25 capotolo.

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Juliette's pov.

16,37 precisamente, mi trovavo al banco dei testimoni del tribunale dei minori. Era passata più di una settimana da quando ero uscita dall'ospedale. Ero li per testimoniare contro Charlie, il padre adottivo, e per stabilire se dovevo tornare nella casa famiglia o da un altra famiglia.

Avv: signorina Juliette è vero che lei è stata maltrattata dal signor Charlie Brody?

Mi chiese l'avvocato Che mi avevano assegnato, l'avevo visto abbracciare la prof... cioè mia madre probabilmente era suo marito.

Mi guardai in torno prima di rispondere alla domanda, erano tutti li, che mi guardavano aspettando una risposta triste e quello che si aspettavano tutti. E purtroppo era la verità. Poi guardai lui che era seduto vicino al suo avvocato. Aveva un piccolo ghigno e mi guardava, mi guardava e faceva male perché nei suoi occhi vedevo tutto il male che mi aveva fatto.

Avv: quando te la senti Juliette.

Disse dolcemente, appoggiando la sua mano sulla mia per rassicurarmi. Ma io retrassi subito la mano e risposi alla domanda.

J: si.

Avv: non ci sono prove e la ragazza non è attendibile. Disse l'avvocato di Charlie alzando il tono di voce e alzandosi dalla panca di legno. La ragazza perché è solo una ragazza signor giudice, è appena uscita dall'ospedale perché è caduta dalle scale, sapete capita d'inciampare.

Avv: capita anche che quando un certo uomo picchia una ragazza e la ragazza, come dice lei, cerca di difendersi o scappa può capitare che se si viene picchiati vicino alle scale forse la ragazza non sarebbe caduta.

Disse il mio avvocato con lo stesso tono di voce dell'altro.

G: signori vi voglio ricordare che siamo in un tribunale?!

Presi coraggio e in un sussuro dissi...

J: è vero.

G: cosa?

J: è vero, lui mi picchiava e io cercavo di scappare ero vicino alle scale mi ha preso e mi ha dato un pugno e sono caduta.

Avv: non vorrà credere a una minorenne!

Disse il suo avvocato rivolto al giudice.

G: prima di tutto rispetto e secondo si ricordi che questo é un tribunale dei minori. Poi aggiunse- Juliette te la senti di raccontare tutto dal principio? sarebbe a tutto favore.

Mi disse dolcemente il giudice.

Gli raccontati tutto, ma non piansi, neanche una goccia. Odiavo quell'uomo.

Alla fine lo arrestarono per maltrattamento e abuso di minore per 15 anni di reclusione.

Mi sentivo più leggera, mi ero tolta un peso dalla mia vita.

E invece la mia madre adottiva l'avevano chiusa in un centro di recupero.

Mancavo solo io. Mi trovavo sulla panca di fronte al giudice.

E in piedi c'era l'assistente sociale.

Ass:Secondo la sua cartella e i vari esami, credo anzi ne sono certa, che la ragazza abbia bisogno di una vera famiglia, ovviamente non prendendo d'esempio le famiglie che le sono state affidate in questi ultimi anni. Una famiglia vera perciò io propongo, signor giudice, proprio sua madre e suo marito, chi c'è più famiglia vera di sua madre? Le ho già fatto firmare dei fogli con delle domande alle quali hanno risposto idoneamente.

G: in questo caso vorrei sapere il volere della ragazza. In questo caso sembra sia giusto.

Tutti si voltarono verso di me, aspettando una mia risposta. In realtà speravo che scegliessero loro, non sapevo dove andare. Ma di sicuro nell'orfanotrofio non ci sarei tornata, poi tra una settimana avrei compiuto 18 anni e mi avrebbero praticamente sbattuto fuori e Il problema sarebbe tornato.

J: non voglio tornare in un orfanotrofio.

G: quindi andresti dalla tua vera madre e l'avvocato.

Mi girai verso di lui che mi sorrise dolcemente, poi guardai dietro dove c'era la prof, dovrei iniziare a chiamarla per nome, che mi fece un sorriso pure lei.

J: si. Se mi loro mi vogliono.

Dissi cercando togliere un po' di tensione.

Avv: certo Juliette.

Non l'aveva capita. Però tutti scoppiarono a ridere.

E la cosa mi tranquillizzò un po'.

Ed eccomi mentre entro nella mia nuova casa affiancata da Simone, la prof e l'avvocato, non so se dovrò incominciarli a chiamare mamma e papà, sono parole che non ho mai pronunciate in tutta la mia vita. La casa è bella e meno malandata di tutte quelle in cui ho vissuto. Questa è una piccola villetta su due piani, piena di quadri, probabilmente fatti da lei, con un arredamento moderno.

P: allora ragazzi le vostre camere sono di sopra, poi di la c'è la cucina, ci sono 3 bagni... - si fermò un attimo, era una situazione un po' imbarazzante- vi accompagno su.

per favore Den aiuti Juliette a salire?

D: certo.

Ora era diventata ancora più imbarazzante la situazione, quando si protrasse per prendermi in braccio. Io rimasi immobile, non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi, quando mi tirò su trattenni il respiro senza accorgermene.

Ogni tanto mentre mi giravo verso Simone che faceva delle facce buffe che mi facevano sorridere. Anche lui era venuto a vivere con noi voleva stare con la sua vera famiglia.

Margaret, la prof, aprì la sedia a rotelle appena arrivati al piano di sopra e Den mi ci fece sedere, poi mi spinse in una delle stanze.

D: ragazzi adesso tocca a voi scegliere la stanza. Erano entrambe bianche con un letto matrimoniale e un armadio in legno.

S: ti lascio quella più grande.

Disse simone ad un certo punto.

J: sono uguali.

S: dipende dal punto di vista.

J: come vuoi...

Dissi lasciandomi sfuggire un sorriso.

Intanto Margaret e Dan erano andati a prendere le valige che avevamo lasciato in salotto.

Mi appoggiarono le valige sul letto

M: domani verrà un arredatore e potrete scegliere come fare le stanze.

J: grazie di tutto.

S'inginocchiò e mi abbracciò.

M: mi dispiace per tutto, è stata tutta colpa mia, se non vi avessi lasciato in ospedale adesso potremmo essere stata una famiglia felice, non avreste dovuto passare quello che avete passato-Disse con le lacrime che le rigavano le guance- e la cosa più brutta e che ti ho avuto a scuola per 5 anni e...

J: non importa non è colpa su...tua, in fondo non poteva...vi saperlo.

Entrarono anche Dan e Sinmone e ci unimmo in un abbraccio di gruppo, forse sarebbe meglio dire famiglia.

Hard loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora