CAPITOLO 1

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questa storia è solo una fanfic non ha niente a che fare con Jimin e jungkoook dei bts solo i nomi, e non mira a gettare odio su di loro.
Questa storia parla di temi sensibili
(morte, Bdsm, sesso,.. )







                Vent’anni prima

«jungkook ! Aspetta! Corri troppo veloce!»
jungkook sorrise da sopra la spalla ma non rallentò. Perché avrebbe dovuto farlo? Per quanto lo riguardava, lui e il suo miglior amico stavano gareggiando. Proprio come ogni giorno, mentre tornavano a casa, dal momento in cui attraversavano le strisce pedonali di fronte alla loro scuola elementare, fino a quando raggiungevano il loro fortino privato nel bosco.

Beh, la foresta che si estendeva nei dintorni delle loro case non era esattamente la strada che si supponeva prendessero, ma chi li avrebbe fermati?

Di certo non la guardia all’incrocio, che urlava loro contro mentre smistava il traffico attraverso la strada. E di certo non gli altri compagni di scuola che camminavano con fatica e che loro sorpassavano con mosse fulminee.

Diamine, la metà prendeva pure la scorciatoia verso casa. Quello era il motivo per cui jungkook e taehyung avevano costruito la loro piccola e appartata casa sull’albero al sicuro, lontana dal percorso ben trafficato.

Adesso loro erano al sesto anno, al culmine della catena alimentare della loro scuola. Non avevano bisogno di nessun bimbetto che cercasse di rovinare loro la festa.

Sorpassò come un fulmine numerose piccole case a due piani, poi tagliò all’improvviso a sinistra all’incrocio successivo. Apparve all’istante la piscina pubblica, e il parcheggio che tagliava un tratto del suddetto bosco.

Una striscia che li portava al percorso irregolare che facevano a piedi ogni singolo giorno, che fosse durante il periodo scolastico da e per casa, o durante l’estate quando avevano voglia di andare a nuotare. In tutta onestà, quel tratto di bosco era trafficato più o meno tutto l’anno. Ed   era comprensibile: riduceva il tempo di viaggio a metà, al contrario dei marciapiedi asfaltati.

Con le sneaker che mangiavano l’asfalto, raggiunse l’entrata della foresta e si lanciò giù per la collina nel folto degli alberi.

«jungkook !» gridò di nuovo taehyung , una decina di metri indietro.

«Te l’ho detto, non voglio continuare a fare a gara!» Lui rise mentre i suoi polmoni si gonfiavano.

«Solo perché stai perdendo!» Raggiunse la base della collina e corse in avanti, verso un piccolo ponte in cedro. Leggermente arcuato sopra un ruscello poco profondo, la struttura lunga quattro metri e mezzo era ancora piuttosto nuova, essendo apparsa dalla sera alla mattina l’estate precedente.
C’era da immaginarsi che parecchi ragazzini si fossero fatti male cercando di superare il corso d’acqua, così qualche adulto aveva deciso di fare qualcosa al riguardo.

Non che avessero delle associazioni di vicinato che pagassero per quel genere di cose come ne avevano i quartieri più nuovi e più ricchi. I piedi risuonarono come un tempo staccato di batteria mentre si affrettava sopra le assi. Taehyung era arrivato alla base della collina, e accidenti, la sua faccia arrossata sembrava turbata. Il che, ovviamente, portò jungkook a uno scoppio di risatine senza fiato.

«Sbrigati!» lo derise, balzando via dal ponte.

«Dio, taehyung , cavolo quanto sei lento!» Con lo zainetto che rimbalzava contro la schiena, non attese una risposta, si limitò a osservare la collina. E quella era una cosa grossa, alta il doppio di quella che aveva appena disceso.

Un paio di colpi risuonò dietro di lui: Taehyung che attraversava il ponte, alle sue calcagna. Il sorriso gli si allargò mentre correva lungo il sentiero, facendo scricchiolare foglie morte e ramoscelli. Ma quando il percorso virò proprio alla base della collina, continuò solo a proseguire dritto, giusto su per quel grosso, roccioso declivio disseminato di alberi, fino a che le gambe e i polmoni non cominciarono a bruciargli. Dietro di lui, i passi di Taehyung rallentarono rapidamente  Poi, alla fine, la collina si livellò.

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