.^Capitolo 34^.

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L'umano era delicatamente adagiato tra le braccia del Dio del sonno Morfeo, circondato da miriadi e miriadi di piume dorate che componevano una morbida e calda copertura.
I suoi capelli mori erano sparsi su una superficie soffice e dalla federa chiara che augurava dolci sogni a chi posava il capo su di essa, mentre il suo intero corpo riposava interamente su un enorme trapunta composta da ogni cosa più morbida presente nell'universo.
Il sonno di Dipper era il più tranquillo che avesse mai avuto, dato che ogni parte che componeva il posto in cui giaceva sembrava fatta di un materiale proviente dal Paradiso, probabilmente nuvole.
Era un sonno privo di sogni o incubi, sorrisi o dolore, niente di tutto ciò.
Stava semplicemente dormendo come farebbe un bimbo nella sua spaziosa cameretta, privo di preoccupazioni e pieno di spensieratezza.
Ma ovviamente ad ogni dormita vi è anche un risveglio, infatti Dipper aprì lentamente le sottili superfici che imprigiovanavano gli occhi e li liberò, chiudendoli subito dopo per la presenza di luce nella stanza.
Ma alla fine decise di aprirli almeno di un pochino e di alzarsi con il busto scoperto da qualsiasi indumento sul letto in cui si trovava, non notando all'inizio le bende che fasciavano i suoi avambracci, la sua fronte e il suo ventre.
Le notò solo dopo aver ricevuto qualche fitta alla fronte e dopo essersela toccata, sentendo sotto i polpastrelli il tessuto ruvido delle garze per medicarsi e dopo aver abbassato lo sguardo verso il suo corpo, coperto solamente dalle bende e da dei pantaloni neri di un pigiama.
I suoi occhi si abituarono finalmente alla luce del sole e poté notare l'ambiente lussuoso in cui aveva appena trascorso le sue ore di sonno.
Ai lati congruenti alla sua posizione vi era una grande vetrata con un balcone, accompagnata da delle tende dorate di chissà quale materiale pregiato, mentre al lato opposto si trovava una porta in legno scuro e levigato avente due maniglie probabilmente di vero oro e decorazioni sul perimetro dello stesso materiale.
La stanza era provvista di tutto ciò che una camera da letto aveva bisogno, però era tutto estremamente costoso, secondo Dipper.
Davanti a lui si trovava un comò in legno lucido e dalle forme ondulate con sopra di esso uno specchio ovale dalla cornice elegante e dorata, dove l'umano poté notare tanti piccoli triangolini attaccati ad essa.
Esso era posizionato tra due armadi neri sempre lucidi con l'anta scorrevole, dove si potevano intravedere delle camicie bianche e gialle e completi eleganti di vario tipo, mentre per la camera vi erano quadri dalle rappresentazioni più variopinte, prive di informazioni ma ricche di significato.
Infine, ai lati del letto all'apparenza ottocentesco, avente addirittura una spalliera ben decorata, si potevano vedere due comodini dello stesso materiale del comò, con due lampade moderne spente dalla forma piramidale.
Dipper si guardò intorno con lieve stupore schiacciato dalla stanchezza, chiedendosi mentalmente dove fosse finito.
Ricordava di aver perso i sensi e di essere sfuggito alle fiamme della fabbrica abbandonata, a quanto pareva non indenne dato che aveva addosso delle bende.
Ma non ricordava altro, o almeno se provava a ricordare delle forti fitte gli provocavano un veloce ma doloroso mal di testa.
Non volle rimanere a pensare troppo e si alzò lentamente dal letto, posando i piedi su un tappeto rotondo e dorato che andava in contrasto con la pavimentazione legnosa.
Si avvicinò alla porta quasi barcollando e afferrò una delle due maniglie della porta, non volendo rimanere per troppo tempo in quella camera da letto.
Spinse verso l'esterno la superficie di legno e attraversò la soglia, ritrovandosi davanti ad un modesto ed elegante pianerottolo con un divanetto, un tavolino in vetro, un tappeto nero, altri quadri e una scala in vetro che portava al piano di sotto.
Rimase qualche secondo a fissare quel piccolo ambiente simile al precedente, ma dopo poco si avvicinò alla scala dalla forma curva e notò la presenza di un pianoforte poco più avanti alla fine degli scalini.
Si aggrappò al corrimano in vetro e scese lentamente le scale aventi al di sotto delle piante in un'apposita rientranza, avendo una sempre più ampia visuale sulla reggia moderna e allo stesso elegante in cui si trovava.
Quello che vide in primis un bancone pieno di alcolici attaccato al muro che sembrava proveniente da quello di un bar di lusso, presente nella zona giorno dedicata allo svago e al relax.
In quella zona era presente sul muro congruente al bancone una televisione a schermo posizionata sopra ad un camino, con una parte provvista di tre divani neri, un tavolo rettangolare in vetro, un tappeto dorato della stessa forma e due piante posizionate ai lati del camino.
Prima della zona soggiorno però, vi era un tavolo ovale che contava i posti per dieci persone ed era tranquillamente posizionato in mezzo alla sala, mentre in una rientranza enorme nel muro a sinistra della scala, si trovava la moderna e utile cucina, avente qualsiasi attrezzo per cucinare.
Gli elementi più vicini a Dipper, che lui calcolò solo all'ultimo secondo, furono le enormi vetrate di cui era provvisto l'appartamento, la grande entrata per un balcone ancora più lussuoso dell'intera casa, posizionata tra il pianoforte e la fine della scala e infine un ascensore nero, con varie decorazioni dorate su di esso e sul muro circostanze.
Fu incuriosito particolarmente da quest'ultimo particolare e, infatti, si avvicinò proprio ad esso, ma non appena sentì il rumore tipico del campanello, si fermò di colpo.
Le porte si aprirono e Dipper rimase scioccato da ciò che vide, o almeno, da chi vide.
Il demone dalla folta capigliatura bionda, Bill Cipher, si presentava sensualmente all'umano con un braccio appoggiato allo stipite dell'ascensore e l'altro posato proprio sul suo fianco contratto, in quanto egli aveva assunto una posa leggermente inclinata verso la sua sinistra, con i piedi incrociati tra di loro.
Lo sguardo accattivante e il sorriso malizioso a labbra chiuse aiutarono il demone nel suo intento, ovvero mandare l'umano in tilt per l'ennesima volta.
Sentiva le sue membra andare a fuoco per colpa di quella vista, e non appena il demone si ricompose con estrema eleganza, facendo ondeggiare i fianchi apposta nel mentre, egli sentì le sue guance imporporirsi, non sapendo esattamente il perché.
Bill fece qualche passo verso di lui e uscì dall'ascensore, avvicinandosi alla figura dell'umano che rimase fermo e immobile in mezzo alla stanza, a fissarlo.
Solo dopo aver accorciato la distanza a meno di un metro, anche il castano iniziò anche lui ad avvicinarsi, ma al solo e primo passo egli perse l'equilibrio per via della stanchezza e della poca forza presente nelle sue gambe.
Sarebbe caduto sul pavimento in legno lucido se Bill non l'avesse afferrato in tempo fra le sue braccia, facendolo appoggiare al suo petto fasciato da un'insolita camicia gialla e da un gilet nero.
L'umano, per non scivolare ulteriormente, infilò le braccia tra quelle del demone e fece scivolare le mani prima sulla schiena e poi sulle sue spalle, ancorandosi al busto del biondo.
Alzò di poco lo sguardo verso Bill Cipher e sussultò non appena sfiorò le labbra con le sue, quelle labbra che lo avevano tentato più e più volte.
La sua colonia virile gli pizzicava leggermente il naso, ma era sempre e comunque un piacere poter respirare un profumo del genere.
Il suo sguardo seducente lo stava perforando da qualsiasi parte del suo corpo e questo lo fece sentire in estrema soggezione, quindi spezzò il filamento invisibile che si era creato con l'abbassamento degli occhi e senza pensarci affondò il viso nel suo collo.
Solo dopo si accorse della distanza praticamente nulla tra di loro e arrossì, ma solo leggermente dato che la stanchezza non lo faceva ragionare al meglio.
Il demone lo fissava con la coda dell'occhio e dato che l'umano non poteva guardarlo direttamente, sfoggiò uno dei suoi sorrisi contorti e lasciò andare dalle sue labbra una risata roca che avrebbe potuto far sciogliere chiunque.

Non puoi resistermi, Pinetree - Bill Cipher x Dipper PinesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora