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John quella notte sogna. Nel sogno vede gli agenti lavorare febbrilmente alla loro ricerca. Assiste a una scena di isterismo tra gli scienziati. Nessuno immaginava la portata del suo potere. Uno di loro avanza l'ipotesi che lui sia saltato in un posto che conosceva, che poteva avere visto e di cui aveva una chiara immagine tridimensionale; escludono a priori i luoghi della sua infanzia (sarebbe stato troppo scontato ritornarci) e quelli indicati nelle foto dei libri; passano quindi al setaccio tutti i programmi televisivi che ha guardato di recente nella loro televisione a circuito chiuso: sono solo una manciata, perché la tv gli era vietata per la maggior parte del tempo. Setacciano i video che lo riprendono mentre osserva le trasmissioni, analizzano le sue reazioni, la dilatazione delle pupille, cercano di cogliere quale possa essere il luogo che lo attirava. E stringono il campo a una decina di possibilità. Una delle quali è la zona dove si trovano adesso. Intercettano poi la telefonata di una fattoria che ha subìto un furto in casa. Non serve altro per farli partire all'azione.

Si sveglia di soprassalto. E capisce che quel sogno è, in realtà, un avvertimento della sua mente ipersensibile. È ancora notte e Anna dorme fiduciosa al suo fianco. John non sa se è solo una paura infondata, ma sente che devono allontanarsi da lì a tutti i costi. Non ha però il cuore di svegliare sua sorella. Perso tra mille pensieri, la stringe fra le braccia cacciando la testa dentro il bozzolo di coperte che li avvolge, e scivola anche lui in un sonno esausto e profondo.

Viene svegliato bruscamente da alcune voci. Non sa per quanto ha dormito. È pomeriggio inoltrato, a giudicare dall'altezza del sole, ed è freddo perché è pieno inverno e il gelo della notte gli è penetrato nelle ossa. Si sente dolorante come se lo avessero preso a botte. Fa per alzarsi ma si accuccia subito. La vegetazione è così alta che li nasconde, ma ci sono degli uomini nel campo, e sono armati.

John mette una mano sulla bocca di Anna, quando la sveglia, per impedirle di fare rumore. Lei capisce all'istante e si quieta, tesa come una corda di violino. Le voci sono così vicine che John è preso dal panico. Si sporge, e a una cinquantina di metri, a bordo campo sulla strada sterrata, vede un'auto della polizia con i lampeggianti accesi, poi il tipico completo grigio cenere di alcuni agenti del Laboratorio, che si stanno guardano attorno.

Anche Anna si affaccia, appoggiandosi alla sua schiena ma, quando riconosce gli agenti, fa qualcosa di imprevedibile: si mette a urlare. Un suono acutissimo, lacerante e malato. Urla con quanto fiato ha in gola. In quel mare di arbusti e vecchi macchinari agricoli in disuso, che ancora li teneva nascosti, è come un enorme faro puntato su di loro.

John si gira a guardarla stupefatto, avverte distintamente il vociare concitato degli uomini e, con la coda dell'occhio, coglie lo scatto rapido degli agenti in grigio che si precipitano verso di loro, ma la sua attenzione è tutta concentrata su sua sorella, sul suo volto livido e pallido, gli occhi ricolmi di lacrime e la bocca spalancata, da cui esce ora un suono rauco, sfinito, ma costante: un lamento atroce, impotente, che non accenna a fermarsi. È come se dentro di lei si fosse spezzato qualcosa.

– Anna, – sussurra scioccato. All'udire il suo nome, la bambina chiude gli occhi e crolla su di lui come una bambola rotta.

John fa solo in tempo a raccoglierla fra le braccia che vede gli agenti comparire a pochi metri da loro. Non è nelle condizioni di mettersi a correre e trasportare Anna di peso, non è nemmeno in grado di alzarsi sulle sue gambe, fa l'unica cosa possibile: richiama il potere e si prepara per il salto. La velocità con cui scompaiono dal campo è di una tale violenza che, per un istante, la vista gli si oscura completamente.

Riemergono in un vicolo affiancato da alti palazzi. Il rumore del traffico sovrasta ogni cosa, anche il debole lamento di Anna, che ancora non si ferma. Le si avvicina e cerca di placarla. Le accarezza il viso, l'abbraccia, ma lei non reagisce. Ha gli occhi velati, spenti. Le braccia inerti, abbandonate. Completamente catatonica.

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 001-101Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora