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Qualche tempo dopo, John viene convocato dal Tribunale per la testimonianza contro gli aggressori di Daniel. Fatta la deposizione, l'amico lo invita a bere un caffè nei paraggi.

– Grazie per quanto hai fatto oggi, e per quel giorno...

– Non ti preoccupare, è stato un piacere. So che Richard ha accettato l'incarico e adesso fa parte della task force di Zao, sono contento per lui. Si trova bene?

Daniel sorride aggiustandosi gli occhiali. – Non potrebbe stare meglio. Mi ha detto che non ha mai lavorato così bene insieme a qualcuno, Zao è pratico, veloce, non si perde in giri di valzer e soprattutto è onesto. È la prima volta che lo vedo fidarsi di qualcuno a questo modo.

John abbassa lo sguardo e le sue labbra si muovono in un sorriso quasi invisibile, mentre gira tra le mani la bibita che sta bevendo. – Fa bene a fidarsi.

Daniel lo fissa, serio in volto, poi butta un occhio dalla finestra al piccolo giardino illuminato dal sole di fronte al Tribunale. – Ti va di fare due passi, John? Vorrei parlarti in privato di una questione.

John si alza e insieme si incamminano lungo i vialetti del giardino.

– Zao dovrà adattarsi all'irruenza di Richard: è un militare e ha i modi di un caterpillar a volte.

– Figurati, – fa John, – anche Zao non è proprio quel che si dice una "dolce sirenetta". Secondo me ha creato la task force solo perché non sopporta il lavoro d'ufficio.

Scoppiano a ridere al pensiero dei reciproci mariti.

– Cosa volevi dirmi, Daniel? – fa John fermandosi a guardarlo.

– Uhm... John, c'è qualcosa di cui vorrei parlarti, ma non so davvero come, e non so se ho il diritto di farlo, ma tu mi hai salvato, tuo marito ha dato un lavoro a Richard e penso di doverlo fare perché ti stimo, ormai siamo amici, e non voglio tenere segreti con una persona come te.

John si acciglia. – Da come parli sembra una cosa importante.

L'amico prende fiato: – Lo è, John. Lo è al punto che non ne ho fatto parola con Ricky, e noi ci diciamo sempre tutto... È un argomento delicato e non vorrei turbarti perciò, se senti di essere troppo a disagio, non esitare a fermarmi.

Con un sospiro lui annuisce: – Dimmi tutto.

Riprendono a camminare. Daniel incrocia le mani e guarda avanti. – Tu sai che sono un medico ricercatore.

– Sì, certo.

– Sono sempre stato piuttosto precoce negli studi. A vent'anni avevo già conseguito una laurea in medicina e mi stavo specializzando in biologia medica. Dopo il mio tirocinio estero in Israele, dove avevo conosciuto Richard, avevo ricevuto molte proposte di lavoro. Decisi di trasferirmi negli States per stare vicino alla base militare dove lavorava e accettai un incarico presso un laboratorio... in Nevada. Ci lavorai un anno poco più, non mi piaceva il modo che avevano di condurre le ricerche. Non ero sicuro, tanto per dirne una, che i volontari fossero davvero tali... – si interrompe notando che John si è fermato e sembra trattenere il respiro.

Daniel abbassa la testa e ficca le mani dentro le tasche della giacca, mentre osserva l'acqua di una fontana zampillare scintillando al sole. – Si trattava di un lavoro di ricerca pura, nessuna restrizione economica... né etica. Il direttore era un certo Jenckins, non l'ho mai visto in realtà. So che conduceva ricerche separate nella sezione sotterranea, alla quale io non ho mai avuto accesso. Ma si vociferava che stessero dietro a una particolare persona con capacità fuori dal comune. Mutazioni genetiche, singolarità biologiche, cose del genere insomma. Era il famoso "soggetto x" di cui analizzavamo campioni di DNA o di sangue. Il nostro lavoro consisteva nel cercare dei "marcatori". In parole povere: qualcosa a cui ricondurre tali caratteristiche per poterle... riprodurre. Un giorno, sentii dire che un'inserviente aveva avuto una crisi isterica, perché aveva scoperto... per puro caso... aveva scoperto che questo soggetto era in realtà un ragazzino che veniva tenuto prigioniero e trattato come carne da macello. Quella donna venne licenziata e seppi che, una settimana dopo, fu trovata morta in casa per un'overdose. Ci dissero che si trattava di vaneggiamenti indotti dal suo stato di tossicodipendenza. Venne imposto il massimo riserbo e le misure di sicurezza si strinsero così tanto che decisi di licenziarmi prima di trovarmi così coinvolto da non potermi sganciare. Quel posto mi metteva i brividi. Ho saputo che è stato smantellato, hanno chiuso tutto.

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 001-101Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora