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Zao parcheggia e spegne il motore. Si passa una mano sulla faccia: è stata una giornata pesante. Indossa ancora i vestiti di due giorni prima. Si sente sporco e masticato come un chewing gum usato. Il cervello che gira a vuoto, denso di rapporti, testimonianze, documenti, inseguimenti, indizi, volti, luoghi. Inspira ed espira per alcune volte, come fa sempre per chiudere la saracinesca e isolare la sua vita privata da quella lavorativa. Inforca il cellulare ficcandolo in tasca, scende dall'auto e percorre il piazzale verso casa, dà un occhio all'ora, è mattino presto.

Fa una deviazione e passa al bar vicino per prendere un paio di brioche alla crema, due pezzi di torta della casa e un sacchetto gigante di patatine alla paprika. Adora fare colazione con John. E ama il modo in cui lo guarda disgustato intingere le patatine nella crema pasticcera.

Il barista lo saluta con calore e, prima di consegnargli i sacchetti, si lamenta con lui diffusamente sulle "ingiuste" ordinanze del Sindaco che ledono i diritti dei commercianti, perché sa che è un poliziotto e pensa che possa farci qualcosa. Zao ha già smesso da tempo di cercare di spiegargli che non ha alcun potere in merito. Ascolta lo sfogo con mano tesa e salivazione a mille, fino a quando lui non si decide a sganciare i sacchetti e lasciarlo andare.

Mentre sale le scale, incrocia Sam, che sta scendendo rapido e non lo degna di un saluto. Fa per chiamarlo, ma è già scomparso. Si acciglia un po' seccato. Quando entra in casa, trova John che fa colazione con della frutta fresca. Appare insolitamente serio e tirato ma, non appena lo vede, si accende in un sorriso solare. – Sei arrivato!

Zao corre ad abbracciarlo e rimane a stritolargli le ossa per un poco. – Ahhh, mi mancava la mia dose quotidiana di benessere. E io ti sono mancato? – John sorride e nega: – Per niente!

– Allora niente pastine! – fa lui sollevando i sacchetti con i dolci. John glieli sfila dalle mani rapido, poi solleva il viso a fissarlo: – Patatine alla paprika e brioche. Ancora?

Zao si accomoda a tavola e scarta i pacchetti. – Non fare domande, altrimenti ti chiederò cosa ci faceva qua Sam...

John perde all'istante la sua espressione allegra e si fa cauto. – È passato per un saluto.

– Alle 7:00 del mattino? – fa Zao con la bocca piena di torta di mele. – Non doveva essere in Marocco?

John devia lo sguardo e arrossisce fissandosi le dita. – Ha rimandato il volo... per la questione della statua, sai, voleva essere sicuro che fosse stata già recapitata alla biblioteca prima di partire.

– Ah... non poteva mandarti un messaggio?

John solleva le ciglia. Ha quello sguardo che Zao ha etichettato come "allarme rosso", perché quando fa gli occhi tondi a cerbiatto, lui perde ogni controllo delle sue facoltà intellettive. – Non hai alcun motivo di essere geloso.

Mentre cerca di rimanere lucido e terminare la sua colazione senza saltargli addosso come un neanderthal in amore, Zao prende nota con un angolo della mente che ha cambiato discorso. – Non sono geloso, – bofonchia addentando una manciata di patatine.

– Davvero? – lo sguardo franco di John gli fa prudere il collo.

– No, – deve ammettere, – in verità mi secca a morte questa cosa.

John si sporge e gli accarezza la fronte e i capelli.

– Come puoi guardarmi così? – chiede Zao

– Guardarti come?

– Come se fossi la cosa più importante del mondo.

Gli occhi di John si increspano di luce mentre sorride. – Lo sei. Lo sei per me... È andato tutto bene al lavoro? Giornata pesante? – chiede senza parere.

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 001-101Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora