Capitolo 18.

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"Scusateci per il ritardo, problemi in albergo." Harry era nervoso e lo ero anche io.

"Bene, andiamo dritti a dunque: possiamo risolvere la vostra.. situazione, smentendo in un intervista, stasera." La donna era seria più che mai, aveva sul tavolo alcuni fogli e ci guardava con sdegno.

"E se non volessi?" Mi voltai verso Harry.

"Le conseguenze sarebbero gravi per lei, inoltre tu avresti un calo del 23% se affermassi di avere la ragazza." Un uomo si intromise nella conversazione.

"Del 10% in più nel caso tu affermassi invece di uscire di nuovo con Kendall."

"Cosa? Ma non esiste, io e Kendall siamo rimasti in buoni rapporti e non intendo cambiare una virgola fra noi." Qualcosa dentro me si smosse.
Ho sentito di Harry e Kendall, ma non mi sono mai soffermata a pensare che ciò che è adesso con me, magari ciò che prova per me, prima lo provava per lei.
Un morso di gelosia mi invase.

"Harry non hai altra scelta, lei è così.. semplice per te" mi guardò dalla testa ai piedi "le persone vogliono di di più quindi tu e Kendall uscirete un paio di volte, poi ufficializzerete." Disse infine.

"Loro vogliono di più? E ciò che vuole lui non importa?" Finalmente mi intromisi io nella discussione indicando Harry con il pollice.

"State davvero parlando di progettare la vita di due ragazzi così? Come in una partita di The Sims? Wow.. cioè, sono esseri umani." Dissi con altrettanto sdegno verso quella donna così appuntita nei miei confronti.
Lei si lasciò scappare una risata.

"Bambina, è così che funziona.. ma tu che puoi saperne? Sei soltanto una ragazzina di provincia abituata a giocare ai videogiochi evidentemente.." Scusami?

"Harry, non puoi farti vedere con una come lei, è banale.. Non fare lo stesso errore che che ha commesso Zayn mettendosi con quella la, Alice?" Esclamò di nuovo quel tizio, offendendomi come se io non fossi lì.

"Aileen, e ringrazia il tuo Dio che non ci sia anche lui qui o probabilmente mi ritroverei a dividere la tua faccia dalle sue mani." Paul mi sorprese con quelle parole.
Leen e Zayn ci sono passati prima di noi, quasi lo avevo rimosso; mi chiedo come abbia reagito lei a tutto questo veleno, no perché io sto per prenderli a schiaffi.

La donna si portò una mano sul viso in modo stanco.

"Ma che ci trovate in delle ragazzine così.. superficiali?"

"Senti ma chi cazzo ti credi di essere?!" Mi alzai in piedi.

"Credi di potermi giudicare? Che ne sai di chi sono io, eh? Non sarò una modella di Victoria's Secret, okay, ma nella vita mi sono fatta il culo per anni mentre tu te ne stavi seduta dietro una schifosa scrivania a dettare ordini, e sai cosa? Ne sono fiera! Perché io sono una persona umile e rispettata in confronto, quindi non ti permettere mai più a darmi della superficiale, perché di me non ne sai niente." Dissi tutto d'un fiato.

Ma chi cazzo si crede di essere? Pensa di potermi giudicare solo perché la sua posizione lavorativa è più alta della mia? Si crede una donna vissuta? patetica bastarda.

"Vedi Harry? È da questo che dovresti capire che non può funzionare.. lei è solo un'Inglesotta capitata qui per caso a cui i Genitori non hanno sputo insegnare come si parla ad un adulto." Harry si alzò in piedi e mi affiancò.

"Non credete di star esagerando? La madre di questa ragazza è scomparsa, vi chiedo un po' di rispetto." Anche Paul sembrava iniziare a perdere le staffe.
Io stavo tremando, avevo il cuore a mille e le lacrime agli occhi.

"Beh, questo la dice lunga sulla sua educazione." Disse la donna pungendo sul vivo.
Mi feci avanti verso di lei, pronta a strapparle quell'espressione compiaciuta dalla sua faccia da cazzo, ma Harry mi prese la mano e mi si piazzò davanti per calmarmi.

"Ehi ehi, no.. non farlo, è quello che vuole." Disse a me sottovoce, poi si voltò verso di loro.

"Non intendo cambiare idea, stiamo insieme e non mi importa se voi pensiate sia superficiale o di poca importanza, non mi importa se non è una modella di Voctoria's Secret e non mi importa di cosa penseranno gli altri." Disse quanto più serio possibile.
Potevo leggere la rabbia nei suoi occhi come negli occhi di Paul che però ci guardo con un mezzo sorriso e mimò con la bocca un 'finalmente!'

"Non puoi fare nulla per cambiare la situazione."

"Scommetti?" Harry la sfidò.

"Senti ragazzino-"

"Sentite, basta.. me ne vado." Dissi di botto, poi guardai la donna.

"Susan vero? È per le persone avide come te che alcune società vanno a puttane.. e non credere di potermi licenziare dopo ciò, perché non perderò più un secondo della mia vita a lavorare per te." Dissi piccata ed esausta.
Gli occhi mi bruciavano come fuoco e la voglia di saltarle alla gola era troppa.

"Cosa?" Harry si voltò verso di me in modo molto confuso a quelle parole.

"Ho chiuso, non intendo più discutere e non intendo lavorare per gente arrogante e irrispettosa come lei." Dissi poi mollando la presa dalla sua mano e avvicinarmi alla porta.

"Porta rispetto ragazzina, sono più grande di te."

"Ah, un ultima cosa, sono Americana, fra parentesi, e non ti permettere mai più a parlare dei miei genitori o giuro che è me che Paul dovrà trattenere." Dissi aprendo la porta per poi uscire e sbatterla dietro di me.
Sentivo il petto pesante e gli occhi bruciare, e cazzo, avrei voluto spaccare ogni oggetto presente in quel corridoio.
Fanculo.
Non gli permetto di parlarmi in questo modo, loro non sanno chi sono e cosa ho passato, non sanno chi era mia madre e non ha il diritto di infangare la sua memoria.

Sentii delle urla all'interno della stanza ma non riuscii a distinguere le voci perché ormai troppo lontana, poi sentii la porta aprirsi e dei passi corrermi dietro.

"Aspetta Rachel!" Harry mi afferrò per un polso e mi avvicinò a lui; io cercai di allontanarlo ma senza risultato.
Lui non c'entra niente, lo so benissimo, ma sono troppo in collera con il mondo adesso.

"Lasciami, me ne vado."

"No, non dirlo nemmeno, non pensarlo nemmeno, tu non te ne vai." Potevo leggere benissimo la preoccupazione nei suoi occhi.

"Potranno anche essere gli ormoni a parlare, ma io se la rivedo in giro, gli salto al collo!" Dissi a voce abbastanza alta.

"Ho chiuso, questa è la mia ultima sera."

"Non puoi andartene e mollare tutto Rachel.. le daresti solo quello che vuole" disse lui in modo calmo, portandomi più in disparte.

"Hai capito che su una scala sociale, io sono più o meno sotto il suo culo vero? Non le permetterò di licenziarmi, perché vorrà farlo, credimi."

"E quello che voglio io allora? Non importa a nessuno? Non puoi andartene perché non voglio! Non voglio perdere te ne tanto meno il bambino, ho bisogno di voi e credimi se ti dico che farò di tutto pur di metterla all'angolo!" Accidenti.

Adesso è lui che ha alzato i toni.
Non c'eravamo accorti che erano usciti tutti dalla stanza e si erano incamminati verso la fine del corridoio, verso di noi.
Lei sembrò tentata nel dirmi qualcosa, ma non disse nulla e mi passò accanto sculettando sui suoi tacchi a spillo.
Te li do io i tacchi, in faccia però.

Paul si avvicinò a noi conducendoci verso l'uscita di quel posto e una volta saliti in auto, si voltò verso di noi, senza dire una parola.

"Paul.."

Little White Lies. [h.s] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora