L'occhio dorato di Bill era perennemente fisso sul corpicino dell'ormai maggiorenne Dipper.
Era svenuto, nulla di cui preoccuparsi in realtà.
Egli si morse il labbro inferiore con leggerezza, lasciandosi pervadere dalla piacevole sensazione dei brividi lungo la sua schiena.
Si chinò verso di lui, sempre passando gli occhi lungo il suo corpo abbastanza robusto.
Mise un braccio sotto le ginocchia dell'umano e l'altro braccio attorno alla sua schiena, alzandolo da terra con lentezza.
Fece qualche passo per arrivare al letto e lo adagiò lì, sulle lenzuola azzurre e il cuscino morbido.
Passò le dita della mano destra, avvolte dal guanto nero, lungo il viso rilassato di Dipper, fino a farle scivolare lungo il suo candido ed esile collo e infine verso la spalla destra, scoprendola dal tessuto della maglietta.
Avvicinò lentamente le labbra alla spalla e affondò i denti nella carne, iniziando a mordere con goduria.
Dipper si svegliò di colpo e si mise seduto, inalando un profondo respiro come se fosse stato per tanto tempo in apnea.
Non c'era più nessuno nella sua stanza, solo lui.
Emise un mugolio di dolore e portò istintivamente la mano sulla spalla destra, macchiandosi il palmo della mano con qualche piccola goccia di liquido scarlatto.
Posò lo sguardo sulla ferita e sussultò, osservandola con stupore e paura e notando che anche la maglietta era diventata più scura.
Le piccole ferite orizzontali formavano un cerchio sulla sua pallida spalla, ovvero l'icona di un morso lasciato da poco.
Si alzò di colpo dal letto, si tolse la maglietta macchiata e si avvicinò alla porta del bagno, barcollando lievemente per colpa dei muscoli indolenziti.
Non sapeva per quanto tempo aveva dormito, o per quanto tempo era rimasto incosciente.
Ma, in qualche modo,
Sentiva le gambe cedere da un momento all'altro, questa sensazione accompagnata da alcuni tremolii presenti negli arti inferiori.
Quando aprì la porta del bagno e si espose allo specchio, notò con chiarezza il morso sulla spalla.
Era spaventosamente visibile, su quella pelle pallida, insieme alle piccole macchie che accompagnavano la ferita.
Come un papavero scarlatto in una landa di tenere rose bianche.
Bagnò la ferita con l'acqua fresca e pulita del rubinetto, tamponandola subito dopo con un pezzo di garza.
Quando il sangue smise di sgorgare dalla ferita, non si degnò neanche di metterci sopra qualche copertura, come una fascia o qualcosa del genere.
Ritornò in camera e finalmente notò un particolare che non era presente prima nella sua stanza.
Fece qualche passo verso il comodino e prese tra le mani una busta giallastra, una busta simile a quelle che si usavano nell'antichità.
Aveva delle decorazioni dorate, dei sottili ghirigori agli angoli della busta la rendevano più elegante alla vista.
Per non parlare dello stampo dorato che la rendeva sigillata, con sopra un triangolo con un occhio ovale.
Dipper fu curioso di aprire quella lettera e di leggerne il contenuto, ma il campanello della porta, proveniente dal salotto, infranse quella sua curiosità e gli fece gettare la busta sul letto.
Prese un'altra maglietta dall'armadio e se la mise, una maglietta più stretta verso il collo per non far notare la ferita.
Uscì dalla camera da letto e si piazzò subito davanti alla porta, aprendola."Dipper! Finalmente!"
La voce squillante della sorella riuscì a tranquillizzare l'animo del ragazzo, notando con piacere che tra le sue braccia vi era un ospite molto speciale.
Un maialino dagli occhi vispi grugniva felicemente alla vista di Dipper, e ogni tanto si guardava intorno ruotando di poco la sua testolina."Ho pensato di venire nel tuo appartamento con Dondolo, per vedere come stavi, ti ho pure portato una fetta di torta alla panna!" Esclamò Mabel.
"Ah, Mabel, sei sempre una gioia nella mia vita." Disse il ragazzo con un sorriso scherzoso, scontrandosi dalla porta per farla entrare.
I gemelli si ritrovarono seduti a tavola, Dipper intento a gustarsi la fetta di torta alla panna e Mabel a parlare dei fatti avvenuti nel locale, mentre Dondolo masticava con serenità una mela.
"Ti senti un po' meglio?" Chiese ad un tratto la sorella.
Dipper Lasciò la forchetta nel piattino dove prima vi era la torta e annuì alla sua domanda, ma quando notò che la sorella lo stava fissando in un punto sotto al collo impallidì.
La coda dell'occhio andò a finire sulla spalla destra, leggermente scoperta dal tessuto della maglietta."Dipper?... Che ti è succ-."
"Ah, niente Mabel! Credo di aver sbattuto la spalla contro il mobiletto in bagno! Sai... Sono piuttosto goffo."
Lo guardò storto, come se avesse visto qualcosa di insolito in quel ragazzo.
Ma alla fine si mise l'anima in pace e annuì alla spiegazione di Dipper.
Si alzò da tavola e prese in braccio il maialino, sorridendo a Dipper."Torno nell'appartamento, se ti serve qualcosa chiamami pure!"
Pronunciando quelle parole, la mora uscì dall'appartamento e chiuse la porta, lasciando Dipper da solo.
Egli sospirò lievemente, raccogliendo da terra i rimasugli della mela mangiata da Dondolo, buttandoli nel cestino.
Prima che potesse dimenticarsene, sussultò sul posto e si avviò velocemente verso la camera.
Entrò e chiuse la porta dietro di sé, prendendo tra le mani la busta sul comodino.
Senza indugiare la aprì con delicatezza, tirando fuori il contenuto.
La calligrafia delle parole che componevano la lettera era elegante e scarlatta, inclinata leggermente sulla destra.
Iniziò a leggerla."Sarai confuso, non è vero? Ebbene, ti spiegherò sinteticamente tutto in questa misera lettera... Che peccato non onorarti della mia illustre presenza! Ma ora... Sarà meglio che tu sappia cosa sta accadendo, Pinetree. Quella che hai visto è la mia vera forma, ovviamente, non quella che hai visto sette anni fa, la piramide dorata con un occhio solo. Era un semplice burattino, Pinetree. Un burattino che aveva il mio carattere, i miei scopi, le mie ambizioni... Ma non la mia forza. Perché, vedi, Pinetree... Quello non era neanche un millesimo del mio vero potere... Impressionante, non credi? Quindi quale sarà il mio vero potere, ti chiederai. Perché ti sto dicendo tutto questo solo ora? Perché, in fondo, mi interessi, ragazzo, come ti avevo detto prima. Ho aspettato sette lunghi anni purché tu raggiungessi la maggiore età, e alla fine... Il momento è arrivato! Perciò... Perché non giocare un po' con te?!"
Anche se la lettera non era firmata, Dipper sapeva bene da chi proveniva.
Le mani gli tremavano in modo esagerato, e la gola gli divenne di colpo secca.
Sentiva le pupille dilatarsi, le gambe arrendersi e la mente svuotarsi.
Lo aveva affrontato sette anni fa, quando ancora era minorenne, perché averne paura proprio ora?
Dipper sentiva una strana e perversa aria attorno a lui, così viscida ma spaventosamente attraente.
E da lì si ricordò ciò che accade prima che svenisse.
Ma la sua mente non fu abbastanza veloce a fare i calcoli, che due mani provenienti dalle sue spalle avevano già coperto una parte del suo viso, compreso l'occhio sinistro.
Delle mani avvolte da dei guanti di seta nera.Ma salve amici miei!
Sto scrivendo questo capitolo alle tre del mattino, mi sto divertendo!
Spero di star rendendo Bill il più canonico possibile... Ma ovviamente non è così facile
Spero che comunque vi piaccia!
Bill è apparso troppe volte, haha, non credete?
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3
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Non puoi resistermi, Pinetree - Bill Cipher x Dipper Pines
FanfictionDipper Pines, ormai a sette anni di distanza dagli avvenimenti di Gravity Falls, gestisce con sua sorella gemella, Mabel Pines, un bar nelle strade di New York. Tutto va per il meglio: il locale è amato dai newyorchesi, i ricavi economici vanno per...