12 capitolo.

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Juliette's pov.

Il weekend era finito ed ora io ero nel mio letto abbracciata al mio piumone caldo e confortante.

Oggi non dovevo fare niente di niente potevo stare a letto tutto il giorno.

Mi alzavo solo per mangiare e andare in bagno, così passai tutta la mattina. Il pranzo e oltre.

Finché non mi arrivò un messaggio.

# ti ricordi che devi venire?#

Era Tommy...

# si certo#

In realtà no però sono ancora in orario.

# si certo sbrigati, a dopo T.#

Mi andai a lavare di corsa, aprì le finestre per far cambiare l'aria e poi mi vestì con un jeans nero con gli strappi e una felpa nera con delle scritte bianche, infine anfibi e giubotto. Presi la borsa con le e uscì dall'appartamento, mentre ero nell'ascensore ne approfittai per farmi o meglio cercare di Abbozzare una treccia.

Dissi al portiere di non far entrare nessuno di estraneo, poi uscì correndo verso la fermata dell'autobus che lo presi appena in tempo. Misi le cuffiette e mi lasciai trasportare dalla musica.

Adesso mancava solo un chilometro circa per arrivare al pab. Purtroppo il pullman non arrivava fino a li, e mi toccava andare a piedi per una strada deserta che si animava solo la notte.

Iniziai a camminare e per quelle strade piene di bar e discoteche.

Vidi un ombra dietro di me abbastanza bassa e larga, ma forse era un effetto dell'ombra.

Aumentai il passo quando lo vidi con la coda dell'occhio.

Lanciò la buttiglia per terra che si frantumò contro il muretto. Poi aumentò il passo fino ad arrivare al mio braccio e scaraventarmi per terra e iniziando a sferrare calci, mentre con le mani cercavo di proteggermi il più possibile il viso.

PA: mi Sei mancata tesorino!

Disse con un ghigno sulle labbra .

Poi mi prese per la giacca e mi alzo da terra, ormai ero senza forze, mi sferrò un pugno nello stomaco che mi fece piegare poi mi spinse contro il muretto.

Non so bene cosa successe in un istante era per terra e io mi accasciai a terra senza forze, ma qualcuno mi prese in braccio mettendo un braccio sotto le ginocchia e l'altro dietro la schiena.

Non ero svenuta anche se avrei voluto, per non sentire i dolori che mi circondavano il corpo.

Avevo paura di aprire gli occhi per vedere chi fosse a tenermi in braccio.

Poi entrammo in un locale.

T: amico com... Juliette!

Quando sentì il mio nome aprì gli occhi, e sopra di me vidi due teste che mi guardavano con compassione.

Z: vi conoscete?

T: si, vieni poggiala sul divanetto. Io vado a prendere del ghiaccio.

Z: ok.

Mi faceva male tutto, ma era andata meglio delle altre volte.

Quei colpi mi avevano ricordato com'era davvero la mia vita e che giorni come le ultime 2 settimane.

Tommy arrivò poco dopo e mi poggiò il ghiaccio sule gambe, poi sulle braccia e sulla pancia.

J: grazie.

Z: come va?

J: abbastanza bene.

T: ma cos'è successo?

Hard loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora