi non è il caso di alzare le mani.

Pa: i ragazzi non impareranno mai se non si usano le maniere forti.

P: sono in parte d'accordo con lei, ma le mani non si alzano sui ragazzi.

Pa: io non credo preside.

Basta! Quanto avrei voluto urlarlo davvero. Ma scappai fuori dall'ufficio, in lacrime.

Mi ritrovai fuori dalla scuola avvolta da un freddo che mi pungeva le ossa e la neve che mi sfiorava la pelle scoperta.

J: pronto? Dissi tra un singhiozzo e l'altro.

J: hey che cos'è successo? Perché piangi? Dove sei?dimmelo che ti vengo a prendere?

J: non lo so emm vicino al ...

J:ok ok sta calma arrivo subito non ti muovere.

Dopodiché chiuse la chiamata. E io rimasi li da sola immersa nel silenzio totale.

Tra i miei pensieri avevo solo voglia di fuggire via da quel posto e viaggiare senza una meta precisa.

Ma adesso l'unica cosa che potevo fare era trovare il proprietario dei messaggi.

Hard loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora